Scritto da © ferdinandocelinio - Dom, 05/02/2017 - 02:49
si vorrei tornare
a quando il catamarano
partiva dalle acque della vita
col sole morbido
il mare placido di possibilità
infinita
e prendere l’estate
del mio viaggio, all’alba,
armarmi di coraggio
e fuggire, lontano, avanti,
indietro, nel mare dell’ovunque,
conoscere paesi, regioni inusitate
e gli uomini veri, i saggi, le Gerusalemmi.
si vorei tornare
al punto esatto dell’imbarco
riscrivere la rotta
dall’inizio, e ritornando
non dimenticarmi della vita,
della rabbia, infinita, che dopo
i passi falsi e le congiure
ti abbassa all’infinito delle alghe,
nell’abisso di un mare acquitrinoso,
mia galera, oceano rassegnato.
si non vorrei più andare
a remi e a fondo, nella morte,
ma tornare al mondo,
conoscere le cose,
a quando il catamarano
partiva dalle acque della vita
col sole morbido
il mare placido di possibilità
infinita
e prendere l’estate
del mio viaggio, all’alba,
armarmi di coraggio
e fuggire, lontano, avanti,
indietro, nel mare dell’ovunque,
conoscere paesi, regioni inusitate
e gli uomini veri, i saggi, le Gerusalemmi.
si vorei tornare
al punto esatto dell’imbarco
riscrivere la rotta
dall’inizio, e ritornando
non dimenticarmi della vita,
della rabbia, infinita, che dopo
i passi falsi e le congiure
ti abbassa all’infinito delle alghe,
nell’abisso di un mare acquitrinoso,
mia galera, oceano rassegnato.
si non vorrei più andare
a remi e a fondo, nella morte,
ma tornare al mondo,
conoscere le cose,
e con le rose diventare il puro opposto
del dolore, essere viaggio
del dolore, essere viaggio
prima ancora che viaggiatore.
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