I monologhi della follia | Prosa e racconti | kofi | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

Login/Registrati

Commenti

Sostieni il sito

iscrizioni
 
 

Nuovi Autori

  • Gloria Fiorani
  • Antonio Spagnuolo
  • Gianluca Ceccato
  • Mariagrazia
  • Domenico Puleo

I monologhi della follia

PREFAZIONE : monologo della follia. Diario del secolo, data astrale, sconosciuta, il piatto piange ancora, solo quaggiù, senza niente di palpabile, di papabile, senza un cazzo da fare... ora, senti il vento mozzarti le orecchie, prova a contornarti di un qualcosa che non sia te stesso. Qui, tutto langue, tutto tace, tutto anela; una coltre di sfortuna accecante... non smettere, prova a sfigurarti in fondo ad un fosso, sgretolati davanti ad un disegno, sbocca in faccia ad uno dei tuoi miti, piscia sulla gioventù di oggi, scoreggia su ciò che sarà domani; un avventuriero all'ultima crociata o un fesso in cima ad un palo della luce, non ci sei neanche vicino... non si tratta di te, nè di me, qui è un qualcosa di più ma non non so dirti cosa, mi annoiavo ed ho preso la penna , ma mi ascolti ?! Ricongiungi i versi , scava e scracia sul resto dell'artefatto, stringi i pugni, conta fino a dieci, ricomincia, fallo 4 volte e poi gira su te stesso fino a vomitare, ora , girati... non provare a ridere, dipingi i baffi sulla Monna-Lisa, dileguati , sfrutta ogni momento buono della giornata per cazzeggiare e poi chiediti perchè la giornata non abbia avuto senso, rivediti nel contesto precedente, non manca qualcosa ?... sto cercando, sto provando a far entrare qualcosa in quella testa ma quella cazzo di testa proprio non ne vuole sapere, ma insomma ! Ma cazzo ! riprova spingi e cuci e 'sti cazzi, ma insomma, mi ripeto ma insomma, non ci arrivi ? Ora; ora un cazzo , ti dicevo, hai finito di fumare? Bene... siamo su un pentagramma ora, vedi la fine ? Neanch'io. Vedi l'inizio ? Idem. Chiediti il perchè... Non ci riesco, è una missione impossibile, tu non vuoi ascoltare, non provi neanche a capire. Ma cazzo ! Sto provando a distoglierti, a toglierti per un attimo quel sorrisetto del cazzo, a farti scendere dal tuo cazzo di trespolo, sul quale ti sei appollaiato beato e da li giudichi tutti, davvero, cazzo ! Non so come... congiungi i mignoli, conta fino a 1000, cacati in faccia, ora leccati la punta dei piedi, ci sei più vicino ora, riesci a vedere ? Uno spiraglio, un barlume , qualcosa ? Ti sto parlando dell'impossibile, dell'infinito, del distante, che sembra vicino, di un raggiro, di qualcosa di grosso che forse ci porterà fuori di qua , non ti interessa?! Ok Milady, la pianto subito con la filosofia, tanto, come dici tu, non ci so fare. / Eddai , prova a prenderti sul serio , con chi stai parlando ?!/ Ti sto esponendo forse IL COLPO, l'opera prima, che non è la seconda ma sarà forse l'ultima, è un concetto che latita, uno sfregio su un muro, forse l'inizio della FINE... Ora, mi chiedo : non ti va di strafarti, e mangiare caviale ? Già , quello neanche a me , ma non ti va di scopare come un  ossesso , e poi farlo ancora , e ancora ? E di girare come vuoi , andare dove vuoi , non vuoi il potere ? Il potere, il colpaccio , facciamone una cosa sola , pensa di poterci riuscire, tu credi che io non abbia un'idea , giusto ?... ammettiamo che tu abbia ragione, per un secondo, tu cos'hai ? Dai , te lo ripeto ancora, sii serio, cos'hai in mano ? E non mi parlare di poesia e stronzate varie, tu in mano non hai un cazzo, io, io ci sto provando... voglio vedere a che punto di tutto questo il mio cervello sanguinerà, i grandi scrittori smetteranno di leggere e diranno la loro, vomitando patetiche sentenze su quello che ancora non posso definire, ma cazzo , guardalo come un tentativo... non sto parlando da solo nè con te, non ce l'ho con la madama ne con Gesù; questo è l'atto di un processo aperto, il saccente e pieno di non pathos sfogo di un uomo senza voce, è l'alter - ego del saper fare, saper scrivere, saper dire, è la cazzo di sintesi dell'infinito, ammesso che esista e se esistesse e lo potessi vedere, saresti sicuro non fosse questo ? Metti da parte un attimo riga e squadra, calca i margini, rivedi i tratti meno importanti, scrosta quelle vecchie ragnatele; non vedrà mai la luce, il nostro progetto, la nostra idea, la paura del giudizio ci inghiottirà tutti, renderà i nostri testi spenti e senza senso, come questo dirai tu, ma tu, cazzo, che ne sai tu ? Tu non hai forma, non hai colore, tu, tu sei me, tu, latiti dentro me e non ti decidi a darti un po' da fare, non ne vuoi uscire bello, no, non lo vuoi fare, sei come una cazzo di cozza allo scoglio, sei una patella infernale, sei la crosta sugli sbrilluccicanti atomi di quel bel lavello in cucina, cazzo, tu sei il male, puro, sei lo schifo, sei quello da cui scappo ma allo stesso tempo, sei ciò che bramo e rincorro, sei sempre più veloce e più capace, nella tua mediocrità, sei sempre, così, geniale nel non farti trovare quando serve e nell'essere nei pressi quando non servi ad un cazzo, io, io, non vorrei averti mai conosciuto ma non posso fare a meno di te, io , vorrei tu fossi MORTALE.... c'era un che di strano nel suo ghigno , i vicini potevano vedere, c'era come un non so che di fiabesco ma allo stesso tempo ripugnante, cercava e cercava, nei rifiuti, da una mezz'ora buona, li passava in rassegna, divideva i più piccoli dai più grandi, spostava quelli ingombranti e faceva spazio per carta e plastica che ammassava insieme, poi lo videro trovare qualcosa, ridere più forte e premere un pulsante, si sentì un boato, come tanti anni fa, non molto lontano, si videro cadere dal cielo tanti piccoli coriandoli, come brandelli di innocenza ( agli occhi di uno stanco poeta come un altro che poteva vivere li ) o come pezzi di qualcosa con ancora vita pulsante, al suo interno. Si vedevano cadere, e poi giacere, immobili, era una polvere, sottile, ma piena di speranza, che andava scemando, le urla si fecero più forti, la gente scappava ora, la città, quel che ne rimaneva  era, in fiamme... parte del vicinato era ancora li, allibito, era rimasto immobile, atterrito, spaventato. Charlie il pazzo era rimasto così, Charlie il pazzo sollevò gli occhi e lo vide, in brodo di giuggiole a ravanarsi i coglioni, tutto esaltato ma anche sconvolto, aveva trovato il suo giocattolo, dentro di lui qualcosa aveva fatto boom, poi, bam, ed era esploso, ironia della sorte, in quella notte del cazzo. Ora, poteva anche lasciarsi andare, cadere , poteva giacere al suolo. Nei suoi occhi il vuoto più totale, neri come la notte e dalla sua bocca solo un sibilo che ripeteva: hai visto ? Cazzone, hai visto ? Il colpaccio, il potere, la FINE. Tu non mi credevi, tu non mi credevi, tu non volevi che sapessi ma poi io ti ho spiattellato, ora vai a scrostare, vai, vai , vai... Tutto questo prima che il cuore smettesse di battere...
 
