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L'uomo-stella

Pensiamo all'uomo di Vitruvio. E pensiamolo mortalmente crocifisso, inscritto in quel cerchio ed in quell'angusto quadrato, i simboli di cielo e terra, piegati a misura d'uomo.
Quanto dovrà stare scomodo quell'uomo cui grava sulla testa tutto il peso del lato del quadrato e che non può neanche rischiare di abbassare le braccia per evitare che il tetto del mondo crolli su di lui inesorabilmente. Sì, un po' come Atlante. E che dire di quell'ombelico (del mondo, come lo definirebbe qualcuno) che realmente si fa perno del cerchio, dell'orbita che gravita attorno alla sua figura?
No, non credo sia molto comodo trovarsi bloccati dentro una ruota, invenzione geniale, per carità, ma non per viverci dentro. [Poveri criceti, a cosa li condanniamo!]
Ecco, con questa breve visione d'insieme abbiamo dimostrato quanto la perfezione vitruviana, successivamente rinascimentale, abbia rovinosamente posto l'uomo al centro del mondo. Egli è creatura perfetta e proporzionata in tutte le sue parti, ma quale sovrumano peso deve sopportare questo uomo perfetto per potere confermare ad ogni passo la propria (indiscutibile...?) perfezione? Di quante responsabilità si sono fatte carico quelle spalle dai muscoli doloranti, tremanti, tese come corde di violino e quella testa orribilmente schiacchiata dall'onere della coscienza? L'uomo virtuviano non è contento e lo si vede dalla sua espressione accigliata, dalle sopracciglia aggrottate. No, direi che non lo è per niente. E lo credo bene.
Ma se pensassimo quell'uomo, quello stesso uomo, conservato dentro una stella... sì, una stella a cinque punte, quella che tutti i bambini non riescono mai a disegnare perfettamente, quella forma libera, composta da triangoli, figure perfette e stabili, saldamente poggiate a terra, ma con la punta che anela e tende all'infinito... e che potrebbe anche raggiungerlo! Cosa direbbe, allora, quell'uomo? La cui testa non deve più sopportare il peso di nulla, deve solo permettere alla sua essenza di elevarsi e le cui braccia e gambe possono anche rannicchiarsi formando una palla, una palla infuocata... un Sole?
Io vedo l'uomo-stella più felice dell'uomo vitruviano. Lo vedo soddisfatto, contento di non essere più una creatura razionale, geometrica, bensì cosmica. Fa parte del tutto, è un astro immerso nel blu, un fuoco che illumina e che riscalda e la cui fiamma è baluardo dell'anima. Non piega più cielo e terra alla sua portata, ne fa semplicemente parte. E sorride, come falce di luna durante una sera dal cielo terso e limpido. Sì, a me piace l'uomo-stella. Mi piace assai. E pure lui si piace di più.

Alexis
02.05.2010

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