Le piogge d'oro
Continuo ad attraversare la città
attraversato dai suoi, dai miei
millecento confini:
là una rumena, là un trasgender
là una o un? nigeriana; nell'angolino
una cinese. Le bengalesi sono in vendita
a prezzi stracciati;
bisogna salire sopra, al piano superiore, quello coi
ratti e con gli ombrelli, conoscere la lingua, ma, tutto sommato
il vantaggio
è garantito. Alla fine della sgroppata
su quella bambina che ti guarda, ma
non piange, ti tervono un secondo
succulento piatto e di ombrelli in serie
che se ne vanno, chi un occhiello
chi l'altro al primo acquazzone, ne puoi
fare incetta, come la fanno gli italiani che
gestiscono 70- thirty, l'affarone ed accompagnano
i clienti alle loro auto poco fuori del negozio
con parcheggio a pagamento già riservato.
Le musulmane sono più riservate, e internazionalizzate, tranne quelle del Kashmir, qualunque sia
la provenienza. Se di stretta osservanza, perché
controllate dalle famiglie e dalle istituzioni, ogni volta
per procurarsi quella marchetta, devono sposarsi
per poi divorziare appena sei venuto, se sei una mentecatto
ridotto all'osso. Il velo se lo tengono, ma se sei il marito
ti è concesso di osservare, a volte, per cosa tu ti sia sposato.
Fosse per una mezz'ora.
Vogliamo parlare dei Festival della poesia sponsorizzati da una
grossa casa editrice & Co.? Quelle per cui i libri rimangono
sugli scaffali, svuotati solo dai resi? Quelle collegate alle entrate pubblicitarie?
Dei comandamenti delle altre Major?
Vogliamo parlare di cosa mangiamo, di cosa vestiamo, di acqua e di aria, delle nostre case?
A te, lettore
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