Atto 2 : la città è spettrale ora, Charlie il pazzo vaga nella notte solo, aveva provato un paio di volte a calciare ciò che rimaneva di quel tizio ma niente non si muoveva... da dietro una finestra scorgeva pezzi di quelli che per lui erano salsicce ma a guardar meglio, budella a profusione, a non finire, metri di scarti organici si riversavano sul pavimento, per lui, era allettante... da un frigo aperto un rumore, Charlie si avvicinò incuriosito, chi cazzo aveva lasciato un grammofono in un frigo ?! Passò oltre , fece in lungo ed in largo buona parte del vialone principale, lo scenario , era apocalittico... ciò che non bruciava, era già cenere, quello che non colava, era parte di un contorto ammasso di lamiere e sangue e paura, come fosse palpabile, visibile, Charlie, nella sua pochezza, la sentiva... non un'anima viva, niente, un cazzo di niente, per terra le formiche erano estinte, che si sarebbe mangiato ora ?! Un fiume denso, viscoso , scorreva a raggiungere i tombini, ancora sangue, Charlie il pazzo, nel suo candore, credeva di avere le visioni, questa volta, credeva che la fantasia, sua amica da tempo, si stesse vendicando per qualcosa e stavolta avesse assunto tinte malefiche ma non erano visioni, era tutto vero e Charlie il pazzo stentava a crederci... da lontano un rumore, come di ruote, uno strano cigolio , quasi assordante si avvicinava e rendeva Charlie se possibile ancor più nervoso... la sua sagoma si faceva più riconoscibile ora , un carrettino si muoveva alla velocità di un neonato claudicante sospinta da mani tozze, muscolose, per quanto possano essere muscolose le mani e nulla più, la sua ombra si fece chiara, Tom il vecchio soggiunse sulla scena : Per la Madonna impestata, Charlie, ma checcazzo è successo ?! Charlie non sapeva parlare e Tom lo sapeva bene ma non si scoraggiò : Ero sulla mia cazzo di veranda quando Dioimpestato un boato e poi , poi questo ! Ma checcazz ?... Charlie si limitò a scuotere la testa, grattarsi il pacco ed a scuotere ancora la testa, era profondamente incazzato, pure lui, nel suo piccolo... Vieni, cerchiamo un posto sicuro... I due si incamminarono nella notte, manco i lupi in sottofondo , tutto andato , tutto distrutto, ancora poco chiari i motivi del disastro, per il momento , superflui dettagli... lungo la strada incontrarono un cane , Charlie era affamato, il vecchio anche, finì su i resti di un'auto in fiamme, Charlie amava i cani , amava tutte le bestie in realtà, ma la situazione era delle peggiori e non trovarono alternativa, salutarono così Leopold, com'era scritto sulla targhetta, che Charlie mise nella sacca dove teneva tutte le sue cianfrusaglie... Camminarono per ore, poi videro quello che rimaneva del bar dove spesso si trovavano il Sabato sera, dove Tom giocava a dadi con i reduci della sua leva e Charlie andava per guardare ballare le ragazze, suo chiodo fisso, insieme a sigarette e cianfrusaglie varie... entrarono, silenzio, buio, in un lampo, l'inferno, da sotto il bancone una saetta di carne e luce sprigionò un suono assordante ed attraversò tutto il locale fino a rimbalzare contro il flipper, una volta poi 2, fino a capitombolare nei pressi della porta del cesso. I due, senza parole, si lanciarono un'occhiata e decisero in quell'istante che non sarebbero scappati, si protesero in avanti , con lo stupore negli occhi e la paura nel cuore, avanzarono... aveva le sembianze di un animale ma non di un animale qualunque, sembrava un levriero ma con zanne più accuminate, al posto delle zampe, come arpioni di acciaio e lungo la schiena, appuntiti aculei, era una bestia dell'inferno, quella notte, doveva essere successo qualcosa di più di una semplice esplosione, qualcuno doveva aver aperto le porte dell'inferno, i due, nel loro limitato linguaggio, ne sovvennero e senza ulteriori riflessioni si diressero fuori, dove ora potevano vedere scorrere brandelli di pagine svolazzare nel cielo, sembravano pensieri in movimento, sembravano, idee... 
 
