Tocco con mano la risolutezza dell’ombra.
Ne sento il bisogno impellente di attribuirsi forma.
Magari non avveduta, mutevole o di passaggio.
L’ombra non contraddice i vertici, affina l’origine,
cataloga i volumi secondo la biblioteca della luce.
É nota la sua diffusione, potrei dirti, madre,
quanto l’essere nell’aria produca chiarezza
e taluni dettati che ancora ricordo,
mai così netti sulla tua bocca netta.
Matilde era piccola da non avere proiezioni.
Niente attrae più dell’anima grandiosa
in un immenso minuto. Vorrei toccarla con mano
precisa, seguirla a tratti sul mio volto. Accolgo
il suo beneamato riflesso che mi schiaccia ovunque.
Vedete bene che quando dico ombra parlo di luce.
La distinguo dal segno poderoso: sia la voce,
in quest’angolo di corpo che chiamo ricordo,
sia per la data ombra che ancora raccoglie.
- Blog di ferdigiordano
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