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Scritto da © Scintilla Elis - Ven, 29/06/2012 - 10:21
Aveva gli occhi nudi
e beveva.
Sembrava una medusa in colonia
con un viso viscido e la lingua nera.
Credo che tu mi stia nascondendo delle cose
che tu non sia del tutto sincera
neanche con te stessa.
Pensi di riuscire a risolvere da sola?
La guardavo mordicchiando il suo indice.
C'erano serpenti in fin di vita
nelle sue mani, e dalla mia penna
uscivano vermi caldi al cioccolato.
Non ho nient'altro da dire.
Scavo gallerie orticanti
come le talpe, ma in zone d'aria
alla ricerca di un'ombra, troppo rasa al suolo
o di un biancospino, da stringere freddo, intorno al collo.
Con la violenza in mente e le orecchie sporche di rosmarino
si spenge il dialogo e s’accende un debito d'ossigeno.
Sono mete sottomarine, immerse
in laghi d’alcool e metallo fuso
e la strada al sole diventa
un pellegrinaggio sotterraneo
con tornanti stonati, affacciati sui muri
tinti di crepe deboli, da scorticare con l'unghia
quando non sai che fare e le parole
scivolano sotto al letto, fra le dita delle lenzuola
dietro ai libri chiusi
in quelle lettere morte, ancora piene di sguardi
che mutavano gli alibi in occhi di tigri
come i gingilli di pietra, nascosti nelle tasche
per essere altrove, in un non-luogo
dove l’aria si respirava l’anima
che adesso non c’è.
Tutti i miei tentativi abbronzati, e le rughe
che sbocciano nel broncio di una ciglia
ti solcano fuori ma ci inaridiscono dentro.
Vorrei riuscire a metterti da parte, anche in modo brusco
chiedendo il permesso di essere incoerente
appena le parole si rivestiranno, e anche tu, scheggia
come fossi la mia luna, sparirai con una giravolta
nell’effervescenza di questo sonnifero
che farà tornare ogni cosa, in uno stato, di normale irrealtà.
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- Blog di Scintilla Elis
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