DIGRESSIONE 1 : Matt il folle. Matt il folle aveva vissuto gli ultimi 4 anni della sua vita chiuso in casa, non parlava con nessuno, non sentiva nessuno, non guardava la tv nè ascoltava la radio, Matt il folle ascoltava i suoi pensieri, le sue idee, Matt il folle non faceva altro dalla mattina alla sera che starsene lì, al buio ad abbozzare riflessioni, ed idee e progetti, non faceva altro, lui era quello, si limitava a masturbarsi di tanto in tanto per calmare i nervi e nulla più, gesti meccanici, portati dalla pressione che sentiva su di sè, come la volontà di qualcun altro, che lo muoveva, negli atti e nei pensieri, sempre, dalla mattina alla sera, per non parlare delle notti. Matt il folle non dormiva mai, erano anni che il suo andazzo, lo costringeva ad una veglia forzata e senza luce, come il resto della sua vita, Matt il pazzo, progettava la FINE... per lui era un'ossessione, di più, era tutto ciò che contava nella vita, sua e di chiunque altro, a suo modo di vedere, era quanto doveva essere, era quanto non poteva che essere, era tutto... i suoi arzigogolati pensieri lo conducevano ad un livello sottile di follia, era più che semplice sadismo, era voglia di vedere la morte in faccia e di pisciarci su, era il desiderio di vedere la sofferenza in ogni dove, Matt il pazzo era il male, ma ancora non lo sapeva...
 
Atto 3, la presa di coscienza : i due ora erano come impietriti davanti a quello spettacolo, Charlie non credeva più di sognare, ora SAPEVA che tutto quello non poteva essere reale, che quella doveva essere un'altra dimensione o qualcosa di simile, non aveva più dubbi ora, quello che un tempo era impossibile, aveva preso vita e solo un pensiero lo colse: se tutto ciò era possibile, forse non tutto era perduto. Si rivolse a Tom il vecchio che lo guardava come si guarda un qualcuno che sta per pisciare dal culo o simili, pieno di aspettativa ma anche un po' schifato e spaventato e poi Charlie, come se niente fosse, parlò... Vecchio, se io posso parlare, allora tu puoi camminare ed il vecchio come niente si alzò, sembrava un festival del miracolo a Lourdes, 'zzo ne so, era qualcosa di grandioso, il vecchio in piedi sulle gambe, 'ritto e composto e Charlie che se la parlava felice, 'na pacchia... Ora avevano capito, ora potevano agire, la soluzione era semplice, in qualche modo, non si sa come nè perchè, la vicinanza di Matt il folle doveva in una certa maniera averli danneggiati, ed ora si ritrovavano in questo brutto sogno... in qualche modo la sua oscurità doveva averli risucchiati e l'esplosione, l'apice del suo grado di dolore intrinseco che doveva aver causato tutto ciò, aveva risparmiato solo loro, forse perchè meno abili e quindi meno importanti per la scala di valori del bastardo, insomma meno importanti, nel suo sogno di distruzione totale loro non c'erano, per questo erano ancora vivi... si ritrovavano così all'interno del delirio di Matt e non potevano fare altro che avanzare, per non soccombere... 
 
DIGRESSIONE 2 : l'allucinogeno al contrario. Matt il folle era anche un chimico, era laureato, non era sempre stato il pezzo di merda attuale, Matt il folle era capace di sintetizzare cose incredibili, era in grado di creare esplosivi come farmaci, Matt il folle però, voleva ben altro... rendendosi conto di non poter distruggere il mondo nella realtà attuale delle cose, nel concreto, Matt il folle, ora anche, Il Chimico, stava lavorando, nel poco tempo che dedicava ad altro che non fossero le sue rimuginazioni, qualcosa di tremendo, pensava di poter, ambiva ad inventare un allucinogeno in grado di risucchiare nella sua mente perversa l'intero mondo per poter così dare sfogo ai suoi intenti malefici, inutile dire, a 'sto punto, che vi riuscì...
 
