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Alessia e la conchiglia

Vita del Mediterraneo della vita
ad intessersi con il mare di Alessia
nell'aver trovato una conchiglia
sul greto del mare e dei pensieri.
A poco a poco, tocca Alessia
con mani affilate una rara conchiglia
da Giovanni avuta in dono
per la danza della vita e tutto inizia
e sta infitamente prima della morte.
 
E'Alessia azzurrovestita a tessere
incantesimi e inganni del bene,
furbetta Alessia nel vestirsi, respira
e scrive nuove poesie per l'anima
di vetro oltre le variabili stelle
a illuminare il tempo del tempi,
conchiglia tra le cose care
e una vita da arare con la penna
sul foglio. Ecco accade la gioia
entra Giovanni.

Era giugno, ma già quel declivio

Nella tua fronte la sintassi dei trifogli
il loro curioso lessico di verde
che mette la divisa alle radici
restando in quel comprese.
Si ruotava medica per la pena,
e le giumente. Siano quindi mostrate
ai tuoi sospiri e pallide le risa.
 
Era giugno di cotone bianco
e della pelle di carbone.
Il greggio dai follicoli uno scroscio di sudore.
 
Non era, insomma, pioggia, come non è ancora.
 
Senza alcuna effusione
col davanti le mani
si pregava di tacere il sole.

Alessia in Villa Comunale

Alberi in forma umana, la quercia,
l'eucalipto, il salice a sopravvivere:
li scorge Alessia in un attimo
il volto campito nel grano dei capelli
nella disadorna via serale, dalla Villa
Comunale alla zona dell'abetaia
fantastica, dove trova le cose di sempre:
le foglie da rinominare contenute
nell'erbario e trasale Alessia,
nella vita ad intessersi con il parco
nella mente e la camera del lavoro,
computer sul tavolo una rosa
freschissima come Alessia
sul limite dei giorni a tessere
incanti floreali del pensiero e
guarigioni negli steli degli alberelli
piantati da Giovanni. E'
tutto un essere felici pari a felci
in fisica gioia di un rubato bacio.

molliche

Gioca con le molliche
la signora che pulisce la sinagoga
gioca con le molliche
mentre il suo bicchiere di vino
arranca all'ultimo goccio.
Una figlia, un marito abortito
due gatti, un mutuo da pagare
e una rivista ancora da sfogliare.
La televisione con il volto
di un cronista che sembra un tronista
mentre le molliche diventano una pallina.
Non ha rasato le ascelle
la signora che pulisce la sinagoga
e non crede che a Gaza siano tutti assassini
anzi lo sa
che non è così.
Una figlia, un marito che si scaccola
di fede emblematica
che sparla degli arabi
e ruba dal portafoglio di notte.
Molliche, anni perduti
mai
mai ritrovati
per cosa?
Il tronista difende l'operato del governo
si crede un giornalista
ma la signora che pulisce la sinagoga
ha il seno troppo grande
per credere alla buona fede
di un pennivendolo
venduto come un tacchino
alla fiera.
Molliche, palline,
pensieri accaldati
tra politica e fede scaduta
mentre sua figlia
la guarda e sorride.

Sempre

l'esser così solo
che rende bellissima la mia solitudine
sentire la mancanza di tutti
affina i miei sensi, lava l'anima
da necessari compromessi di facciata
e volo libero d'esser come sono
incurante di come mi vorrebbero
quelli che dicono di amarmi.

LEI non muore

 oggi ridono le iene
 sul ghepardo zoppo,
leccandosi i baffi
e si pavoneggia la cricca,
cosi scrocchia   la vita,
ma LEI è viva,solo pallidi
i colori dell'arcobaleno
si velano 
nell'istante funesto colorato d'oltraggio.
ma non scompaiono i lumi
della libera coscienza..
il patrizio dalla sua altezza
sfoga sulla plebe 
tutta la sua ignoranza
e l'unica cosa
certa 
è ricordargli che
senza il popolo
sovrano lui non governa.
il mulino fa acqua
come un vuoto a perdere
e bolle e ribolle
la stanchezza
nelle menti
che sentono solo farse.

Pioggia di novembre

Te ne vai sulla dissestata stradina dell'eternità.
Laggiù, chissà cosa troverai...
Vuoi davvero lasciarmi qua,
dove i giorni sorridono e deridono,
Non senti
i miei pensieri per te,
che fanno rumore.
I tuoi passi, uno dopo l'altro,
emanano profumi di cambiamenti.
Sacrifichi la tua vita,
per esistere per sempre.
E adesso eroe,
scansati perchè
comincia a piovere pioggia di novembre.
 

Questa montagna ha una gran massa inerziale

A dar retta a illa
TizioPizia, e alla sua
eterna sigaretta, un tifone ha mutande,
un muro dita, un muscolo tasti, un orizzonte
timpani, e i nomi bande elastiche
per rimbalzarci in fronte e sconquassarcela.
La sua brace dice che
parla la lisca di un pesce, ha gambe lunghe
un vulcano. E a sentire luilei
tra tutti gli opposti viaggia
la loro massa, sotto la sua stessa spinta, e schizza
la biglia della frenesia che la incoraggia.
Io piuttosto direi
che è tutto vero, di più,
centrale ed esatto. Serve davvero quello che deve
questa tennista barista distratto. E questo servizio
può esser che sorprenda deluda infastidisca,
ma migliora. La lista
delle sue distorsioni già da sola
anche quella ci spacca la faccia.
Ma mica minaccia, mola.
Leviga la parola. Scuote
la polvere e la pigrizia
degli anni, perfeziona
il battipanni, agghiaccia. E diventiamo tutti
più casalinghi, meno guardinghi, masticando
quella sua liquirizia da quintali.
Al suo cospetto la piccolezza
e la sporcizia non sono più normali,
non sappiamo più che farne.
Potere della sua grandezza, del suo pugno
di pena nel suo guanto di velluto!
Vena di minerale, vanto, tritacarne,
triangolo in ferro d’imbuto.

[11062010]

Ha Bisogno Signorina?

Storie su strada

Ne ho raccolte alcune, lasciate, cadute, scordate o volutamente abbandonate.
Le provo a raccontare
Vediamo se riesco a capire
Vediamo se riesco a sentire
 
Ha bisogno signorina?
[meccanico.gif.gif]Guidava con fare sornione e sonnolento, rilassato e senza fretta. Cacciava con lo stesso fare fluido e disincantato degli squali. Squalo, infatti, era il suo soprannome da anni e anni ormai.
 
Era Squalo, perchè mangiava pesciolini.
Girava per intere giornate sul suo Raccordo, 68 km di corsia interna e 68 km corsia esterna, tutti i giorni e tesseva le sue reti virtuali fatte di sfiga altrui, per poi sferrare l’attacco al momento giusto, appunto ai poveri pesciolini in panne.
 
Quel giorno Squalo se lo sentiva era una giornata buona, ma che sapeva di strano. Era come annaspare controcorrente.
Il camion sembrava andare liscio come l’olio, benché non fosse propriamente reduce da revisioni recenti; ma partiva, andava e tornava alla meta, e questo bastava a rendere la giornata fruttuosa.

Lei, la rosa.

 
se l'amore con cui coltivai
giorni e notti amorosamente
la rorida rosa che non colsi
assaporandola trepidante e lieve
nel suo gusto insuperabile
afrodisiaca nel suo profumo
ardente nel colore carnoso
mi fece felice ugualmente
a chi mi fece sognare, di lontano
mando un pensiero caro e
scorderò con una stretta al cuore
la seta dei petali e il nettare che
dal suo calice oniricamente bevvi.
 

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