Monologo di Swann, proletaria americana | Prosa e racconti | maria teresa morry | Rosso Venexiano -Sito e blog per scrivere e pubblicare online poesie, racconti / condividere foto e grafica

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Monologo di Swann, proletaria americana

Non ho capito Ron…mi  stai dicendo che hai perso il lavoro?...mi stai dicendo questo? …eri  assunto da soli tre mesi all’ officina ferroviaria, mi pareva ti piacesse e ora mi  vieni a dire, alle undici del mattino, che  hai perduto il lavoro. Che è ? Ti hanno cacciato perché hai  rubato qualche tenaglia o filo elettrico? O forse ti  sei presentato pieno di birra alle  otto del mattino? Voglio una spiegazione Ron, e la voglio subito. Mi avevi promesso che rigavi dritto, che avresti  pensato a me e ai nostri  ragazzi…la solita bugia di un fallito,  eh Ron?...Mi stavo illudendo che dopo aver lasciato Lowell , tanto per cambiare aria,  tu avessi deciso di cambiare vita. Questo posto alla ferrovia ci era piovuto come manna dal cielo,  dopo mesi di disoccupazione e di misero sussidio. Non fare quella faccia, Ron! No, non sto alzando la voce, almeno non quanto te, quando alzi il gomito. Sono solo sconsolata. In questi tre mesi mi pareva potessimo avere delle speranze, soprattutto di trovare  una casa più adatta a noi. Questa bicocca in legno sta su a colpi di pittura  a olio e ci  costa un bel po’ di affitto. La rete a confine, dietro  al cortile, è mezzo sfondata e di notte sento entrare  dei balordi a rovistare nelle spazzature. Speravo  davvero di finirla con l’ andare a  servizio dalla signora Colemann , che oltre tutto è pure negra. Come?... Non devo dire negra? Ah ok…ti permetti di non essere razzista, hai ragione. Io invece dico  “ negra” perché mio padre era dell’Alabama ed era un fottuto razzista e se sapesse che ora sua figlia Swann  va a servire da dei negri , verrebbe qua e farebbe a botte… Te lo ricordi mio padre, Ron?  Grande e grosso come un tornio, la più bella voce del coro in chiesa, la  domenica. E adesso cosa conti di fare? Cosa diciamo a  nostra figlia Emily che s’era illusa di frequentare il college? Con che cosa pagheremo la retta? Devo dirle che per lei c’è solo la scuola pubblica  rionale, piena di bulli , cinesi e ragazze svelte  e professori messi all’indice? Già. Sei fiero di Emily, ma non le dai alcuna  speranza…Abbasso la voce,  sì, abbasso la  voce…così adesso ho smesso di prepararti la colazione  che ti portavi appresso, la mattina. Mi piaceva , sai, cuocerti  le uova e la pancetta, mettere  tutto dentro  al  pane fresco. Mi dicevo: Ron mangia bene e pulito in officina, le cose preparate da me, non le porcherie  fritte della mensa…Okey, siamo  da capo…senza contare che sta per scadere l’assicurazione  sanitaria, e siamo  già nella fascia  sociale minima, non possiamo permetterci nemmeno il pronto soccorso se stiamo male…Cosa penso? Non penso nulla…mi toccherà andare alla  tavola calda , due rioni avanti. Fino a ieri cercavano una cameriera ai  tavoli, non badano all’età quelli, interessa solo che sai andare avanti e indietro coi piatti e tieni la  bocca chiusa. I padroni là non  concedono nemmeno la sosta pasto e i camerieri succhiano il ketchup dai tavoli, se sentono fame (*) …me lo ha detto una  ragazza che ci lavora da un mese. Potrei  vedere se posso lavorare la mattina  e poi fare i servizi   dai Colemann.. Povera Swann,  questo  me lo dico da sola,  ti è andata davvero male..e  pensare che  la sera , nel nostro letto, immaginavo che all’officina ti saresti fatto valere, magari tra qualche mese potevi  avere  una mansione migliore e qualche dollaro  in aggiunta, in busta paga. Sognavo che la domenica saremmo andati  in gita lungo il fiume, io te ed Emily  e passare una  giornata spensierata e magari un drive-in la sera.  Sognavo…Mi sa che me ne torno in Alabama, con Emily…se devo dirla tutta : nello stato del  New Jersey non mi sono mai trovata bene, a cominciare dall’accento e dalla loro pronuncia snob... Come dici? Che ancora non  ti ho lasciato spiegare il motivo per cui ti hanno lasciato a casa? Immagino sì, che sia importante. Ma non provarci a raccontarmi bugie, Ron. Non provarci nemmeno per un momento!”
 
(*) N.d.s. Da un’indagine giornalistica USA  è emerso che nelle  tavole calde di  certe zone  i ritmi di lavoro dei camerieri  sono inumani. Non possono interrompere per mangiare ed hanno diritto ad una sola  breve sosta per andare al bagno. Se provano  fame, mangiano il pane avanzato dai clienti e le salse che sono sui tavoli.
 

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