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Con il caldo caldi ricordi

Ricordo poche estati calde pari a questa del duemila tredici.
In particolare durante le ultime due tre settimane per la precisione.
Calde in tutti i sensi intendo.
Periodo splendido infatti sessualmente l'afa estrema.
Sudore e profumi seminali e perfetta sintonia con la mia attuale compagna.
Una follia inebriante.
Ed un coinvolgimento all'oro zecchino.
E risultati eccezionali.
Certo non è la prima volta che mi capita.
In passato ebbi modo d'attraversare altri momenti così.
Non sono un novellino.
Qui in loco... in Africa in Asia ed in Sud America.
Sì sì non è che abbia grandissimi vanti in merito ma posso dire d'averlo fatto.
Ho amoreggiato in vari continenti.
E non con puttane intendiamoci.
Assolutamente.
Mai andato con una una di loro in vita mia.
Nella maggior parte dei casi me la portavo appresso la materia prima ed in altri... in verità rari... vissi avventure indigene.
E mi sono rimasti dei succulenti ricordi pertanto rispetto a tutto ciò.
Nello spiazzo sabbioso tra le rocce in Tibet ad esempio.
Che guardando in alto migliaia di coloratissime bandierine votive
si divertivano a dondolarsi lasciando di tanto in tanto filtrare una pazzesca luna piena.
Mitico.
Alle sorgenti del Gange.
Una canadese infuocata ed esaltata dalla leggenda del maschio italiano.
Lo om che sciorinava nel corso irrequieto ed il ritmare di lei busto ritto a novanta gradi sul mio pisello.
Ed un'incredibile luna turca che sbucava alternante giusto fra il ballonzolare del seno e lo stendersi concavo delle sue ascelle allorché allargava le braccia.
Indimenticabile.
Ed il pompino della mulatta a Bahia?
Lingua indiavolata labbra prensili e gola dalla pelle vellutata.
Manco vidi se c'era la luna.
So soltanto dallo scoglio raggiunsi l'oceano.
Uno schizzo di sperma inverosimile a conclusione d'un lavoretto galattico.
La ringraziai a lungo.
Ed il Ketama.
Sapete nel Ketama coltivano la cannabis ed i contadini consigliano... qualora vuoi sentirti benissimo... di schierarsi sotto vento quando le piante sono mature e lo fanno perché le loro note proprietà diventano sballo unicamente respirando.
E ci stendemmo per tempo io e mia moglie.
Oh se non ci stendemmo per tempo.
Appena dentro un campo sterminato con nuvole giallo verdi di polline che c'investivano mosse a noi appunto dal vento ed una mezza luna formidabile liberata periodicamente da dietro le fitte e ricche cime arboree.
E ci sentimmo benissimo ovviamente.
Urca se non ci sentimmo benissimo.
E di conseguenza ne ricavammo una copula dall'esito nucleare.
Ecco per me gesta epiche al di là di ogni ragionevole dubbio codeste.
Ed indelebili.
Indelebili indelebili indelebili.
E sbalorditive dunque.
Esotiche e suggestive se non che... lo sappiamo bene... il senso delle cose fatte in casa rimane insuperabile.
Avrò avuto vent'anni.
Lei era superlativa e probabilmente il mio primo tonto vero amore.
Luogo isolato.
Oscutità bollente.
Nudi ed unici.
Lucciole dappertutto.
Un divino incanto di baci e carezze.
Il fiume.
La cascatella d'un piccolo affluente.
Non altissima.
Tre metri e due scie d'acqua leggera che s'infrangevano una su sasso frastagliato una su piastra granitica liscia liscia.
Stellata delirante.
"Faccio il bagno".
Un miracolo seguirla con lo sguardo.
Curve taumaturgiche.
Spalle d'angelo.
Natiche marziane.
Guarda non posso crederci pensai ad un certo punto.
S'è.
S'è infilata esattamente nella "strada" che il chiaro di luna  disegna nell'acqua prima d'infrangersi perfettamente sulla cascata.
Nettare per sentimenti i brillii di riflessi lanciati da increspature ad ornare la sua figura statuaria.
«Cavolo pare fosforescente.
La raggiungo».
Lo scroscio della cascata sui suoi seni ed io che m'abbevero dai capezzoli.
La loquacità del liquido fra i suoi capelli ed io che scostandoli scopro il suo collo.
Il disegno del rivolo sul suo sorriso astrale ed io che letteralmente ammiro arte in lui.
Ed abbracci.
Ed ancora baci.
Baci baci baci.
Ed ancora carezze reciproche su corpi investiti da mille gocce cariche di brividi inverosimili.
Eccitazione allo zenit chiaramente.
Giuro avrei voluto fermare lì il mondo.
Fosse per me già bastava ed avanzava.
Bensì lei si stese di pancia sul sasso liscio ginocchia sulla sabbia del fondo regalando la schiena intera ed i lombi piegati all'argento  lunare ed offrendomi supina il suo frutto pregiato.
Nuovamente lo giuro.
M'inchinai commosso a baciarle lungamente le scapole e l'avvallamento della spina dorsale avanti di stringerla con le mani sui fianchi ed innescare il contatto carnale però... però non esisteva libidine alcuna in me.
Solo una miracolosa naturalezza selvaggia purtroppo in seguito mai più ritrovata.
Mai mai mai mai... mai più ritrovata.
P.s.
Ho deciso di trasferire su testo questa storia ieri sera.
Ad una festa infatti l'ho incontrata dopo tanto tempo.
Un po' brilli entrambi ed è stato un attimo.
«Ti ricordi quella notte?»
"E come potrei dimenticare?
L'ombra del tuo sporgente e teso sesso sulla bianca roccia di sfondo.
Il suo avvicinarsi quasi timoroso al mio intimo.
Il suo divaricare le mie quattro labbra gocciolanti.
Il suo cercare le profondità estreme del mio utero.
Ed il suo infinito dolcissimo pacato insistere insistere insistere.
E l'orgasmo.
L'orgasmo moltiplicato per mille dal tuo caldo seme che l'avvolse nel momento topico.
Una gioia immensa e... e nessuna libidine.
Solo una miracolosa naturalezza selvaggia purtroppo in seguito mai più ritrovata.
Mai mai mai mai... mai più ritrovata".
 

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