Quella fredda mattina di agosto | Post comici, demenziali, ludicomaniacali | Marco valdo | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Quella fredda mattina di agosto

Sono nato in una fredda mattina di fine agosto, nella cella frigorifera della macelleria "Da Franco" l'ostetrica era Gessy la moglie, aveva le unghie laccate, lunghe, acuminate,mi arpionò sotto le ascelle, se le prime mani che ti toccano sono quelle di una cassiera di macelleria, ti segnano. Come per un moto incondizionato, mi apparecchiò come un pollo, la fermarono appena in tempo, prima che mi infilzasse lo sterno con il cartellino del prezzo, ero un'offerta speciale, arrivai a casa avvolto nella carta oleata, succhiando i rametti di rosmarino, lo scontrino incollato sulla fronte, segnava come totale 1600 £. Se era carne e usciva dalla porta impacchettata, doveva essere pagata, questa era la sola regola di “DA Franco”, si chiamava proprio così virgolette e tutto, nome tramandato da generazioni, tutti sposati con Gessy, Betty, Milly, Lolly, cinque lettere una doppia e la y, unghie lunghe e grosse tette, restavano alla cassa fino ai quarantadue anni, poi le si sentiva vociare dal retro, contro le nuore ventenni sedute alla cassa, mentre smembravano quarti di bue, assieme ai mariti, grondanti colesterolo puro.
Riuscivo dall'involto a vedere il lato sinistro della via, abbondavamo lentamente le palazzine del centro, poi le casupole della periferia, mi resi conto di essere nato povero, molto povero, poverissimo, no, non ero povero, l'unica cosa che avevo, era il bastoncino di rosmarino e il valore in carne cruda. Adesso intorno si fa campagnaccia, gramigna e gaggie, reperti di antichi insediamenti umani, qualcuno ha avuto l'impudenza di metterci un civico.
(L'entomologia è un ramo della zoologia (a sua volta ramo della biologia) dedicato allo studio degli esapodi (insetti in senso lato, comprendendo anche le forme primitive degli Esapodi)
La catena evolutiva si fermava ai murudi, i felidi avevano vita dura, spesso avevano la peggio, non potevano considerarsi al sicuro, non erano loro in cima, in cima c'erano le pantegane che subaffittavano i locali, in cambio del cibo e di tutto quello che ritenevano utile rodere, dormivo appeso come i prosciutti, la corda bagnata nella nafta, frinire, strisciare, zampettare, ogni tanto una zuffa “meeeoww” la fuga, dormivo con gli occhi aperti e tutto il resto ben sigillato, l'istinto ripeteva in continuazione “zitto e aspetta” attesi sei anni. Verso i quattro, diventammo poverissimi, facemmo una festa, eravamo diventati coinquilini, comprammo mezzo chilo di grana stagionato, ridemmo e cantammo tutta la notte, poi le cose cominciarono a migliorare, verso gli otto anni, i vestiti usati che indossavo erano del mio stesso secolo e vidi il mio primo oggetto nuovo di fabbrica dal vivo, uno scolapasta smaltato bianco, piansi, non smisi, me lo dettero sul capo, esitai, gli occhi gonfi di lacrime, e allora smisi, da allora la mia commozione la trovo con la mano destra sulla nuca, in religioso silenzio.
Era una continua escalation, la pubertà mi trovò molto povero, ero cresciuto, troppo, il fratello che mi precedeva era basso, tarchiato, i suoi pantaloni mi stavano corti e larghi, sarei potuto sembrare un rapper, ma ero avanti coi tempi, così sembravo solo uno scemo con le mutande di fuori e i pantaloni ai polpacci, poi d'improvviso ci fu la semplificazione, salimmo o scendemmo, non ricordo se i sottoproletari venissero prima o dopo i murudi, ma avevamo sfangato, ancora pochi anni e avremmo avuto il nostro primo frigidaire.

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