Scritto da © sid liscious - Lun, 14/03/2016 - 11:35
L'estratto cento undici
( "Poesia Venerea" di andì e Viola B. la coppia mai scoppiata ma scoppiettante )
Mentre m'allontanavo, deluso dalla cosa, un sax contralto lasciava perdere delle scale, peraltro prive d'alzata, da cui potei involvermi per entrare nel pane di un'impetuosa e fluttuante, vena su marmo.
Così un fossile passeggero inserì di colpo del ruggito muto allo scopo di farmici inciampare.
Ed io caddi di per cui infagottato ed al tramonto.
E fui inghiottito intero da tre lune di pappa gassosa ed espulso triangolare in sette pozze di stelle cadute euforicamente.
Non sapevo.
Non sapevo.
Giuro non sapevo fra loro si smacchiasse il bianco tappo che dovevo togliere, eppure quando l'incontrai stappai tranquillo.
N'ero certo!
Ciò che sarebbe dovuto accadere stava già ampiamente successo, allora, pari pari d'eterno copione, dal nuovo aperto altro non uscì se non un solito ed ovviamente relativamente nuovo, infinito d'attraversare.
Ciononostante aprii la porta sul fondo della scale di torrone e la vidi.
Stagliata e cigno nella risacca nera sui canali del buio.
Così un fossile passeggero inserì di colpo del ruggito muto allo scopo di farmici inciampare.
Ed io caddi di per cui infagottato ed al tramonto.
E fui inghiottito intero da tre lune di pappa gassosa ed espulso triangolare in sette pozze di stelle cadute euforicamente.
Non sapevo.
Non sapevo.
Giuro non sapevo fra loro si smacchiasse il bianco tappo che dovevo togliere, eppure quando l'incontrai stappai tranquillo.
N'ero certo!
Ciò che sarebbe dovuto accadere stava già ampiamente successo, allora, pari pari d'eterno copione, dal nuovo aperto altro non uscì se non un solito ed ovviamente relativamente nuovo, infinito d'attraversare.
Ciononostante aprii la porta sul fondo della scale di torrone e la vidi.
Stagliata e cigno nella risacca nera sui canali del buio.
Lei che non sentiva, non vedeva, non amava e non guaiva.
Lì immobile e statuaria.
Lì immobile e statuaria.
Bellissima e callipigia.
Discinta nel suono del sax addirittura sapeva di caramello e...
E su di lei la luce del lampione ed incontrastato il suo cuore pulsava al ritmo dei fiori notturni.
Eh sì!
E su di lei la luce del lampione ed incontrastato il suo cuore pulsava al ritmo dei fiori notturni.
Eh sì!
La bella di notte stava bella.
Troppo bella.
Presi la rincorsa e con un calcio l'affondai proprio all'incavo delle ginocchia.
Si ruppe in mille pezzi.
E pertanto seppi non serviva proprio a nulla.
Come avevo sempre sospettato tra l'altro.
E ne fui felice, ora potevo andarmene riparato.
Al che presi le mie quattro ossa, due peroni e due costole e strisciando scesi dal marciapiede.
Una lumaca a farmi strada.
E guarda caso le macerie...
Le macerie del giorno aspettarono prima di schiacciarmi.
Presi la rincorsa e con un calcio l'affondai proprio all'incavo delle ginocchia.
Si ruppe in mille pezzi.
E pertanto seppi non serviva proprio a nulla.
Come avevo sempre sospettato tra l'altro.
E ne fui felice, ora potevo andarmene riparato.
Al che presi le mie quattro ossa, due peroni e due costole e strisciando scesi dal marciapiede.
Una lumaca a farmi strada.
E guarda caso le macerie...
Le macerie del giorno aspettarono prima di schiacciarmi.
Aspettarono.
Aspettarono.
Aspettarono.
L'estratto cento dodici
( Due episodi stavolta di Marmocchio lui che andava lontano rimanendo immobile )
E quelle le ho già scritte cavolacci
Ogni tanto e non so per quale motivo, ho bisogno di scrivere ancora su questa cosa.
Sono uscito di casa stamattina ed ho visto le splendenti distese di campi, leggermente a gobbe, della campagna toscana.
Ho pensato splendide quelle discese di messi e mi sono balzati in mente immediatamente il barcellona e la coppa dei campioni.
Che palle!
Come si fa ad essere poeti nei nostri giorni?
Vai al supermercato ed i peperoni sembrano angurie.
Non vedo in che modo potrei tessere le loro lodi.
Che sono talmente manipolati e tragicomicamente truccati da sembrare clown.
Nei luoghi belli poi c'è sicuramente un ristorante o un bar o un villaggio turistico.
In cui si riposa pasciuti per carità, anche se ciò non m'è sufficiente assolutamente per renderli adatti al ricevere odi.
E pure le persone sono tutte taroccate.
Creme, profumi, parrucchieri, vestiti ed in alcuni casi interventi chirurgici, ne nascondono la vera forma.
E che dire del cielo perennemente trapassato da aerei e satelliti vari?
Io...
Io non mi capacito di vedere parole poetiche in un concessionario bmw o ferrari.
Che saranno belle vetture l'ammetto, ma ce ne passa da lì al meritarsi un versetto.
Il canto degli uccellini è stato sostituito da una ruspa che scava.
Il silenzio della sera è invaso da echi di camion in superstrada.
L'oscurità della notte è piena di fasci di luce chimica.