Atto 4 : verso il cuore. I due, ora coscienti e pronti a tutto, avevano capito, vi era un solo modo di porre termine a quell'incubo: raggiungere il cuore della questione, il punto nevralgico delle macchinazioni del folle, dovevano raggiungere il suo laboratorio... Tra anfratti disossati e stralci di organi pulsanti cemento dalle arterie sature di devastazione e perdita si fecero strada verso il punto di inizio, dove tutto aveva avuto infanzia, la casa di Matt. Dopo ore di cammino vi giunsero ed ora, proprio come nei videogiochi che tanto amava Charlie il pazzo, non restava che il mostro finale...
 
DIGRESSIONE 3 : il gatto di Matt il folle. Stuprato ed accarezzato in modo alterno, un felino abitava la casa di Matt il folle, viveva con lui, era ormai diventato, parte di lui... nella sua mente bacata, quell'essere doveva diventare il suo erede, lo aveva chiamato : Capobranco. Non vi era di fatto un branco, lui e la bestia, erano il branco ma l'idea di non essere del tutto solo, allietava le tremende giornate e le notti di Matt il folle, egli rendeva più sopportabile lo scorrere del tempo. Capobranco era perfido, forse anche più del padrone, nei momenti catatonici di Matt il folle, provvedeva a graffiarlo con ferocia nei punti più disparati, genitali, palpebre e contorno dell'iride erano i suoi preferiti bersagli, non mancava di infliggere dolore immenso al padrone ma risparmiandone tutte le funzioni, in una sorta di perverso e masochistico gioco di potere. Capobranco era, nonostante le ridotte dimensioni, il destriero del male...
 
Atto 5 : la fine. Una volta arrivati lì, restava ben poco da fare se non estirpare il male alla radice, Charlie sapeva del gatto malefico, sapeva della trappole appostate dal folle, Charlie ora poteva, tutto, se voleva... senza indugi entrarono in casa e dopo aver passato tutti i pertugi dell'oscuro anfratto, giunsero al laboratorio. Lì , in un tripudio di male e schifo, giaceva ora il solo cervello di Matt il folle, attorniato da creature demoniache e stralci di parole che come fulmini ancestrali e malefici si scagliavano a proteggerlo dagli avventori, Charlie ed il vecchio, forti di un immenso ed ancor più forte coraggio, già dimostrato in precedenza, si lanciarono letteralmente addosso a quell'organo pulsante dolore e sofferenza e come a voler placare tutto quel patetico ma straziante riflesso di follia, lo fecero esplodere in mille brandelli, ora parte di un'opera più grande, in un'altra dimensione... il felino si lanciò con forza sui due a difendere il suo aguzzino ma allo stesso tempo il suo salvatore ma anche Capobranco, dovette soccombere di fronte ai ritrovati poteri ed al coraggio dei due... 
 
Atto Finale : la fine non è fine. al suo risveglio Charlie si ritrovò sul suo letto, come niente fosse accaduto. Si alzò, si diede una lavata e guardò fuori. Tutto sembrava essere tornato alla normalità, l'incubo, tutta quella lacerante dimensione post- atomica, frutto dell'immaginazione perversa di Matt il folle, era terminato, fece per uscire, vide la città ridere come non mai, si diresse al bar, lì c'era anche Tom il vecchio intento a giocare ai suoi fottuti dadi, tutto sembrava nella norma finchè... dall'alto improvvise sirene, nel cielo nuvole nere, il pavimento una stele crepata, non solo Matt era il folle e l'incubo non ebbe forse, fine mai...
 

Cerca nel sito

Cerca per...

Sono con noi

Ci sono attualmente 2 utenti e 5409 visitatori collegati.

Utenti on-line

  • Antonio.T.
  • Ardoval