Scritto da © ferdigiordano - Mer, 28/03/2012 - 16:01
Chi potrebbe pensarla diversa da un incendio australe, quando, per mano del sole, collide col suolo quella massa incorporea d’inferno, ed in tutte le storie dei legni compaiono le acrobazie di una furia di fuoco?
Noi eravamo i fusti invisibili. Sopportavo senza tormento. Lei non osserva per caso, pensavo. Non guarda le masserizie di carne. Vede l’oro negli occhi - mi disse uno di quelli già pronti. Non disdegna alterigia da cinema. E’ la star del quartiere. Ha posto l’impronta in ognuno di noi senza nemmeno vederci.
Ma il loro naso da fiuto asseriva che tutta la città potesse godere, lei volendo, della lungimiranza divina nell’evolvere razze. Dicevano che la sua pelle fosse la walk of fame dei protesti bancari, tanto era bella e preda dei conti.
Chi ancora vive nei dintorni sa che non mento, venite per credere.
Lei, che rivedo incresciosa ed esposta, che da sola avvampava le guance scolpite nel cranio dei più coraggiosi. Eroi di terra e di moto, un po’ meno lo scooter, cercavano, narici nell’aria, la traccia inequivocabile della sua compostezza, il profumo che perseguita la voglia, la illude di cielo.
La cercavamo sempre dove spariva: lo stesso portone, diverse coupè. Continuamente. Lei ci sorpassava come un camiòn sbanda la lambretta di fianco: ah, figure di piloti nelle auto veloci che membravano di gomme l’asfalto!, ah che uomini - come luoghi di vampe - quelli che giacevano nel dubbio quando maturava l’arsura della sua presenza!
Non ebbe, al momento dei turgidi seni, guidatori imprudenti. Non rimase ferita: la bellezza consapevole ed esposta, che colpisce in avanti e incantena le spalle, fu il guardiano più arcigno che la rocca del cuore tenne salva da assedio. Eppure, quel furioso tacere gli sguardi con la calma ancheggiante dei fianchi - un pendolo che muniva i minuti di gambe -, quella lei che, passando, districò anche l’eco dai muri come vertebrati silenzi, adesso mantiene la sua fiamma più larga, non ancora esaurita, fasciata nei jeans mentre cuoce le rogge degli occhi a tutto il personale maschile nel bar della piazza, ma travasa visioni di sesso rubate ai riflessi di bicchieri imprudenti. Dalla sua lingua, un bruciore allo stomaco che arrotola giovani nell’onda dell’aperol.
Ricordi?
Ah, che io è rimasto dal negarsi a me, quando fuse tutto il bronzo della mia faccia per un ciao inguidabile.
Quella lei è la cenere di cui non si scrolla il mio legno consunto.
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