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Zombie e Baby Boom

Turin Rive Gauche, 06-09-2009

“Facebook. Ezio ha fatto il quiz 'Quanto sopravviveresti ad un invasione di zombie?' e il risultato è: 80%. Sei il messia della sopravvivenza, l'unico zombie buono è lo zombie morto. