Scritto da © Nievdinessuno - Lun, 16/05/2016 - 09:43
Se la pelle crolla
tra le nostre palpebre
ricamiamo fori sul cuoio
che copre le ossa
di un’ultima frattura.
Un segno tra le spine
sparse e mute sul corpo
declina il misero marmo
di un pendulo altare,
dal quale crediamo
la croce capovolta
nuoti tra vene
appena la cellula rinnega
nuovi gesti come pasti
per i ghetti della fame.
Cateteri sociali
iniettano sete
tra le radici di un collo
ancora adibito a sasso,
solo più amaro
del breve istinto
di comprimere liquidi
con la prima garza
che scuce l’amore (?)
tra le nostre palpebre
ricamiamo fori sul cuoio
che copre le ossa
di un’ultima frattura.
Un segno tra le spine
sparse e mute sul corpo
declina il misero marmo
di un pendulo altare,
dal quale crediamo
la croce capovolta
nuoti tra vene
appena la cellula rinnega
nuovi gesti come pasti
per i ghetti della fame.
Cateteri sociali
iniettano sete
tra le radici di un collo
ancora adibito a sasso,
solo più amaro
del breve istinto
di comprimere liquidi
con la prima garza
che scuce l’amore (?)
Prendiamo la direzione
divisa e oppressa,
divisa e oppressa,
spessa sutura
che dà sangue al pianto.
che dà sangue al pianto.
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