E non sono molto meritevoli neppure le signore che vanno e vengono da sotto il lampione.
Cosa resta?
L'amore direte, i buoni sentimenti e forse i bambini.
Che quella va con quello unicamente per bieca ricchezza agognata e quell'altra togliendosi il cerone diventa un mostro mutante ed il suo portamento denuncia chiaramente grande falsità interiore?
Che tutti "serviamo" all'uopo il far deflagrare le libidini d'un altro?
Che a lei signorina glielo infilerei in bocca dato quel rossetto invogliante?
Che quello è un bel figo piacente, di per cui non è per nulla impossibile se lo sia, appena, preso nel culo dal suo accompagnatore col sorriso costruito da dentista bravo ed importante?
È dura la vita del poeta moderno.
Ho già scritto anche di questo, però ribadisco nuovamente che Neruda era fortunato ed aveva vita facile lui.
Che poteva lanciare meravigliosa rima pure all'arancia se voleva.
Che ai suoi tempi c'erano ancora quelle ridenti e selvagge.
Ora purtroppo sono prigioniere in fila e lanciano grida di disperazione alla naturalezza ed immensa tristezza.
E questo è il punto.
Il poeta odierno deve o innalzare o volontariamente ignorare tristezza, oppure alla meglio inventare felicità virtuale o personale, esaltandola attraverso metafora appositamente "ignorante".
Tappandosi il naso e facendo orecchie, bocca e cuore da mercante e...
Ed io questo lo rifiuto.
E lo rifiuterei anche qualora avessi veramente le doti
per essere uno di loro.
Non è tutto così dite?
Ed io un minimo di ragione ve la concedo.
Peccato resti fuori talmente poco che credo due o tre poesie in una vita siamo bastanti.
E...
E quelle le ho già scritte, cavolacci.
Blog dell'evidenza
Bastava guardarlo.
Di giorno non ne aveva molto.
Girovagava per la piazza in tondo biascicando qualche discorso balordo con l'aspetto di vagabondo e la considerazione di tipo buono più che d'ingombro.
Potremo dire la gente...
La gente "insomma" lo sopportava senza problemi come si fa appunto con gli scemi.
Lui rispondeva al saluto con sorriso perduto.
All'offerta con la bocca aperta ed all'offesa senza nessuna difesa.
Era uno spaesato diremo simpatico "dunque" di quelli che ci sono sempre stati fin quando i "superiori" hanno detto, con qualsiasi mezzo e per decoro, vanno eliminati.
Ed alla sera alla sua casa tornava.
Mangiava quello che la carità gli passava e poi tranquillamente s'addormentava.
Ma qui "divinamente" cominciava quel che nemmeno lui comandava.
Dormendo difatti dal letto s'alzava e con tutto quello che incontrava lavorava, lavorava e...
Ed inventava, inventava.
Otteneva cioè cose mentre stava sonnambulo e non robe da niente.
La forza di gravità per esempio con lo scola paste e la "trama del lenzuolo" sul divano de applicava.
La distanza siderale col paiolo dall'angolo del tavolo con precisione assoluta calcolava e col frustino ed i buchi del colino la quarta e la quinta dimensione erano la sua passione.
Purtroppo svegliandosi però tutto quanto dimenticava.
La stanza allora un minimo riordinava ed in paese, alla maniera di ogni sole, se ne ritornava.
D'altronde altrimenti qualche signore, ingessato nel suo lauto dottorato, avrebbe potuto sentirsi un minimo declassato nel vedersi a si tanta inclemenza paragonato.
E non sarebbe giusto...
No no e no.
P.s.
Ogni riferimento è assolutamente necessario.
L'estratto cento tredici
( "Positiva" di Banca il sensibile con i sensibili )
Il posto sulla carta non era dei migliori per fare conoscenze eccezionali.
Laboratorio prelievi.
Ospedale san Bortolo di Vicenza.
Prelievi di pipì e capello per vedere di riuscire a farsi confermare la patente.
Solito andirivieni di persone incazzate allo sportello pagamenti.
Cento dieci euro il capello, sessanta la pipì.
Un furto in piena regola.
E look dei più stravaganti ovviamente.
"Stranamente" difatti questo posto attira due ben precise categorie umane.
I drogati e gli alcolisti e dunque pure le loro stramberie nel vestiario, nei tatuaggi, nei piercing, nel curarsi visivamente, eccetera eccetera.
Solita solfa pertanto dicevano se non che all'improvviso... All'improvviso lei.
Una folgore a ciel sereno.
Anzi no meglio un'orchidea spuntata al polo nord.
Ve la descrivo come posso.
Mocassini color lino su calza a rete bianca alta fin sotto il ginocchio.
Rete modello racchetta da tennis per intenderci.
Un vestitino a tubo beige mezze maniche con una spalla scoperta causa ampia raggrinzita scollatura.
Un foulard color ciclamino scioccato.
Due pendenti con il tao disegnato ai lobi e...
Ed occhiali vamp montatura verde fosforescente e lenti rosa e...
E capelli bianchissimi raccolti in due trecce e faccia da topolino simpaticissimo con nasetto all'insù.
Altezza ad occhio e croce un metro e sessanta.
Età?
Ah quella ho dovuto chiedergliela.
«Settantasette anni suonati, bello».
E cosa ci fa lei qui signora?
«Che vuole che faccia giovanotto.
Mi faccio rapinare la pensione dallo stato mi faccio.
