Scritto da © taglioavvenuto - Dom, 16/10/2016 - 00:22
Racconterò per voi la storia, ctonia
e maledetta di un Demone Bianco.
Di volta in volta chiamato Kao-lin
o Cerchio del Grano. Mai posseduto
invero da alcuna mente umana.
Chi ne fu a contatto giace come una
miniera abbandonata, con le vene
a tratti affioranti su una superficie
bruna, dorata o smeraldo come fili
d'erba, ma d'essenza pura.
Gli esempi a partire dagli imperatori
della dinastia dei Ming, che, in qualità
presunta di figli del cielo, esultarono
quando gli venni portato in dono
e mi racchiusero nella Città Proibita
inventariando l'anima e catalogandomi.
Gli schiavi ed i vasai che credettero
di essere gli artefici di quanto l'alchimia
riluca, a poco a poco cadevano attorno
al materiale ammonticchiato, lasciato
alla pioggia e al sole, addirittura quale
tresor per i pronipoti eredi, e le dinastie
ugualmente, crescendo in raffinatezza
non s'accorgevano di risultarne già viziate
nel profondo.
Di volta in volta, dicevo, venni scambiato
o lasciato che dir si voglia, per oro
o grano o brughiera, come mi capitò
in Baviera, rinchiuso nei sotterranei
dei castelli, e in Cornovaglia. Di volta
in volta suscitai passioni nelle regge
cuori, ambizione nelle menti cortigiane
ma io mi sento e sono un indiano pelle
rossa, un custode di cadaveri che se ne va
in giro a pelle nuda, montando a pelo
o [dir che si voglia,] pur un amico
dei boschi: burlone a parer mio.
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