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La signora di fronte

La signora di fronte lavora a maglia.
Conosce la casa, le fusa del gatto,
i supermercati, le cliniche per malati di mente.
Lei non sa quasi nulla della vita.
La chiamo Maria, perché non so come si chiama.
È goffa e paffuta, alta un metroecinquantasette .
La signora di fronte non mi ricorda nessun altro.
Mia zia le parla, le chiede “Come va, Maria?”,
e lei ha uno sguardo triste, risponde
“Così. Semu sempre a fari subizza.”
Io la guardo dalla finestra, la signora di fronte,
penso a tutti quelli che ho visto, al male che ho toccato.
A me alla Comunità mi davano del pazzodimmerda.
La signora di fronte ha la tragedia nei capelli.
Io la vedo il giorno e penso al male che ho toccato.
La signora di fronte non somiglia a nessun altro.
È goffa e paffuta. Maria la chiamo, come la Madonna.
 
 
*
 
 
Non ti scrivo da un attico di Roma.
Non mi sono mosso. Sono sempre
fermo lì al solito punto.
Se mi hai pensato, ricordati di me
come quello di allora.
Ma non immaginarti più la gioia.
L’ho data in cambio per un pugno di parole.
Pur non muovendomi,
ho camminato verso l’unico viaggio possibile.

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