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Scritto da © Francesco Paolo - Dom, 25/07/2010 - 22:09
Il sangue scorreva a fiumi
ogni goccia di pianto portava il peso dell'anima tradita
il corpo rannicchiato sul letto
attendeva l'arte del fuoco.
La testa bruciava nel dolore feroce e violento
del suo spietato veleno sputato dagli occhi
nell'agonia dell'improvviso abbandono.
Lei ingoiò a sorsi quel nero nel bicchiere ambito
perchè potesse per l'ultima notte restarmi accanto
ma non era più l'Angelo Bianco che mi aveva rapito.
Anch'io l'avevo bevuta tutta la speranza e l'illusione
di ritrovare un Paradiso ormai per sempre morto!
Intanto era accaduto:
il mistero aveva rotto le sue acque
slegato, aperto, svelato il peccato
e mostrato i maledetti segni di quel vizio.
Non dissi nulla, oppure ricordo poco
oppure dissi molto
liberando anche dal ventre l'atroce verità
che mai avrei potuto così amaramente guardare in volto.
Nell'irrefrenabile spasmo del pianto
supplicavo di non essere toccato
ma avrei dato la vita
perchè l'ultima notte lei fosse ancora mia.
Il giorno mostrò la sua luce
un tocco con la punta del suo dito sulla punta del mio naso
una carezza, un bacio
e lo sguardo fisso silenzioso a dire molto
in una carrozza dal sapore antico
furono l'amaro addio della storia più bella del mondo!
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