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Tango Argentino

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C'e quella dimensione del tempo che indolente perde la sua natura. Il Gaucho ascolta una vecchia canzone che corre tra i sentieri delle sue emozioni. E' tardo il pomeriggio del dopo siesta, la stanchezza del pasto e la noia che sale, complice la temperatura soffocante. Alexandro sogna donna Pilar, e i pensieri scivolano tra le pieghe della “fiesta”, in quegli anni lontani.
Sfioccavano i minuti nella fazenda di Don Josè Heraldo Carrera alla festa di San Juan. 
Il viso sensuale di donna Pilar, gli occhi scuri che bruciano l'anima. Il fumo, i profumi delle donne che danzano, la brillantina degli uomini, l'afrore della sera. Il ricordo si insinua lento come una lama e si fa presente. Il volto di donna Pilar che lo fissa con feroce sensualità. La musica corre lungo la schiena. 
Le loro dita che si incrociano, i corpi che si stringono e si abbandonano. Piedi che strisciano, che tracciano passi su sentieri invisibili. Gambe che si sfiorano, che si cercano, si toccano, si scoprono, si avvolgono. Le sue labbra... I loro Busti che si inarcano, le braccia di Alexandro che oscillano e sollevano la donna. 
Il tango: desiderio, sensualità, gelosia e ricordo... Volteggi che si confondono nella tarda sera e sfiorano la notte.
Il Gaucho si accende una sigaretta e pensa agli anni trascorsi nella Pampa tra terra e cielo e mandrie. Ai compagni dei suoi giorni. Al Pampero che non ha smesso di soffiare sui suoi ricordi. 
Il fumo della sigaretta, tra le rughe del viso, si ferma sui baffi, ingialliti dal tempo, da anni di fumo. Sale alto, nel ricordo, il profumo dell'asado “a la cruz” mentre si forma l'acquolina in bocca, e il pensiero di Alexandro corre via di traverso, come le storie della sua vita, mentre nel cielo si accendono le prime stelle. Quelle della Croce del Sud lanciano il loro brillante richiamo.
 
                                                                        ***
 
Questo breve brano nasce in un pomeriggio afoso di agosto, osservando un comignolo col cappello che ricorda molto il bacile da cerusico indossato come elmo da Don Chisciotte della Mancia.
Non c'è una liason diretta fra l'opera del Cervantes e il tango argentino, che compare in queste poche righe, complice una canzone di Paolo Conte (Ratafià) e la suggestione del film Shall We Dance. La scrittura è creatività e sopratutto abbandono, e segue dei precorsi sotterranei a noi sconosciuti. Ma il vero protagonista di questa storia rimane il Tango Argentino.
 

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