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Ad Albert Camus

Quando ho conosciuto il tuo nome
ero poco più che un ventenne, in una libreria, a Messina.
Vent'anni sono un'età pericolosa
perché uno crede di non avere più bisogno di maestri.
Quando ascolti la saggezza con ferocia
non hai nessun occhio per le sfumature.
È vero, la tua visione così netta delle cose
mi ha aiutato a sprofondare,
ma oggi vedo in te
uno dei più grandi cristiani della storia.
Il mondo s'è sfaldato nel frattempo,
è diventato più basso,
le architravi del grande tempio
che voi esistenzialisti stavate costruendo,
oggi sono solo cimeli impolverati
chiusi dentro le biblioteche.
La gente ha perso il senso della partecipazione.
Per quanto riguarda me, sono tornato dal mio esilio,
e finalmente mi riconosco dentro la mia terra
seguendo te,
sfiorando infiniti i grani di un rosario
col mio comportamento.

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