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altra poesia sull'assenza

Morte, 
il piede distratto nella curva sinistra,
duemiladecimo anno del Signore,
Tik Tok alla televisione,
ti rovesciavi in me
e sapere con gl'occhi
la presenza di te,
fumando i miei nodi 
in un orinatoio
bianco, lucido, di sperma,
tra me e te,
tra te e il mio sangue,
questo legame
mi disinnescava.

vent'anni anni, poco meno che ventuno,
Gesù inchiodato nei miei occhi,
i miei occhi sempre
nella febbre spastica
d'un ospedale appiccicoso
nell'Australia delle menti umane,
come finiva la vita, Morte,
in quella tomba improvvisata,
fatta di medicine e di follia
col pappagallo per una pipì
e le finestre dalle grate spesse
chiuse nel distacco della patologia.

e ora sono triste, Morte,
ora che sento ciò che non si dovrebbe mai sentire,
ora che vedo ciò che non si dovrebbe mai vedere,
morto non ancora morto,
in questa tiepida offuscata prigione di parole
che mi condanna al pensiero.
sette anni sono passati, 
sette minuti che ho cominciato questa poesia,
la gola mi si secca
quando penso a Pinochet nell''81
e quando il mio dottore
si liscia i suoi capelli di castagno
io vedo un altro Pinochet impunito
e un altro abisso.

 

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