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Non c'era scampo

 
 
Non ci crederai, Gillo, ma ho riso! 
C’era la nebbia, nessuno può avermi visto, 
non temere si dica: aveva la follia al fianco.
                                  Ridevo e ridevo
perché ogni associazione appariva chiara
tra The Whaste Land e piazza Malta. Allora ho riso
dei limiti dell’occhio soccorso dalla corona dei fari.
C’era la nebbia e l’enorme àncora in una geografia estranea
insinuava il mare nella piazza come certi capelli sciolti
                                   alleggeriscono le mani.
La rotonda emergeva con l'àncora dall'isola pedonale.
Ecco, mi dicevo - e ridevo -, la piazza è affondata.
                                    Allora ho riso, ho riso forte,
poi subito ho pianto ancora più forte: mi sono fermato
e una pozzanghera si è fatta avanti. Il mare in quel punto
mi aveva superato, circolava un traffico sporadico.
C’era la nebbia e di solito, qui, una vetrina espone l’altra
come rimando, specchi spezzati da lenti passanti.
Ma oggi no: ho dovuto appuntare la vista ai segnali stradali
per capire dove comincia la transumanza
dalle case grigie per finire nell’immaginario.
 
Ho riso perché ho temuto di incontrare la Morte,
ma avrei dovuto chiamarla a gran voce,
perché, certo, era là intorno o di fianco 
e se avessi parlato mi avrebbe trovato.
Ma io sono stato zitto ed almeno in questa data ancora respiro.
Allora mi è venuto da ridere omettendo il suono
perché se pure non è in agguato da guerrigliera pura,
le sue trappole sono meccanismi imprevedibili
più da sicario che da orologiaio.
                                          C’era la nebbia e Lei sa
che facciamo rinascere quelli di cui ha preso i panni,
ma non sa come evitarlo. Ne cerca altri da indossare.
Non le basta il vapore umido rimediato dall’aria.
L’aria che ci salva senza rendersene conto.
Quante cose vengono in aiuto eppure saranno distrutte!
Tutto quanto ci circonda pare votato al martirio.
Nella nebbia, però, ci sanno fare e sfuggono prima.
 
Davvero mi sono commosso dando vita a volti sommersi.
A un traffico sazio di muri e luminarie. Semi di luce intraprendente,
forse accattivata da tanti led.
                                             L’asfalto appariva
circondato: un assedio di profili aggiunti e raggiunti
dal nulla. Ora, mi pare che nessuno di questi soccorra
ma ognuno di loro appunti lo sguardo all’isola persa
pronto a calare l’ancora e sollevarla e ripartire.
Così ho fatto anch’io, ma ho sbagliato direzione.
Dovevo rispondere ad una domanda:
Chi è il terzo che sempre ti cammina accanto?
Ho risposto, mi pare, senza parlare.
 
 
 
 
 

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