D'altronde la patente mi serve.
Non posso farne a meno.
Lo spacciatore m'abita distante ed a piedi non ho energie».
Perdoni signora posso...
Posso dirle non le credo?
«Ma si figuri dicono tutti così.
A parte la zelante vigile che mi fermò quella volta e richiese le analisi notando in mano mia uno spinello fumante.
A parte quel tonto di motociclista che non vide stavo aprendo la portiera ed a parte la commissione medica naturalmente».
E da quanto tempo fuma le canne signora?
«Oramai saranno vent'anni.
Ero appena rimasta vedova e trovai in un cassetto di mio nipote uno spino già rollato.
Normale era talmente sballato che manco ricordava d'averne già confezionato uno e ne preparava un altro.
E fu la gioia mi creda.
E fu basilare rivelazione soprattutto.
Una pena la mia vita antecedentemente sa.
Orfana di guerra giovanissima e d'entrambi i genitori contemporaneamente.
Scuola frequentata fino a metà terza elementare.
Quarant'anni a servizio presso una famiglia sicuramente nobile però esclusivamente nell'esporre arroganza e nello schiavizzare senza concedere dignità.
Due fratelli gemelli fra loro a carico e partoriti con vari handicap ed in nulla auto sufficienti.
Marito grande bevitore e disoccupato cronico e violento assai.
E tre figli irriconoscenti ben oltre l'immaginabile a condire il tutto.
Ed invece...
Invece quel giorno perfino mi divertii a stirare.
Stava simpatico addirittura Emilio Fede ed andai a messa munita di tale trasporto da coprire felicemente le fughe dell'organo con i miei gorgheggi estasiati.
Insomma mai più senza decisi e...
Ed eccomi qua».
E l'ha rimproverato poi quel suo nipote signora?
«Certo, anche ieri.
S'è fregato dalla mia scatoletta magica la metà abbondante degli ultimi dieci grammi rimastimi».
Spero ieri non abbia fumato signora.
«E perché no?
Chiaro che ho fumato e pure stamattina».
Non butti i soldi allora signora.
La troveranno positiva.
«E che c'è di meglio ragazzo mio?
Che c'è di meglio alla mia veneranda età qualcuno ti dica nonostante tutto quello che ha passato lei signora resiste e si mantiene positiva.
Che c'è di meglio?».
L'estratto cento quattordici
( "Statene sicurissimi" di Caio l'erede delle qualità scritte di Tizio )
Non credo sia proprio da buttare la mia carriera di scrittore.
Sette libri di poesia ed un romanzo pubblicati ed un altro giallo in via d'ultimazione.
Certo le soddisfazioni veraci vanno un minimo oltre, anzi no scusate stanno un tot al di qua dello sperato, se non che possono bastare.
lo dico con franchezza estrema.
Chiaro non sono diventato né ricco né divo.
Non ho ricevuto lauree at honorem e non ho venduto che trecento ventidue copie nell'insieme, ma ripeto valutandole con l'ottica giusta le gratificazioni ricevute possono bastare.
Degli esempi?
Non so.
Per dire sono molto orgoglioso delle sette serate di presentazione.
Circa un centinaio di persone in tutto però una grande ginnastica per l'artrite di mio nonno.
Non si muoveva da vent'anni dalla sua poltrona ed averlo spronato, ad essere in sala, m'ha fatto sentire utile indi felice.
Sempre codeste serate poi hanno fatto in modo mio cognato non uscisse solo.
Che normale abbandona a casa ogni sera mia sorella con cinque bambini piccoli per andare a puttane, a spendere soldi nei video giochi ed a ubriacarsi.
E per non parlare degli altri presenti per una volta strappati a Raffella Carrà e Piero Angela.
E non sono soddisfazioni da poco codeste sapete.
Come non è da nulla la certezza d'avere partecipato nel togliere dalla misera cinquecento, ove stavano stipati e scomodissimi, i tre figli e la moglie dell'editore, che sommando i miei contributi editoriali s'è potuto finalmente comperare la biemmevù.
La zia Angelina invece subito non penetrava i miei scritti ermetici e poetici.
Lei non è donna molto per il sottile infatti e non erano sicuramente nelle sue corde le dolcezze nell'amore tipiche d'un poeta.
Ti piaccio e mi piaci dunque cosa aspetti ficcamelo in bocca è il suo motto bensì...
Bensì leggendomi è venuta a conoscenza del fatto esistono pure altre maniere d'affrontare un sentimento e...
E non ha cambiato la sua naturalmente, ma n'è risultata informata e per merito esclusivamente mio.
Non poco ragazzi.
Ancora non poco.
Le nonne ora.
Le nonne languivano oramai stressate negli Harmony.
Se li scambiavano progressivamente con meno ardore.
Trent'anni fa con gioia e via via nel tempo meno intensamente per arrivare a con noia.
Serviva un rilancio.
Un qualcosa che risvegliasse l'antico entusiasmo in loro e...
E ci sono riuscito in pieno sapete ed in più facendomi pagare le copie.
È bastato loro il semplice paragone con i miei libri.
Che colpo gente.
Che colpo.
Aggiungiamo un mio cugino di terzo grado incredibilmente guarito dall'insonnia.
Il tipo che curò gli editing finalmente ebbe la grana per poter cambiare le orribili mattonelle del suo bagno e Bebbe, il mio amico Bebbe, letteralmente strappato ed in rima baciata, per qualche minuto dal suo lavoro di spacciatore in piazza maggiore e munito di sana cultura durante i lunghi pomeriggi in cella.
