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Mistica della femminilità

Water di A. Iurilli Duhamel

“ Divergevano due strade nel bosco, scelsi la meno battuta di qui la differenza è venuta”
Robert Frost
 
 
Betty Naomi Goldstein Friedan, la madre del cosiddetto Femminismo moderato, l’autrice del famosissimo libro: “ Mistica della Femminilità”, rappresenta un faro nella lunga notte dell’inconsapevolezza femminile, rispetto al diritto di essere fedeli alla propria identità, al di là della rigidità dei ruoli acquisiti nel corso dei tempi.

Betty Friedan, con la sua vita ed il suo impegno, ha aiutato molte donne a prendere coscienza del fatto che, la più grande menomazione per un essere umano consiste nella mancanza del senso di sé, nell’impossibilità di crescere e di realizzare pienamente il proprio potenziale umano.

” Una donna deve poter essere in grado di dire, senza sentirsi in colpa: "Chi sono, cosa voglio da questa vita?. Non deve pagare con l'isolamento e la nevrosi il perseguimento  di obiettivi personali, al di  fuori di quelli di sposa e di madre”.
 
Laureata in Scienze Sociali e in Psicologia Clinica,  fu allieva di Kurt Kofka, tra i fondatori della Terapia della Gestalt e di Abrahm Maslow padre della Psicologia Umanistica. Ebbe modo di partecipare ai primi encounters sotto la supervisione di Kurt Lewin, per poi applicare nel campo delle scienze sociali tutta l’esperienza e la conoscenza acquisite nel lavoro psicoterapeutico.

"Mistica della Femminilità" pubblicato nel 1963, rappresentò uno choc per l’America del "baby boom", ma moltissime donne vi si identificarono e poterono, come minimo, dare un nome al proprio disagio esistenziale. Al di là di molte aspettative comprese quelle dell’autrice, questo libro divenne prestissimo un best seller internazionale. Pochi libri nel corso della storia hanno avuto un tale impeto trasformativo, tuttora la rivista americana conservatrice Human Events lo annovera tra i libri più pericolosi del XX secolo.

L’impegno di Betty Friedan di certo non si fermò alla mistica della femminilità: lottò per l’Equal Rights Amendment (eguale retribuzione per eguale lavoro), per la creazione dei Women’s Political Caucus, (per la promozione delle donne nelle campagne elettorali) e nel 1966 fondò NOW, ( National Woman Organization) , un acronimo che nel caso di Betty Friedan è pieno di significato. "Here and Now" è il motto della terapia della Gestalt. I terapeuti della Gestalt sono soliti usare questa espressione .” IERI è morto, DOMANI deve arrivare, OGGI esiste”. “ Qui ed Ora” rappresenta la ricerca instancabile e costante del proprio senso di realtà e di valore. Il diritto di vivere pienamente il proprio presente, il risveglio da una vita vissuta nel passato o proiettata nel futuro, la conquista del potere personale che non corrisponde al dominio sull’altro ma esattamente l’opposto: alla rivendicazione del pieno possesso di sé .
 
Successivamente animò il movimento "Pro-Choice", per la legalizzazione dell’aborto e, nel contempo, cominciò a fare un bilancio delle conquiste e delle perdite registrate dalle donne nel decennio Sessanta-Settanta; il risultato fu un altro libro, ’Il Secondo Stadio’ (1981).
Nel “Secondo Stadio”, si dissociò apertamente da quel femminismo radicale che vedeva negli uomini e nei rapporti familiari la rovina dell’integrità delle donne. Una posizione coraggiosa che le valse l’epiteto di borghese senza speranza e, l'emarginazione da quel movimento di cui era stata uno dei leader più significativi.

Un prezzo assai caro da pagare, per non essersi voluta schierare dalla parte del rogo dei reggiseni, della furia contro i maschi e, della politica dell’orgasmo a tutti i costi ma soprattutto, per il rifiuto di accettare l’equazione, femminismo=omosessualità. C’era da aspettarselo Betty Friedan si era sempre battuta contro ogni forma di stereotipo e di mafia, non era mai stata una donna allineata e anche nei confronti delle sue compagne femministe non fece sconti, d’altronde la vita non ne aveva fatti a lei. Bruttina, ebrea e malata, sin da bambina aveva spesso sentito sulla propria pelle la lama della discriminazione.
 
