Scritto da © redazione - Lun, 14/06/2010 - 12:07
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Scritto da © Anonimo - Lun, 14/06/2010 - 11:48
Scalate miniere
Veniva abbassando lo sguardo sull’idea
che nella roccia si parlassero tenere
le ere degli uomini audaci
come una libertà di appiglio
magari teso alla salita
magari ad una caduta più cordiale
nei sospiri.
Perchè si ammala il verde e il bosco
se le radici s’innalzano
da terra?
Lui lo sa e le rizolla con pudore
pensando che le rocce sono così
da lui.
Ora, qualcuno può dirgli
che le radici stanno alle frane
come l’urlo quando ricorda?
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Scritto da © Princ3ss - Lun, 14/06/2010 - 11:23
Da sotto in su
Ieri ho guardato gli Alberi nelle chiome
da sotto in su e nello squarcio di cielo cercavo la Cometa
senza trovarla.
Oggi non ho guardato
e la Cometa mi è apparsa
senza cercarla.
Mi sembra molto bella.
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Scritto da © john venarte - Lun, 14/06/2010 - 11:10
Marta, a Marte amar te
…fu così che salpai,
lasciandomi dietro gli echi
di onde di fotoni e scie
di comete di luce che,
come un manto,
occultavano il buio.
Risacche di galassie
su frangenti di cielo,
in quei giorni siderali,
e poi curve di tempo
che scolpivano astri
e nuovi soli.
E non più vuoti spazi,
ma un etereo plasma,
di raggi beta e gamma,
in espansione.
Seguendo la rotta
tracciata dal tuo viso
giunsi da te
sul pianeta rosso.
Mi volsi per mirarti
e già più non c’eri.
Di anima e polvere
la tua essenza che svaniva…
ed io di te m’inebriai.
Poi nuova aria trasmutò,
percorrendo i canali
che giungono al cuore.
Così tra un battito e l’altro
t’insinuasti dentro me
e senza più respirare
io morii di te.
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Scritto da © Franca Figliolini - Lun, 14/06/2010 - 11:04
Sincronicità (a quattro mani con Max Pagani)
Lei spostò il bicchiere sul tavolo per nessuna ragione apparente e immediatamente, come in un flash, fu colpita dalla consapevolezza che un altro, in qualche luogo, stava facendo esattamente lo stesso gesto, anche lui per nessun motivo.
Le succedeva di frequente, da qualche tempo a questa parte: immaginare, no, immaginare non è la parola giusta, sentire, ecco si', sentire che ci fosse un altro essere in sincronia con lei, in qualche angolo del mondo. Una persona che, in un dato momento - casuale ma, assolutamente predestinato, come avrebbe detto Robert Scheckley - compiva le sue stesse azioni, si poneva le sue stesse domande, dava le sue stesse risposte.
No, no, non stiamo parlando di cose come l’altra metà della mela: era qualcosa di diverso. Era più che sintonia, era sincronicità: contemporaneo fibrillare di sinapsi, come si dice accada ai gemelli.
Ecco, si. Quella era la parola giusta: un gemello. Da qualche parte nel mondo c’era un suo gemello, lo sapeva. Lo sapeva. Ma, data questa consapevolezza, sorgevano due questioni.
La prima era: doveva cercarlo? Ovvero, sulla base di questa consapevolezza non suffragata da prove concrete, doveva imbarcarsi nell’impresa di frugare il mondo per trovare il gemello, col rischio di non trovarlo, o di fermarsi a surrogati che l’avrebbero inevitabilmente delusa?
La seconda era: come, come cercarlo? Tra i venti miliardi di individui che oggi, nel 2136, affollano il mondo, come diavolo trovare il suo unico gemello? Non era una che si imbarcasse in un’impresa per perdere. A lei piaceva vincere. Ed anche al suo gemello....
