Scritto da © jackoneill - Sab, 19/10/2013 - 11:58
Il fiume scorre silenzioso di fronte ai miei occhi, tre cigni ne contrastano pigramente la corrente; a riva, un bimbo getta loro del pane, ma sono lontani e i succulenti bocconi finiscono nello stomaco delle anatre che accorrono di tra le canne schiamazzando.
Mi volto, dando le spalle alle piccole diatribe ornitologiche. Individuo una panchina con annesso tavolo, piccola postazione per frugali pic-nic; la faccio mia e mi siedo. Apro il libro, voglio dedicare alle ultime pagine di questo volume la giusta attenzione che meritano, il giusto luogo e il necessario tempo.
Coppie più o meno giovani, più o meno regolari sfilano davanti a me. C'é qualcosa che mi distrae, non sempre, non di tutte le coppie. Quelle più giovani non attirano il mio sguardo, registro il loro passaggio in un angolo remoto della mia memoria; ma altre, quelle più su d'età hanno qualcosa, non riesco per qualche minuto a capire cosa sia che tanto mi fa distogliere l'attenzione dal libro, poi ci arrivo, capisco: il profumo.
Come se una regola non scritta dicesse che da una certa età in poi devi utilizzare quel profumo o quest'altro, hai poche scelte, due o tre al massimo. È per questo che vedo mia nonna passeggiare, anche se mia nonna é a casa; é per questo che vedo un'immagine sfocata della mia insegnante delle elementari che aleggia a mezz'aria come un fantasma; é per questo che vedo camminare un signore a braccetto con nessuno, perché non riesco ad associare il ricordo di quel profumo ad una persona che sono però sicuro di conoscere.
Chiudo il libro, il tempo che avevo a disposizione é finito, ma non mi sento di averlo sprecato; sento di aver fatto un viaggio nella mia giovinezza, quando ad abbracciare la nonna si abbracciava il suo profumo, quando ad avvicinarsi alla maestra si entrava nell'aura della sua fragranza. Cose che allora non avevano peso, ma che ti esplodono in testa ora, in un luogo che non é il tuo, in un tempo che non é più quello, attraverso persone che ti sono sconosciute ma che per un attimo diventano parte di te.
Mi volto, dando le spalle alle piccole diatribe ornitologiche. Individuo una panchina con annesso tavolo, piccola postazione per frugali pic-nic; la faccio mia e mi siedo. Apro il libro, voglio dedicare alle ultime pagine di questo volume la giusta attenzione che meritano, il giusto luogo e il necessario tempo.
Coppie più o meno giovani, più o meno regolari sfilano davanti a me. C'é qualcosa che mi distrae, non sempre, non di tutte le coppie. Quelle più giovani non attirano il mio sguardo, registro il loro passaggio in un angolo remoto della mia memoria; ma altre, quelle più su d'età hanno qualcosa, non riesco per qualche minuto a capire cosa sia che tanto mi fa distogliere l'attenzione dal libro, poi ci arrivo, capisco: il profumo.
Come se una regola non scritta dicesse che da una certa età in poi devi utilizzare quel profumo o quest'altro, hai poche scelte, due o tre al massimo. È per questo che vedo mia nonna passeggiare, anche se mia nonna é a casa; é per questo che vedo un'immagine sfocata della mia insegnante delle elementari che aleggia a mezz'aria come un fantasma; é per questo che vedo camminare un signore a braccetto con nessuno, perché non riesco ad associare il ricordo di quel profumo ad una persona che sono però sicuro di conoscere.
Chiudo il libro, il tempo che avevo a disposizione é finito, ma non mi sento di averlo sprecato; sento di aver fatto un viaggio nella mia giovinezza, quando ad abbracciare la nonna si abbracciava il suo profumo, quando ad avvicinarsi alla maestra si entrava nell'aura della sua fragranza. Cose che allora non avevano peso, ma che ti esplodono in testa ora, in un luogo che non é il tuo, in un tempo che non é più quello, attraverso persone che ti sono sconosciute ma che per un attimo diventano parte di te.
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