Che se permettete una storia di detective cieco, sordo e muto è obiettivamente meglio di riviste porno.
Eh che ne dite?
Geniale.
E questo è unicamente il lato b della questione belli miei.
Rimane intero da raccontare il lato a.
Cioè il verso delle gratificazioni personali tributatemi da individui evidentemente colpiti in testa dalle mie trame e da rappresentanti del sesso gentile spassionatamente ammiratrici.
D'episodi gustosi n'avrei a centinaia.
Mi limito all'una volta una vecchia decrepita e puzzolente con due baffi enormi, il neo da strega sul naso e le labbra strapiene di rossetto mi baciò per cinque minuti filati lingua secca in bocca.
Che schifo direte però vi sbagliate.
Lì difatti compresi il valore della tubo pubblicità che...
Che un bacio è per sempre mi si svelò in tutta la sua ampiezza di slogan incredibilmente efficace ed indimenticabile.
Ecco.
Direi può bastare.
Non voglio fare la figura del presuntuoso.
Non temete ne avrei altre di chicche.
Parecchie altre.
Mi si sono perfino rivelati in pieno i gusti scrivendo.
Sì sì.
Osservando attentamente la qualità visiva e la presenza scenica d'alcune ragazze che mi s'offrirono dimentiche di ogni tabù posso...
Posso affermare con indelebile certezza fissai fermo il limite non valicabile dei miei gusti.
Ok dai comunque.
Non voglio farvi diventare invidiosi fuori misura ed allora chiudo senza scordare di fornirvi un consiglio spassionato dettatomi dall'esperienza.
Non tentate d'emularmi che statene sicurissimi sarebbe peggio per voi.
L'estratto cento quindici
( "Reggae fi...ore" di Furbu le cose belle per favore rimangano belle )
Ci sono mille motivi che ti fanno bello.
Spunti come un sole.
Allieti l'aria con magnifici profumi.
Doni alla luce centinaia di varianti coi colori e...
E solo sereno è il tuo splendore.
Ci sono milioni di motivi che ti rendono invidiabile.
Rispecchi l'amore.
Sfidi gli strapiombi indifferente.
Trafori la neve e...
E cavalchi la primavera.
Ci sono miliardi di motivi che ti donano un tono particolare.
Non sei aggressivo quando t'esponi.
Non calpesti la terra vivendo.
Non temi la notte racchiudendoti e...
E non sei egoista allorché ti nascondi.
E ci sono molti molti molti motivi anche per renderti eterno.
Infatti grandi poeti hanno "versato" sulla tua presenza.
Immensi pittori volevano la tua arte.
In parecchi ti sanno con altre materie modellare e...
E qualcuno pure ti fa seccare bensì...
Bensì è uno solo ed unico il motivo per cui a me piaci immensamente.
Tu non vivi per te.
Tu sei ancora unicamente per creativa predisposizione.
Tu esisti com'eri e l'unica tua preoccupazione è di concedere un domani alla razza d'appartenenza quindi...
Quindi ti supplico fiore mio almeno tu per favore...
Per favore non progredire.
Grazie.
L'estratto cento sedici
( "Eredi impossibili" di Casper che allunga il naso pure se non mente )
Per iniziare divagando ed informando rispetto al tipo di giornata che percorro dirò...
Dirò da quando nel mio cielo scorazzano tre soli la mia vita è decisamente migliorata, ragion per cui non posso non annotarmi che oggi ho avuto una notizia infausta direi per tutto...
Per tutto il genere umano.
Difatti proprio in codesta mia positiva giornata Pinocchio ha deciso di diventare papà.
Sì!
E di un bel moccioso per giunta!
E comprenderete quanto sia un gran problema.
Ma lui ovviamente non s'è manco sognato di trovarsi una compagna di legno e stracci per fare ciò.
No!
S'è messo ad assemblare le materie più svariate che trovava in giro.
Ha lavorato di rettifica e saldatrice.
Ha plasmato col suo gusto di marionetta la forma ed alfine, oibò, ha ottenuto la sua creatura.
Ora in verità sarebbe subito da dire che "evidentemente" non aveva ereditato dei gran geni artistici e somatici, dal suo papà Geppi bensì...
Bensì invece la fatina s'è sentita lo stesso in dovere di dare rapida vera vita alla nuova arrivata anche solo...
Anche solo per rinnovare l'ovvio ovviamente.
Comprenderete che così facendo ha però messo il burattino originale in una brutta posizione.
Gli ha cioè esposto l'erede al rischio d'essere inghiottito da una balena.
Di venir coinvolto in losche trame dal gatto e la volpe.
Di stare assoggettato alle fatiche ed agli studi della vita e...
E d'essere accalappiato da Sputafuoco e pertanto...
Pertanto io sono molto preoccupato.
Avrà ancora Pinocchio il tempo per farsi leggere e raccontare?
Lucignolo rimarrà disoccupato?
E Geppetto che da scapolo si ritroverà addirittura avo senza neanche mai aver annusato lontanamente la d'una donna?
Che ne sarà di lui?
Eh no Pinocchio!
Ho paura che nuovamente ti sei comportato male.
E sempre a causa delle tue solite voglie personali molto improprie visto che come tutti sanno non sei, ripeto non sei, una persona.
Ancora una volta era meglio se rimanevi al tuo posto.