Le nuove accuse e l‘emarginazione di cui venne fatta oggetto non furono sufficienti a deprimerla. La vitalità e la fiducia in sé stessa erano di gran lunga maggiori, aveva un altro focus oltre a quello della mistica della femminilità e "Fountain Age" rappresentò il passo successivo dopo una ricerca durata dieci anni. “Fountain Age” (L'Età da inventare), con le sue 671 pagine è un saggio molto dettagliato su come si invecchia in una società come la nostra.
Un’altra sfida, e questa volta nei confronti degli stereotipi relativi alla vecchiaia. L’esperienza maturata nel campo dello sviluppo per il potenziale umano, la convinsero che non solo questo sviluppo è possibile ma dovrebbe essere il maggior obiettivo di questi anni. Con la stessa fierezza ed intelligenza con cui si dedicò a scandagliare il back stage del malessere delle donne nella mistica della femminilità, volle comprendere perché la terza età fosse collocata e vissuta in maniera così deprimente nelle convinzioni dei più.
 
Rispetto alla vecchiaia esistono molti tabù ed altrettanti atteggiamenti controfobici. Oltre alla depressione alla mancanza di senso, esiste la tendenza a creare mummie che sembrano eterne fanciulle. Entrambi gli atteggiamenti hanno una cosa in comune, non sono realistici e mettono a repentaglio l’enorme potenziale di questi anni preziosi. ” E’ un periodo della vita completamente differente, se cercherete di pretendere che sia ancora giovinezza perderete il treno, perderete le sorprese, le possibilità e l’evoluzione che si stanno schiudendo davanti ai vostri occhi, perché in realtà non esistono ricette, ruoli, modelli o guide.
Le sue ricerche evidenziarono che quelle donne e quegli uomini che continuano ad investire nel proprio processo di crescita personale, nel corso degli anni diventano “sempre più autenticamente sé stessi”.

Noncuranti delle aspettative e dei giudizi altrui, più consapevoli di se stessi delle proprie possibilità e dei dei propri limiti, di cui rughe e acciacchi sono solo una certa parte. Betty Friedan fu instancabile sino alla fine, i suoi scritti sono tuttora di un’attualità sconvolgente , eppure non fu amata dalla destra e neanche dalla sinistra americana. In Italia poi, le nostre femministe più colte e rigorose arrivarono persino a criticarla per quel suo modo di scrivere: “a balzi, avanti e dietro, frammentario e spesso contraddittorio; sembrava quasi non sapesse dove stesse andando”.

Ma Betty Friedan sapeva molto bene dove stava andando, e certamente non nella direzione del perfezionismo. Non voleva essere carina né tanto meno adeguarsi al linguaggio colto ed elitario degli intellettuali maschi nella speranza di ottenerne riconoscimento e/o rispetto. Non si sentiva inferiore agli uomini e non voleva emularli, voleva solo occuparsi della propria ricerca e puntare l’indice sul quello che sempre più considerava la vera ferita della problematica femminile: la fragilità, la frammentazione e la precarietà dell’ identità , non più esclusivamente imputabile, né tanto meno risolvibile attraverso una guerra tra sessi.
 
Il destino ha voluto che se ne andasse proprio quando sembra accanirsi sulle donne una pressione tremenda per il rilancio della famiglia, del patriarcato, dei ruoli, delle forme cosiddette normali di comportamento, e soprattutto di pesante riduzione dei diritti civili.
Forse il suo stile sarà stato discutibile ma una cosa è certa scriveva di petto e colpiva dritto al cuore.
Grazie Betty!
 
Antonella Iurilli Duhamel
 

BIBLIOGRAFIA

B. Friedan, La Mistica della Femminilità,Edizione Comunità, 1970
B.Friedan,L'età da inventare, Frassinelli,2000
A. Maslow Verso una terapia dell'essere, Astrolabio
F. Perls, Terapia della Gestalt,Astrolabio
 

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