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Due poesie e un racconto

Tutto questo dolore è una casa deliziosa,
una sala da tè con un giardino inglese
e dieci piccole sediuzze dorate
che girano attorno al perfetto tavolo bianco.
Voglio offrirti qualcosa di discreto,
un mio pensiero superficiale.
Vorrei darti il mio alito bavoso
dopo che ho bevuto un aranciata con ghiaccio.
Io non piango, semmai nel mio sorriso
ci sono le stesse stimmate callose di un pescatore.
 
 

*

 
 
La pazzia era un ragno atroce
peloso che zampettava su un grattacielo
e le sue zampe incrostate d’un liquido strano
di atomi e radiazioni divine
si muovevano verticalmente arrampicandosi sopra il grattacielo
e il ragno nel sogno si ingrossava
i suoi peli minuscoli diventavano
lunghi spaghetti neri puzzolenti
ed esso era sempre più atroce
sino a divenire gigantesco
e raggiungeva la vetta del grattacelo e dominava la città
 
Sono amico dei ragni
e ho tanta paura dei ragni…
 
 
*
 
Il grande capo Bombastick era velato da un sottile disgusto nella faccia, che sembrava ricordare al mondo quanto schifo ci fosse nei grandi opportunismi dell’apparato umano. Ritrovatosi a dispensare consigli dall’età di trent’anni , gli dava sollievo ascoltare il piccare dei gabbiani ad altezza uomo, fumando sigarilli da 50 cents, nel  grande fiume Mayana, al  Sud di Dakota, girarsi i pollici nella bianca sedia pieghevole davanti la porta d’ingresso a riflettere sul senso metafisico dell’esistenza o semplicemente strasene a dormire per giorni nella sua branda fatiscente e puzzosa.
 Skinny lo smilzo, il comunista, era andato a trovarlo nella piccola baracca arrocata a nord-ovest nella periferia della città. Skinny era di origini italiane, abruzzesi per l’esattezza, amava il vino, Togliatti e la palla a spicchi. Skinny aveva una vita incasinata e si drogava di droghe sintetiche. Il grande capo fumava solo eroina occasionalmente e nelle rimpatriate di gruppo con tutti quei reietti d’America, aveva il culto per far circolare di bocca in bocca spini di marjuana.
L’incontro con Skinny non aveva per il grande capo quella maniacale e bruna insofferenza tipica dei saggi quando incontrano uno scocciator-supporter. Era più una fiumana di empatia verso l’altro ciò che rendeva Bombastick  un aperto interlocutore e quasi un chirurgo nello scartavetrare le tempestose parti grigie che s’annidano nel sub-conscio d’ognuno di questi.
Skinny si presentò alla porta con una Pignolata, date le origini Catanesi della madre. Il grande capo lo accolse facendo un cenno con la testa che indicava una sdrucciolevole sedia metallica, una delle tre, che c’erano attaccate al tavolo nell’unica stanza della casupola.
“Che ti serve Johnny?”
“Grande capo, è una cosa grossa.”
“Sono un uomo molto limitato.”
“Non dormo più. Sono a pezzi.”
Skinny era frenetico. Probabilmente era fatto. Ciondolava per la stanza di Bombastick con aria di forsennata insoddisfazione, quasi che nell’interstizio tra un passo e l’altro vi fosse una qualche mano salvifica pronta ad abbracciarlo.
Il grande capo lo prese bruscamente dal braccio, lo fece e sedere e andò a prendere da un minuscolo frigobar due lattine di birra tedesca che vendevano al discount 45 centesimi cadauna.
“Amico, ora ti calmi, ti fai una bella ingollata della tua cara amica gialla e mi spieghi che c’è che non va.”
“Il comunismo ha fallito Bombastick e io e i miei sogni da ventenne abbiamo fallito. Ho trentaquattro anni, non ho un lavoro, non ho una fede, un credo. Ma Dio aleggia su di me.”
Fece una pausa.
“Dio m’inquieta, Bombastick. Non mi sento all’altezza delle sue attenzioni.”
“Non sentendoti all’altezza,tu  sei un suo prediletto. Vedi Johnny, il rapporto che Lui ha con te è inversamente proporzionale alla tua miseria. Tu sei un uomo piccolo e molto insicuro, di una scarsa sensibilità e intelligenza; hai perso buona parte della tua vita dietro faccenducole sindacali e politiche, dietro al giornalettismo, alla chiacchiera imbrufolata dei rivoluzionari delle Università. E proprio per questo Dio ti accoglie. Perché sei povero e insoddisfatto. Non voglio deprimerti o tirarti su. Semplicemente a me sembra un problema dozzinale. Potresti ad esempio leggere la Bibbia e lasciarti accarezzare dalla sua mano, oppure curare un giardino. C’è qualcosa di salvifico nella biologia del regno vegetale, qualcosa di sacro. O forse no, non di sacro, qualcosa di sacrale. Vuoi fumare?”
Bombastick estrasse dalla vestaglia uno spinello di eroin e i due cominciarono a passarlo senza dire una parola.
 La sera come la maledizione più antica di tutte calava all’Ovest del Dakota e la luce giallognola della luna, filtrando dalle basse finestrelle e dalla porta legnosa d’ingresso, dava ai due uomini, seduti uno di fronte all’altro, un’aria di malinconia definitiva.
“Vado da Sam questa sera. Vieni con me?”
Disse il grande capo, rivolgendosi a Skinny.
“Si. Credo di si.”
Rispose Skinny, con lo sguardo di chi sta fuggendo da un orso.

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