Scritto da © ferdinandocelinio - Ven, 18/01/2019 - 00:03
Adoro lo stomachevole infilzarsi
della notte dentro me.
I suoi penduli giochetti oscuri
di ombre e Gesù.
La sua missionaria disponibilità
alla riflessione.
Racconto il circo di miserie e di virtù,
l’agonia in formato tascabile.
Io assaporo le stelle nella mia bocca amarigna
e le sputo una a una sotto
la forma consolatoria dei versi.
*
Roba da sentirsi gradassi.
Saltellanti capricci che gorgogliano
nell’olimpo dei falliti.
Tutte queste poesie che vengono fuori
dai bitorzoluti piselli mosci dell’accidia.
Come aghi di pipì.
O pidocchi.
L’universo dei dementi.
Roba da sedersi a una scrivania
e tirare fuori, dallo spleen
deprimente dell’istante,
schizzi di coinvolgente luce esotica.
Essere per un secondo Dio oltre le tenebre.
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