Scritto da © ferdinandocelinio - Sab, 16/02/2019 - 08:57
Vorrei sedere attorno al fuoco,
avere un alito di vacca che mi riscalda,
il mio accendisigarette
e il mio smartphone.
E vorrei che il telefono non squillasse più,
che io patissi appena appena il gelo,
vorrei accendere una JPS e pensare a un miracolo
qualunque di Gesù in Giudea.
Ho tanta prigionia nelle ossa,
sconforto tale da saziare un esercito
alla stregua delle forze;
mi siedo a divorare le ultime pagine di ‘Americana’,
David Bell aveva conosciuto il lusso
e non era riuscito a tirarsene fuori,
ma io, oltre ad essere stato rapito dal disinganno e dalla pantomima
chi sono davvero?
*
Io amo i gingilli
e le cose senza vita,
i pezzi inconsistenti delle giornate,
le marginalità.
Io amo del mio starmene a pensare l’ineducazione,
del mio mettermi a scrivere tutte le insufficienze,
io non sono così autorevole
da amare le cose grandiose,
mi accontento di quisquilie banali,
di amenità inconsistenti.
C’è qualcosa di prosaico
nell’amore verso le cose ridotte,
l’importante è ledere un pezzo di sé,
e donarlo all’oggetto venerato.
Io mi crepo, mi frantumo.
L’importante è che ami.
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