Scritto da © ferdinandocelinio - Mer, 27/02/2019 - 00:10
Gorgheggia la straziante brina
in questo muto stare a guardarsi
fra carapaci e disattenzioni
La mia ultima canzone
cala
vertiginosamente verso note d’Inferno
Nel mero cicaleggiare dell’aurora
i miei silenzi sono note dissonanti
rabbie fanciullesche che si muovono
imbevuti nella benzina d’ego
verso un’autodistruzione rosata
*
Sazia come dentro un troneggiare d’abisso
il mio mite desiderio di illuminarti
come in una poesia marrone di quercia
imbevo di vomito i tuoi guanti
fino a farti conoscere la vera ragione dell’inverno
Io che non dimentico le angosce
nel primo sogno opalescente come di madre
vedo te
e il mio amarti non è che una scusa,
un mero capriccio fanciullesco di questo vizio che mi divora
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