Ora infatti, in aggiunta ai tuoi di malesseri, purtroppo nella corsa delle nascite artefatte tuo padre, allorché diventerà nonno, surclasserà Giuseppe che...
Che ho paura sarà tentato all'immediato contro sorpasso spingendo il suo d'erede impossibile a tornare e generare a sua volta un figlio.
Boia!
Vuoi vedere...
Vuoi vedere che in realtà oggi, ricordo giornata di buona predisposizione, ho ricevuto due cattive notizie?
L'estratto cento diciassette
( "Il quantirametto" di Francis colui che casualmente finì quasi in fondo alla tana del coniglio )
Stavo congelando perdiana.
Il freddo era intensissimo e senza che me ne rendessi conto pienamente, mi conquistava poco a poco il corpo ed intontiva la testa e con una velocità di cui non avevo precedenti.
Il suo avanzare in me era inesorabile ed inarrestabile.
Indi dovevo fare qualcosa, però obiettivamente non è che avevo molte possibilità di riparo nudo e preso com'ero.
Nel frattempo i fiocchi continuavano a cadere ed io vagavo privo di meta da qualche ora, solo e sperduto, per quella steppa di radi bassi cespugli e virgulti pungenti.
Mi devo inventare qualcosa pensai.
Se non che la neve fresca non era sufficiente per costruirmi un riparo ed anche raccogliendo fasci d'erba secca, mai avrei potuto accendere un fuoco privo d'accendino.
E che tipo di trovata dunque potrebbe mai venirmi? mi chiesi.
Serve una cosa atta al concentrare energia decisi.
Quindi mi metto seduto a meditare conclusi.
Al che mi resi conto immediatamente di non possedere, in quei momenti, la predisposizione necessaria per applicare tale pratica.
Allora pregherò continuai.
Pertanto scoprii presto di non aver voluto imparare nessuna preghiera e di non essere nemmeno in grado d'inventarne una su due gelati piedi.
Che il cervello andava lesto verso la disperazione e l'irrazionale.
Così andai avanti del tempo nel propormi ipotesi man mano più sbandate finché...
Finché non mi sembrò di vedere una luce lampeggiante laggiù in fondo, dove la nebbia diventava spessa pari alla panna mondata.
E mi ci diressi e perfino correndo, solo invece inciampai e caddi rovinosamente e naturalmente aggiungendo pena a pena.
Tuttavia mi tirai su e ritrovai fra le mani un bastoncino biforcuto.
Una specie di pezzo di ramo, lungo un metro circa, che mi stupì cavolo.
Mi stupì tantissimo.
E m'attirò...
M'attirò curioso per via del modo in cui era stata incisa la sua corteccia.
Dei segni stranissimi e di varie dimensioni infatti la solcavano incredibilmente scavati e disposti.
Mi misi ad osservarli rapito.
Sembravano voler illustrare un testo.
Quasi a copiare delle scritte d'amore sui tronchi al parco.
Ma non si distinguevano lettere o numeri.
No no.
Erano tipo caratteri d'un codice piuttosto.
Un messaggio che nelle intenzioni doveva rimanere incomprensibile a tutti, meno a chi conosceva i codici buoni per decifrarlo.
Tra l'altro considerai pure stava proprio strano un rametto in quel posto abbandonato dagli dei e dagli alberi.
E ciò aumentò se possibile l'interesse.
Ergo il dilemma dell'interpretare i segni mi divenne "oltre" complesso.
Ed oramai loro m'avevano pressoché rapito e stregato.
E continuavo a studiarli ed osservarli.
A "rigirarlo" fra le mani sempre maggiormente coinvolto.
A fare ipotesi.
A congetturare.
Ad immaginare quale animale avrebbe potuto rosicchiarlo in quel modo perfetto.
O che agente atmosferico fosse stato in grado di compiere un simile prodigio.
O su dove poteva essere ora l'uomo che l'aveva inciso.
E con che attrezzo l'aveva manipolato.
Aspetta rilanciai.
Potrebbe contenere una mappa o magari indica "la" direzione o probabilmente è un calendario, una pianta del cosmo, un oroscopo, un messaggio divino a me rivolto.
Il mio testamento spirituale.
Uno scritto ancestrale.
E via di questo passo insomma durante non so quanto.
«Ah!
Durante quanto tempo te lo so dire io amico.
Che t'ho trovato e soccorso.
Minimo settantadue ore, tutte chiare in questo periodo qui nel circolo polare, sei rimasto là fuori in quelle condizioni ed in aggiunta so un'altra cosa fondamentale.
Quell'attacco d'interesse irrazionale verso il bastoncino t'ha certamente salvato la vita, distraendoti dal fatto di percepire unicamente il freddo.
Manco se catturando intera la tua attenzione lui fosse riuscito a riscaldarti, per dentro, meglio di qualsiasi fuoco da fuori o qualsivoglia altra soluzione logica del tuo problema.
T'ha salvato la vita.
E questa, vale a dire l'importante non è la regola bensì l'eccezione, direi è una morale bastante buona.
Che altrimenti, tra l'altro, il racconto mi rimaneva insulso».
Fine.
L'estratto cento diciotto
( "Romanzo condensato" di Romant il fantastica a tema )
Ecco l'ennesima delusione è servita! stavo considerando fra me e me mentre uscivo, sotto la pioggia, dall'ultimo appuntamento vano con un editore.
E m'incamminai verso la stazione.
