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Tendo a sparire

Tendo a sparire
d’improvviso come fossi un lampo
e tutte le masse sdoppiate
dalle ombre che non chiedono aiuto
che non si piegano
a raccoglierti se stai in ginocchio
disperando il vuoto che circonda la polvere delle ossa.
-
Tendo a sparire nelle carezze
sempre poche per le mani che passano vicino al corpo
e sembra pazzia quando la sera mi tocco e
cado in una dimensione dove
non è importante essere
dove non c’è ieri
nè domani
dove lo zucchero
non si scioglie con l’acqua
ma cristallizza come il gelo d’inverno
sul vetro bianco di un igloo che fa da bicchiere.
-
Soffio sul chiaro, disegno un tondo
e ci guardo dentro. Attraverso il centro
tendo a sparire, nel cristallo pre-morte
nei frammenti d’iride sgranati e in una faccia
contigua lungo tutto l’orizzonte.
-
Troppi nasi
avevo davanti e l’assenza
raffredda il calore della bocca
la frenesia, che va a cercarti
nei posti insoliti dove non andresti mai
e corre, corre, scorre, nei fili d’acqua
lungo le grondaie oltre cielo
per camuffare la commozione dell’ addio
che si ripete, ogni sera
prima di tornare sotto coperta.
-
Siamo così simili
quando manchiamo d’espressione
che a volte non so più
se la fuga
è la tua o la mia.
-
Tendo a sparire
e ogni volta che scappo
dietro un angolo buio
non ci sei
e ti vengo addosso.
 

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