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Un non so che

Lo vedeva in un certo senso, in un certo ambito, forse senza la emme, lo vedeva con gli occhi chiusi, con gli occhi aperti, con la fatica del miope, gli apparteneva fino al tempo di dargli un peso, gli girava intorno, per modo di dire, era in possesso di tutte le sue dimensioni, tanto da poter chiamarlo come gli pareva corretto, mutava?
Pomezio trovava decorosa l'occupazione che prendeva il suo tempo, la direzione, se non c'era termine e termine non c'era, questo era un altro paio di maniche, magari rimboccate al contrario delle coperte, per mostrare l'avambraccio, quello che Pomezio adesso deduceva era il superfluo, spiluccava secondo l'estro, l'immagine che cercava era da qualche parte, sotto qualcosa.
Contraeva debiti e muscoli, rendeva l'anima e i frutti e tutto passava al vaglio, l'intruglio gli serviva per l'alimentazione, il moto costante doveva essere pagato, il valore delle medaglie guadagnate sul campo sembravano un congruo obolo, naturalmente è un imbroglio del caso, della vista che ha una direzione alla volta, mille occhi possono vedere lo stesso inganno, ma i debiti vanno saldati con qualcosa, nell'attesa. Così Pomezio fermava degli intanto sulla strada, in forma di pietre miliari, che indicavano poco più della loro presenza, la giusta misura era ancora da stabilire.
Da sotto le coperte rimboccate fa capolino Estrella, con gli occhi non ancora limpidi cerca il punto di vista di Pomezio, lo squadra, togliendo lo stucco che lo pervade, lo riconosce e gli sorride, prende la prima complicazione che gli capita a tiro e gliela regala come buongiorno, senza attendere risposta lo stuzzica di smorfie, stringe gli occhi e li spalanca, poi lo cerca con le parole importanti delle faccende, lo toglie dalle visioni, lui risponde e da una misura anche al presente, un provvisorio presente, sposta con un alzata degli occhi dei punti di riferimento e ancora tutto quello che ne consegue, mentre Estrella da dietro gli da un breve sollievo ai muscoli del collo, poi lieve gli si para davanti, lenisce il dolore dello sforzo, per un momento lui lascia il pensiero al presente, si paga del regalo, poi trova una scusa per tornare dove non è mai giunto, lei adesso si occupa di se e di quello che gli gravita intorno, guarda ogni tanto quel che vede Pomezio, non sa cosa lui vuole farlo diventare, cerca solo nell'insieme qualcosa che gli somigli, qualcosa che lo riporti a lei.
Pomezio vede quello che può vedere, quello che vuole vedere, lo plasma da una vita, forse un giorno lo crederà abbastanza vero da fermarlo, forse un giorno morirà di soddisfazione. 
 

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