Inutile descrivere quei miei momenti ed una città.
Che resterebbero i miei momenti ed una città uguale a tutte le altre.
Il bomber "cinese" intanto cominciava ad inzupparsi e non dovevo mostrare proprio un buon effetto al vedermi.
Un signore molto distinto e dalla faccia affabile allora, credo mosso da tenerezza, affiancandosi mi prese sotto l'ombrello.
E prima che potessi esprimere la mia sorpresa parlò.
«Abito di fronte alla casa editrice e di scene del genere ne vedo tante dalla finestra.
Lo dia a me il suo libro.
Se vuole lo guardo io e poi le so dire.
Che in qualche maniera ho le mani in pasta e non si sa mai».
Pronto qua gli ho risposto.
Correlato di curriculum sinossi e mail e numero telefonico e...
Ed ero arrivato in stazione.
Ad eventualmente risentirci quindi e grazie del conforto.
Dieci giorni dopo m'arriva posta sulla casella gi punto.
Sopra c'era scritto.
«Fantastico, complimenti, eccezionale!
Non ci crederà ma l'ho già venduto per tre milioni tondi di euro in contanti il suo scritto.
Che un tipo famoso in crisi di creatività lo vuole per pubblicarlo a suo nome e non intende lasciare tracce che dimostrino il contrario.
Se dice glieli ritiro e porto quando firmerà il contratto.
C'è un solo problema.
I soldi ovviamente così stando le cose non possono essere depositati in conto corrente.
Che tra l'altro non converrebbe nemmeno a lei per via delle tasse.
Ma se riesce a procurarsi la disponibilità d'una cassetta di sicurezza nella sua banca di fiducia arrivo lì ed in presenza del direttore che ho bisogno d'un testimone attendibile, in segreto firmeremo un contratto privato.
E dopo lui ci condurrà alla cassetta al che metteremo dentro i soldi e via.
Il libro sarà incontestabilmente di chi l'ha acquistato e lei non pretenderà mai più nulla al suo riguardo e non avrà niente da ridire se qualcuno lo pubblicherà a suo nome di lui».
Ci provo ho inoltrato subito.
Ci provo.
Ed in effetti il direttore conoscendomi come cliente devoto e dalla fedina penale immacolata non ebbe obiezioni gravi.
Soprattutto quando gli soffiai la cifra in questione e che sarebbe stata spesa e gestita attraverso la sua banca.
«Vieni martedì tra le due e le due e mezza che saremo solamente io te lui e Franco l'impiegato.
E nessuno ci disturberà se prometti che ti ricordi di me».
«Alla grande!» mi rispose il signore.
«Non mancherò».
E non mancò ovviamente.
Presentazioni.
Stretta di mano.
Veloce controllatina al contante «che non si sa mai» disse il direttore e via contratto firmato verso il caveau.
Io, il signore distinto e lui.
Codice digitato prima porta che s'apre.
Codice digitato seconda porta che s'apre.
Codice digitato ultima porta che s'apre e oooops, allungando il passo per entrare il signore, chissà come, inciampò e cadde rovinosamente a terra.
S'è fatto male?
Chiedemmo immediatamente.
«Be' sono ancora tutto intero però la caviglia mi fa un fastidio boia».
«Chiama Franco che porti una sedia» m'intimò il direttore.
E Franco arrivò svelto ed il signore, con una specie di bastone elettricamente molto narcotizzante e pressandocelo sul corpo, in un baleno ci stese tutti e tre cogliendoci evidentemente impreparati.
Ed in seguito, non lasciando nessuna impronta e prendendo i nastri delle telecamere, credo fece quello che volle, aiutandosi con attrezzi probabilmente prima nascosti e schermati in doppi fondi della valigetta, pensò la polizia.
Ed alla fine se n'andò, una volta aperte tutte le cassette, in massima tranquillità con circa quarantasette milioni di euro fra contanti, titoli facilmente permutabili e gioielli e...
E solamente per parlare del danno successivamente dichiarato alle varie assicurazioni.
Che solo Dio sa cos'altro s'intascò.
Solo Dio.
Non vi dico i casini che ho avuto.
Eri d'accordo.
Dimmi il nome del tuo complice e dove lo possiamo trovare.
Eri d'accordo! mi sarà stato altrettante milioni di volte urlato in faccia.
No no!
A negare mi sono distrutto.
Io ho unicamente venduto il libro.
E non ditemi che la storia del contante a voi avrebbe fatto rinunciare.
Che non ci crederò mai.
Che guaio passai insomma.
Che guaio.
Alla fine fui liberato per mancanza di riscontri che dimostrassero chiaramente la certezza di tutti.
Ora sono trascorsi cinque anni e da povero squattrinato scrittore rifiutato mi vedete qui in un posto esotico e bellissimo.
Dentro una villa extra large.
E senza manco l'ombra d'un problema finanziario per il resto della mia vita.
Per la mia famiglia.
E probabilmente pure per qualche di lei discendente.
E mi chiederete.
Di per cui i sospetti erano fondati?
Ed io vi risponderò che...
Che sì è vero.
Ho uno scheletro da romanzo nell'armadio.
Non posso nasconderlo oramai.
Se non altro perché l'avete appena letto.
L'estratto cento diciannove
( Due parabole di Gratta lui che gratta gratta la meninge )
"Usa" e getta ( in rima stuprata )
In the bighinning un re di un tal qual stato viveva sempre in ansia e mai spensierato.
