Scritto da © Fausto Raso - Dom, 22/05/2011 - 21:00
La sinonimía
Con il termine “sinonimia” si intende – in linguistica – una corrispondenza semantica di due o più parole, vale a dire una “somiglianza” di significato di due o più vocaboli. Alcuni, in proposito, sono convinti del fatto che “sinonimia” equivale a “identicità”. Così non è: non esistono in lingua italiana (ma neanche nelle lingue straniere) vocaboli che potremmo definire “gemelli”; c’è sempre una piccola sfumatura di significato.
Per questo motivo alcuni linguisti, prudentemente, tendono a precisare che sono chiamati “sinonimi” i nomi che hanno il medesimo significato “fondamentale”; c’è sempre, infatti, qualcosa che sfugge e rende impossibile la “perfetta” equivalenza dei significati. Una riprova?
Prendiamo tre vocaboli apparentemente “uguali”, vale a dire tre sinonimi: stanza, sala e camera; la loro sinonimia si fonda sul fatto che tutti e tre hanno lo stesso significato “fondamentale”, ma a un attento esame presentano delle sfumature particolari che mettono in luce la loro diversità. Vediamo.
Stanza viene dal latino “stans, stantis”, participio presente di “stare”, propriamente “star fermo in un luogo”e in questo significato vale “dimora”, “alloggio”: il mio amico ha preso stanza (vale a dire: alloggio) presso alcuni parenti. Sala proviene, invece, dal franco “sal” e originariamente stava a significare una “abitazione di una sola stanza”. Oggi ha acquisito il significato di “stanza grande adibita a vari usi”: sala d’aspetto, sala d’ingresso, sala da ballo, sala da pranzo, sala di lettura e così via. Camera, infine, è propriamente la “stanza da letto”. Questo vocabolo ha origini antichissime che ci rimandano al sanscrito “kamar” (esser torto, esser curvo) che ha dato vita al greco “kamara” e al latino “camera” (‘volta di una stanza’; le volte non sono “curve”, ‘kamar’?, ndr) passato pari pari in lingua italiana. Gli architetti romani chiamavano “camarus”, ‘ricurvo’, infatti, il soffitto della stanza in cui erano soliti riposare. Per estensione, con il trascorrere del tempo, il termine è passato a indicare, per l’appunto, la stanza da letto.
Da questi esempi si possono ben notare, quindi, le diverse sfumature dei vari sinonimi. Per questa ragione, in linguistica si parla di “sinonimia approssimativa” e di “sinonimia assoluta”. Nella sinonimia approssimativa i vocaboli sinonimi sono intercambiabili solamente in determinati contesti. Provate a sostituire, infatti, “sala da ballo” con “camera da ballo” e vedrete che il “conto non torna”, per usare un’espressione dell’aritmetica. Si può benissimo dire, invece – “il conto torna” – “sala da pranzo” o “camera da pranzo” (anche se “camera” in questo caso non è un termine appropriato).
Nella sinonimia assoluta i vocaboli sinonimi sono, viceversa, intercambiabili in tutti i contesti. Bisogna dire, però, che i sinonimi assoluti sono veramente molto rari. Sono “assoluti”, per esempio, le preposizioni “tra” e “fra” anche se, a voler sottilizzare, c’è una differenza a livello stilistico: al fine di evitare la successione di sillabe uguali si preferisce dire, per esempio, “tra fratelli” piuttosto che “fra fratelli”. Sono sinonimi assoluti – anche se, ripetiamo, c’è sempre una sottile differenza - “invece” e “viceversa”; “ma” e “però”; “termosifone” e “calorifero” e altri – insistiamo rari – che ora non ci vengono alla mente.
Per concludere queste modeste noterelle ribadiamo il concetto: nella maggior parte dei casi i sinonimi differiscono tra loro per particolarità o aspetti diversi o sono… sinonimi solo parzialmente.
Fausto Raso
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