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L'appuntamento

Sono arrivato sul posto, almeno un'ora prima. Irrequieto dal giorno precedente, quando ci siamo dati l'appuntamento. E' una giornata, ventosa di libeccio, pare, qui sul lungomare. Non c'è quasi nessuno, forse non è l'ora. Guardo alternativamente le direzioni del viale, non so da che parte arriverà, poi.... Una figura femminile. Non so davvero chi sia lei, come sarà e questo sembiante leggero che s'avanza, potrebbe .... Elegante, semplicemente: una giacca a vento scura col bavero alzato per via del vento, una gonna di chachemere color verde salvia, calze di seta fumè, scarpe nere con tacco alto. Ha un'aria volutamente indifferente ma guarda sicuramente verso me. Sorride da lontano, seppur non è quella della fotografia, è lei. Vorrei mettermi a correre ad abbracciarla, invece ci avviciniamo e recitiamo un approccio assolutamente normale, casuale, con tanto di sorpresa per l'occasione. Mi tremano le mani e la voce, con assoluta felicità, registro la sua emozione ed imbarazzo, dolcissimamente dissimulato dal sorriso. Ha due occhi verdegrigiotopazio, infiniti, e la figura deliziosa, formosa, ora che mi è vicina. Ci stringiamo la mano, io spero di tenerla un anno, e azzardiamo un timido formale reciproco bacio di saluto sulle guance. Non escono le parole, balbettii sul tempo, la salute, l'ora e il traffico, mentre iniziamo a passeggiare. La urto di continuo nel camminare, voglio "sentirla", voglio verificare se lei che è qui, ha gli attributi di quella virtuale, quella che sogno. Ci sfioriamo la mano e ce la stringiamo un attimo per subito lasciarla e guardarsi attorno. Senz'altro porre in mezzo, sempre sottovoce parlando di quanto e cosa ci siamo detti al tempo, mi guida verso il vialetto che conduce ad uno stabilimento balneare palesemente chiuso, fuori stagione. Sul retro, sulla terrazza prospiciente il mare, a ridosso del vento, nell'angolo tra due pareti, all'unisono ci abbracciamo stretti e le bocche senz'altro cercare, si coprono di baci, si prendono si stringono, si lasciano leccare. Le braccia stringono, le mani cercano forme contatti tepori, febbrili le mie, più suadenti e calme le sue. Le dico: ti voglio; risponde: ti voglio. Le sollevo la gonna e mentre lei circonda il mio collo con le braccia e mi bacia e mi bacia in bocca, sento le cosce, le accarezzo le palpo, mi perdo nel piacere di quella pelle glabra, frugo e trovo spazio tra il pizzo e l'epidermide dei glutei. Che incanto tattile è mai questo! Mi libero dell'abbraccio e cado in ginocchio davanti a lei che ora sorregge la gonna, vado col viso tra le cosce e bacio questa e quella, là nel tratto nudo tra il bordo floreale elastico delle autoreggenti e il triangolo di finissimo trasparente pizzo nero fumè che copre il bacino. Profumi odori estatici, le nari convogliano effluvi eccitanti, le labbra danno sensazioni epidermiche inebrianti. Lei ansima si muove come ad offrire miglior campo al mio procedere. Lentissimamente abbasso lo slip e ricopro di baci la pelle che via via scopro, la lecco e copiosamente la umetto di saliva, giungendo a mano a mano, sulla lanugine di seta che veste finemente il pube. Qui impazzisco dalla gioia, bacio lecco, con le guance accarezzo e mi accarezzo e irrefrenabile, ormai, abbocco la fata dei miei pensieri e desideri sessuali. Mi perdo, ci perdiamo, in un rapito inarrestabile orgasmo.

Sorridendo, con femminile malizia, lascia che trattenga il suo indumento intimo, anonimamente suo, come pegno del segreto amore che ci lega.

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