Venendo dalla Valtellina con una vecchia Volvo verde valeriana con vetrofanie di Versace e Valentino, in un autogrill del varesotto incontrai una vetrinista di nome Wanda che avevo conosciuto su un volo Venezia-Varadero venti mesi prima.
Per festeggiare ci scolammo una bottiglia di Verduzzo e una di Vermentino con vari vol-au-vent al vitello tonnato e un vassoio di vongole veraci del Venezuela e poi, ubriachi come due volovelisti dopo un volo su Vienna, ci abbandonammo a vari giochini amorosi per una ventina di minuti, col sottofondo di una romantica sinfonia di Vivaldi e varie canzoni della Vanoni.
Mi congedai con l'augurio di vederci di nuovo e proseguii il viaggio cantando a squarciagola
"Viva la mamma", "Volare" e "Vado a vivere in campagna" fino a che mi vennero le vene varicose alle corde vocali, un ernia al basso ventre e una recrudescenza di verme non più solitario ma accompagnato dal virus della varicella !
Mi ricoverarono alla clinica privata Vacondio di Vercelli, dove però c'era in atto uno sciopero dei medici e l'unico rimasto era un veterinario di passaggio che mi curò velocemente con una pomata di virgulti di verbena e iniezioni di un veleno di vipera verrucosa depotenziato con varechina, praticando nel contempo venti sedute di un rito voodoo particolare importato dal Vietnam per cui ripresi il mio vigore già dal venerdì successivo ma, purtroppo, dovetti scucire al dottore un bel vaglia di ventimila euro più un vestito di vigogna color vinaccia e una borsa di Vuitton per la sua vistosa e vanitosa moglie... ma vaffa...
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