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CONGIUNTIVI ( Quello che non avrò detto a Juliette )

Le avrei detto: “ Se solo t’avessi vista qualche tempo addietro, che so, qualche anno fa, mi sarei gettato ai tuoi piedi e avrei detto: ecco, fa di me quello che vuoi. Se solo fosse dato tornare sui propri passi, direi ancora in ginocchio: sarò il tuo fedele servitore, la tua ombra, l’ombra della tua ombra, del tuo  cane … aggiungerei, citando Brel. Perché avrei potuto amarti tanto, le direi, tanto così da non poter essere ricondotto a parole, a concetti. Ti avrei amato senza condizioni, come un esercito che si arrende. Ecco, mi sarei arreso a te, al tuo sguardo colmo di tenerezza e di  intelligenza. Non puoi, non devi guardare così … quelle pupille nere nere, sotto l’onda nera altrettanto di quel mar nero della tua chioma. In nessun modo avrei resistito contro di te.
Certo, le direi,  m’avresti tradito e io avrei provato quella specie di invivibilità che ti s’insinua nel petto e dice che no, non puoi, non devi respirare. Di sicuro mi avresti tradito, perché sarei stato irretito da quello sguardo che promette tradimento, da quell’accenno nella tua  espressione ad un amarmi che sa già di tradimento, che è il tradimento di qualcun altro. E io sarei diventato lui, così, immantinente, senza pensare, senza remore, senza il calcolo della convenienza.
No, non mi sarebbe convenuto amarti, ma non avrei potuto fare altrimenti. Ti avrei amato senza tornaconto. Ci avrei rimesso e basta. Ma rimetterci non è già meglio di niente?Non è aver tentato almeno,immuni come siamo alla buona sorte? … Sono sempre stato esonerato dalla fortuna. Non avrebbe deragliato di  un millimetro il treno della mia vita facendoti salire. Anzi, sarei stato felice una volta, prima del tuo tradimento. Poi sarei tornato al mio tenore ordinario, oscuro, sventurato.
E la felicità sarebbe stata guardare il tuo sguardo fragile, delicato. Assaporarne l’umore tenero che ne sgorga da quel nero profondo. Cogliere dentro quel nero pozzo straziante il barlume di luce perversa, di puttana gentile, che m’avrebbe avvinto, tradito e poi avvinto ancora, per sempre. Proprio quello mi avrebbe per sempre intrappolato nel tuo cappio d’amore, quell’esile filamento tirato tra il paradiso e il bordello, tra l’orgia e la santità, tra la grazia e la prostituzione …
È per questo, le avrei detto infine, che è impossibile la felicità. Per questa nostra anima contraddittoria, lacerata, sdoppiata, che istiga l’amore laddove questo vacilla sull’orlo dell’inferno e rende così ciò che seduce uno schizzo di luce riverberato sull’abisso.
Perché anche te, alla fine, santa puttana, avresti giocato il tuo doppio gioco e ti saresti fatta amare per deludere, dissacrare, umiliare quell’aura troppo dolce, così, per stillare da quella invece l’odio. L’odio per la vita infelice che non sa o non può tollerare troppo a lungo d’essere amata davvero. Avresti diffamato l’amore, giacché impossibile, e implorato la verità, cioè l’ odio che ci avrebbe reso di nuovo infelici. Perché il mondo è questo, e non l’altro.”
Ecco tutto quello che non avrò detto a Juliette se e quando mai l’avessi accanto. Ma ora non più. È troppo tardi Juliette. Fine corsa. Capolinea. Scendere dal treno su cui non si è mai saliti. E non salirci mai più.
 
 

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