Nonostante fosse immerso nel lusso ed osannato.
Nonostante onori e donnine avesse collezionato.
Un dubbio lo torturava infatti assolutamente indesiderato e decisamente esasperato.
Alfine una sera, come da copione, apparì nel suo reame un vecchio stregone che in breve d'atti stupefacenti fece grande esposizione, tanto che lesta la sua fama varcò la soglia del reale portone al che...
Al che lui non seppe resistere alla tentazione e convocò si tanta potenza in direzione.
Ovviamente per farsi guarire, una volta per tutte, dal suo tormentone.
Come si fa a dimostrare che sono il migliore?
Fu tutta la sua domanda da un milione.
«È facile testone.
Talmente facile che ognuno tiene per sé il sermone».
Rispose il vecchione.
Sì! ma...
Ma di questo già ho fatto il pienone.
Ribattè il sovrano.
Ora voglio tutti dirimano la questione.
«Allora servono atti eroici».
Ah bene!
Annienterò il selvaggione rosso e puzzone.
«Allora ci vuole una storia propria».
Benissimo!
Me la farò trasformando lo negro da schiavo a coglione.
«Allora abbisogni di grandi opere e dovrai dare agi e pure un tot di costrizione».
Ancora meglio.
Inventerò Hollywood per esaltare un enorme onore.
Santificherò il guadagno per mostrare un buon cuore e poi...
Poi potrò finalmente sganciare due bombette sul Giappone.
E qui se n'andò soddisfatto e ridendo il "reone" finalmente con pesante opzione e...
E qui il santone lasciò libero da sotto la veste un gigantesco "codone" e se ne volò via tirando dietro di sé il della porta grande tendone.
Lo zen e l'arte del tiro al parco
Fin dai tempi remoti frequentare i parchi fu pratica diciamo un po' così dato...
Dato loro non esistevano affatto per cui l'evoluto uomo della plastica, inventandoli alla bisogna, aveva dovuto, ridiciamo, minimo un tot rinchiuderli.
Col passare dei secoli comunque e nonostante ciò, quest'usanza è divenuta normalità fino a raggiungere, nei nostri giorni, il massimo splendore e con lui, ri ridiciamo, pure la massima demenzialità.
Succede infatti che parecchi molti uomini e molte tante donne, con o senza prole, godano estasiati nell'immergersi in loro senza...
Senza rendersi conto di fare ( poverini ) cosa di non senso.
D'usare natura repressa ed imprigionata quale antidoto per i loro incubi innaturali.
Ed è giusto da codesta considerazione ch'è nata l'esigenza di proclamare questo zen.
Sappiamo bene però quanto sia difficile rendere potabili con la penna i concetti d'una filosofia, quindi scusate se non ci perderemo in pallose dimostrazioni di teoremi.
No, niente dimostrazioni.
Anzi invece proseguiremo con l'illustrare la funzione di quest'arte per semplici esempi e...
E stiamo all'uopo per dire che disponendo di certe oasi per moda, per noia, per prendere aria sana ( sana? ), per fare movimento, per introdurre altra cultura o molto più semplicemente per abbandonarsi a gentili coccole o scaricare tensioni non...
Non sortirà nessun beneficio vero.
Nessuno, nessuno, nessuno.
Ed ovviamente perché noi crediamo che ottenere liberazione o terapia, da un posto rinchiuso e riempito a forza non sia affatto possibile.
Perché pensiamo che armonizzarsi con bellezza falsata ed artefatta è stupido e...
E perché la natura serve unicamente al naturale, ovviamente.
Di conseguenza capirete bene quanto questo zen non ha niente da realizzare anche se...
Anche se molte reazioni vorrebbe evocare.
La sua funzione e la sua sostanza cioè stanno solamente, purtroppo?, nell'informare di non cercare armonia in posti che servono solo per fartela ammirare.
Per dartela virtuale.
Per illustrartela da manuale ed a null'altro.
A null'altro, a null'altro e di nuovo a null'altro.
E siamo di fronte di per cui ad un evento che deve abitare prima di tutto in ogni personale, in modo successivamente tutti insieme s'incominci a ritrovare quella...
Quell'unità d'intenti che sarà basilare se vogliamo reincontrare la nostra naturalità perduta che...
Che al parco mai avremo la possibilità di resuscitare.
L'estratto cento venti
( "Ah destino mio povero bistrattato destino mio" di Blanco il carabiniere dal destino beffardo )
Stavolta non ho intenzione di scrivere un racconto per stupire o per narrare le gesta di qualche Nessuno che potrebbe diventare mitico, ma lo voglio fare per avvisare chi legge.
Un avviso importante peraltro.
Non si può sfuggire al proprio destino.
E manco da moribondo, deluso e sfaccendato mi viene da aggiungere.
Però tranquilli io non sono moribondo, sono solo deluso e sfaccendato.
Cioè sono in crisi d'identità ed in riposo forzato e dunque ho il tempo per farlo.
E via con la narrazione dunque.
La storia incominciò ch'ero ancora bambino.
Non ascoltavo ragione alcuna infatti, io dovevo diventare un carabiniere e pertanto, non appena raggiunta l'età minima, presentai la domanda e sostenni le relative visite ed i normali test attitudinali.
Un orgoglio pazzesco la mattina in cui salpai con il traghetto per raggiungere la destinazione assegnatami.
Ah e nel frattempo continuai gli studi chiaramente.