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Scritto da © Franco Pucci - Lun, 14/06/2010 - 10:50
Il pianetino e il pappagallino
lesto posai lo sguardo sulle mie mani
incrociai le linee per leggervi il domani
parole nascoste dalla struttura aliena
soluzione non v’era nel difficile schema
incrociai le linee per leggervi il domani
parole nascoste dalla struttura aliena
soluzione non v’era nel difficile schema
con l’anima turbata ed il sorriso spento
cercai con ironia di volgere il momento
verso lidi conosciuti, approdi a me sicuri
poi vidi nei suoi occhi lampi torvi e scuri
cercai con ironia di volgere il momento
verso lidi conosciuti, approdi a me sicuri
poi vidi nei suoi occhi lampi torvi e scuri
la piccola gitana col suo pappagallino
vendeva la fortuna pescando il pianetino
notò il mio gesto, con un perfido sorriso
accompagnò il monito che arrivò deciso
vendeva la fortuna pescando il pianetino
notò il mio gesto, con un perfido sorriso
accompagnò il monito che arrivò deciso
la soluzione non troverai con le tue mani
il destino spesso ha percorsi assai strani
la tua sorte è già scritta nel mio pianetino
tu la saprai con due monete sul piattino
il destino spesso ha percorsi assai strani
la tua sorte è già scritta nel mio pianetino
tu la saprai con due monete sul piattino
due monete per quel responso artefatto?
dentro di me pensai non sono mica matto
non mi fregava niente del falso pianetino
le allungai i soldi ma presi il pappagallino
dentro di me pensai non sono mica matto
non mi fregava niente del falso pianetino
le allungai i soldi ma presi il pappagallino
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Scritto da © Ezio Falcomer - Lun, 14/06/2010 - 07:59
Rive di esistere
Flutti d'inconsolabile silenzio
agli opachi bordi di questo esistere
o resistere
testardo
agli opachi bordi di questo esistere
o resistere
testardo
stagione a tempo è questa
canto di cicala sotto sole d'azzardo
foglie in concerto ansanti
effimere
plauso di bionde spighe
canto di cicala sotto sole d'azzardo
foglie in concerto ansanti
effimere
plauso di bionde spighe
e l'oscurità
poi
ombra di chissà quali suoni
se suoni saranno
od opprimente
apatia di eventi
afasia di silenti eoni.
poi
ombra di chissà quali suoni
se suoni saranno
od opprimente
apatia di eventi
afasia di silenti eoni.
(dalla raccolta "La vita picara", in corso di pubblicazione presso l'editore Narrativaepoesia, Lanuvio RM, 2010)
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Scritto da © Bruno Amore - Lun, 14/06/2010 - 07:22
Insettivamente
Su una corolla di fior di tarassaco (piscialletto).
- zzzzzztttrrzzzzst...., ciao, come stai?
-sszzztttzzzsssttttssss..., ciao...bhe! avresti potuto poggiarti su quella corolla lì accanto. Si sta stretti, comunque bene, diciamo, anche se...
- dai! non lagnarti. La primavera anche in ritardo è arrivata e credevo andasse peggio. Ho visitato migliaia di fiori, belli maturi, il nettare ha uno strano gusto ma è abbondante. A sera ho la tosse, per il resto, va bene.
- hai la tosse, eh? è quella roba che c'è nei fiori, quella polverina che è sempre nell'aria. Mi hanno detto che la producono i mostri invasori, quelli che ammucchiano pietre e altro, per abitarci, viverci insomma e vanno in giro con aggeggi puzzolenti.
- già! mi è arrivata una comunicazione pollinare dalla campagna, mi dicono che là spargono delle sostanze chimiche che sterilizzano i terreni delle colture agrarie in modo che noi "selvaggi" non si possa nascere e crescere. Che mondo...
- quando avranno ricoperto tutta la terra di quelle trappole che chiudono perfino all'aria, perché quella che respirano se la fanno artificiale, come vivranno qui? se ne andranno, come sono arrivati? ...speriamo presto. Il nostro polline è intriso in questa terra, risorgeremo, poi...ce la riprenderemo.
- zzzzztttrrrzzzssstttt...Adesso vado, ho tanto lavoro da fare, la mia quota di nettare è ancora scarsa e il giro sempre più lungo. Buona giornata, compare.
- sssszzztttrrrssssttt..., ciao, io resto, non ho più forza di andare, mi spiace... Tus tus tus...
che bello questo sole...l'ultimo...e...
Tuff
- ...almeno...qui tra l'erba, sulla terra.
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Scritto da © Gianluca Zanella - Lun, 14/06/2010 - 05:38
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Scritto da © redazione - Dom, 13/06/2010 - 23:52
Vi presentiamo la redazione di RV - New entry, giugno 2010
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