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Nonostante

 
Ora ti ho detto tutto. Parlami di te.
Ostinatamente voglio credere
che le parole allevino il dolore.
Riempiranno il vuoto di una vita
sin qui passata a non conoscersi.
Giocare a nascondino,
amarsi parlando del vicino.
Noia soffusa che aleggia come il fumo
dell’ultima Marlboro dopo l’amore.
Pizza e coca, gelato e caffè,
festival dell’ovvio e del consueto.
Tutto mangiato, digerito, vomitato.
Come dici? Non è così?
Forse è vero, ho smesso di fumare
e forse parlavo di un’altra.
Parlami di te.
 

Segreti

Il giudice sui gradini
mangiava un gelato al limone
mentre il signore degli inganni
mescolava vino e liquore.

Sull'altare una donna piangeva
nel giorno mesto del suo matrimonio
mentre contrabbandavano favori
sulla pelle di quattro innocenti.

Ma il giudice non aveva potere
se non per quattro puttane e un
finto finanziere
e intanto il gelato colava
sulla pagina strappata
della costituzione.

Ingres-so

ingres
 che ne sarà allora
di questa fanciulla dal lungo collo
e del panneggio della sua veste
le pieghe perfette nell'alternarsi di ombre e luci
 
 
e quelle candele
che avranno illuminato la scena
da un qualche altrove
 
 
e che ne sarà di me che la guardo
e ammiro la perfezione del gesto
- che ci sarà pur stato
 
[bisogna ricordarsi di morire]
 

fusse che fusse

non posso adeguarmi
al passo dell'oca
non mi dispiace
essere un verme.
si capire
oggi come allora
è voce del verbo
comprendere.

 semplice gesto
d'esistere
ed essere me stesso

non posso scordare
l'olio di ricino
sarei fritto
al sol pensiero.
si distinto
forse non è
oggi come allora
voce dell'istinto.


ma con  il semplice gesto 
di essere me stesso 
insisto
 

L'amore e la vita

Cerco solitudini dove altri si sono smarriti
coltivo ambizioni attraverso visioni
che per altri sono futili illusioni
tocco orizzonti dove neppure l’immenso sole può farlo.
I giorni mi parlano di un silenzio
che spesso non ho tempo d’ascoltare
ma quando per un attimo appena mi fermo
una cascata di pensieri m’invade.
Cosa trovo di più importante in essi
se non quello che mi appartiene?
Un risvolto del contrario
in cui l’antitesi di ogni cosa
s’incontra alle estremità opposte.
Dolce celeste quindi
diventa tale anche la notte più buia
deserto smarrito
s’arreda di un verde d’erba santa
ed ogni parola s’adorna di luce
e scrive la storia più bella:
l’amore e la vita.

Negli ampi spazi

Ci sono pieghe a tuo nome
sui govoni. Si appuntano
le rotule nel vento mentre poggia
un guanto il tramonto da lavoro.
 
Avvampa l'arancia e muore
viola, intorno spazio terso
così che vuota sembri l’aria
non le voci.
Senza dubbio alcuno
precipitiamo a un bacio.
 
Di colpo il tempo che non colsi
strappa l’ultimo stelo da quest’ora.

Bastava un paio d'ali

Ogni notte come guardiano delle anime
scendo nel profondo del mio essere
e novello Caronte traghetto i miei pensieri
là dove mai avrebbero volato.
Babilonia eretta su macerie di anni frantumati dalla vita
mostra orgogliosa i suoi giardini pensili di piante carnivore.
Sodoma e Gomorra là accanto
si contendono gli ultimi lembi lacerati della mia anima.
Eppure sarebbero bastate un paio d’ali
per osservarmi com’ero e planare verso l’Eden.
Se solo avessi avuto un po’ di cera.
 

Inadipe

N come Notte

 la notte è terreno fertile 
per la semina dei dubbi 
dei quando e come e dove 
dei perché 
-oh sì, gli insensati perché- 
ulceranti 
come acido sulla pelle 
 
la notte è terreno fertile 
come no?, per la semina 
dell'insensatezza 
nel buio e col buio cresce 
a dismisura 
come una gramigna nera 
 
la notte è terreno fertile 
e il bue la ara con dovizia 
non tralascia nemmeno 
un centimetro di terra 
nemmeno un sogno tralascia 
- nemmeno un respiro
 

Zombie e Baby Boom

Turin Rive Gauche, 06-09-2009

“Facebook. Ezio ha fatto il quiz 'Quanto sopravviveresti ad un invasione di zombie?' e il risultato è: 80%. Sei il messia della sopravvivenza, l'unico zombie buono è lo zombie morto. Per sempre. Tu sai come fare. Tu sei la soluzione. Mentre gli altri sono intenti a... essere scomposti negli stomaci dei non morti, tu te la ridi e sorseggi sambuca con la mosca”.

Commento dell'utente del succitato network - Non bisogna stupirsi più di tanto. Il Picaro è più abile ad ammazzare uno zombie piuttosto che caricare la lavatrice, pulire alla perfezione un fornello o piantare un chiodo senza fare un danno nell’intonaco per un raggio di dieci centimetri. Un uomo d’azione, assolutamente un uomo d’azione. La normalità quotidiana e borghese è decisamente più indecifrabile e vischiosa di un branco di cadaveri che si muovono in maniera scomposta, ingenua e prevedibilissima. Non ci vuole niente a far saltare via teste in serie con scuri, motoseghe o fucili ad aria compressa. Certo il Picaro non ha lo charme e la forma atletica di Milla Jovovic in Resident Evil. Ma sterminare zombie è attività molto più routinaria e impiegatizia di quanto non sembri. Solo un po’ di accorgimenti e di attenzione e poi si lascia fare al protocollo ripetitivo appreso nel corso d’addestramento. Certo al Nostro è servito fare degli stage formativi nei campi del Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina, negli anni Settanta, assieme al mitico Carlos. E poi, con grande senso di realismo e di adattamento storico,  acquistare la seconda cittadinanza, quella Usa, partecipando alle operazioni notturne non convenzionali dietro le linee irachene, con gli US Seals, nella prima guerra del Golfo, prima che iniziassero le formali operazioni militari. Ma fondamentalmente al Che di Sicilia è servita l’esperienza di terzino e mediano nella carriera calcistica svoltasi fra oratorio e liceo. Non lasciar respirare il più bravo portatore di palla avversario, non lasciarlo andare via se non dopo aver trattenuto brandelli della sua maglietta, grumi di pelle e sangue o gli stessi slip. Tutto cominciò sulla strada, il mitico cortile del baby boom, palazzoni da trecento famiglie, terroni e veneti immigrati, piccoli e scalmanati, ore e ore di calcio, nascondino e visite dal dottore con l’infermiera (l’unica epoca storica in cui, per decreto legge, anche le infermiere si spogliavano assieme ai malati).

 

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