Mossa astuta e parecchio utile in prospettiva carriera.
Ecco la carriera ovverosia colei che dalla gavetta mi consegnò al momento topico e fatidico.
Nel mezzo ne vidi tante comunque.
Il lavoro è quello che è poco da discutere.
Delitti, infamie ed atrocità di ogni genere e...
Ed un incontro particolare e ripetitivo.
Appunto il mio destino e con le sembianze d'un individuo mai abbastanza nel male che compiva compiutamente descritto.
Rozzo, ignorante, violento, sadico, perverso e personaggio per cui tutto il peggio era possibile, bastava andasse ad oliare i suoi scompensi umani.
Lo pizzicai la prima volta che regalava bustine d'eroina agli adolescenti fuori dalle scuole medie.
Lo scopo chiarissimo.
Procurarsi futuri e stabili clienti.
«Sei arrivato tardi» mi disse allorché lo conducemmo in carcere.
«Oramai il grosso del lavoro è fatto».
Pratica d'infame livello se permettete ed atta a gettare nel pericolo giovani virgulti e nella disperazione famiglie e famiglie.
L'incontrai nuovamente nel mentre risolvemmo un caso aberrante.
Era lui l'individuo abietto che seviziava vecchi indifesi ed impossibilitati a reagire o anche persone portatrici di gravi handicap, allo scopo di far loro rivelare dove nascondevano in casa i pochi averi.
Niente di più schifoso ancora mi permetto d'aggiungere.
«Pure stavolta arrivi tardi» mi lanciò con un'accidia impossibile da dimenticare.
«Ho già messo da parte molto e l'avvocato lautamente retribuito lavora volentieri».
Ed io zitto ma dentro di me un vulcano in eruzione e grande difficoltà con l'auto controllo.
E picchiava pure la moglie, oltre che costringerla a prostituirsi e sui figli faceva ingoiare le sigarette accese o pestava le unghie col martello se piangevano o lamentavano.
Lurido verme.
Dispiace però queste gesta mi coinvolsero troppo.
L'infanzia no.
E fu lì che iniziai a metterla sul personale ed a desiderarmi arma letale di mirata rivalsa a disposizione dei sottomessi.
In seguito l'arrestai colpevole d'un sequestro di persona con annessi e connessi maltrattamenti malvagi, violenza carnale multipla e ripetuta e relativo aborto finale.
Dovreste vedere com'era ridotta la signora.
La rabbia.
Avete presente percepire con tutto l'essere la rabbia?
Col cuore, col cervello, con il fegato e con la milza?
Eh avete presente?
Ecco io l'avrei esplosa disintegrandolo a mazzate immediatamente volendo rendere l'idea.
E godendone assai per la precisione.
Ed infine di nuovo lui bastardo fino al midollo quando, durante una rapina in banca, sparò a caso su dodici clienti e rigorosamente mirando parti del corpo sensibili e non mortali.
«Così tanto per divertirmi un po' a condannare anch'io» mi disse con il suo solito ghigno diabolico stampato.
Ovvio subì un'altra condanna se non che già si sapeva, esattamente pari a quelle precedenti, non l'avrebbe scontata intera in galera.
A questo punto giuro avevo oramai dentro il fuoco sacro di vederlo morto fra mille e mille e mille sofferenze ed urla di dolore.
La notte sognavo di strangolarlo e torturarlo con le mie mani ed avevo incubi dove mi cibavo del suo intestino e bevevo il suo sangue.
Di giorno m'immaginavo ed aspettavo con ansia dei suoi comportamenti che autorizzassero la mia pistola a scaricargli addosso il caricatore intero.
Ero bramoso di terminare per sempre un essere si indecente insomma, bensì la morale del ruolo e la mia coscienza sociale me l'impedivano, nonostante ripeto l'avrei disintegrato con estrema gioia e secondo me con tutte le sacrosante ragioni del mondo.
Ed a queste regole rigorosamente m'adattavo.
Rigorosamente.
Rigorosamente.
Rigorosamente.
Bene.
Tutto ciò era successo prima di quella fatidica mattina durante la quale l'allarme della caserma, suonando impazzito, mi spinse di corsa verso la gazzella che normalmente guidavo.
Nemmeno aspettai d'uscire dal cancello che la sirena già urlava.
«Vai, vai, vai» m'urlò il compagno nei pressi del dare la precedenza che immetteva nel traffico urbano.
Ed andai che lui abitualmente mi segnalava se avevo campo libero o meno.
Ed andai e boom una bicicletta sfuggita al suo occhio e centrata in pieno.
Cazzo, infinito sgomento.
Sentii distintamente il suono classico delle ruote che passando sopra un corpo lo maciullano e fanno cantare le ossa triturandole.
Mi fermai e scesi costernato e...
E sorpresa, sorpresa, sorpresa, era lui.
Il delinquente odiato a morte, ch'era venuto in caserma per firmare la libertà vigilata e c'era rimasto secco.
Pazzesco pensai.
Ero io e lo sapevo il vendicatore del caso.
Ero io ed avrei dovuto agire prima.
Troppo potente in me la voglia d'assassinarlo barbaramente e cancellandolo dal mondo applicare giustizia divina.
Ero io e nessuno avrebbe potuto togliermi dal mio fato a parte me ovviamente che...
Che nel frangente mi faceva pena la sua povera fine accidentale e che adesso il mio destino, di sospeso dal servizio a tempo indeterminato, si ritrova beffato dal suo.
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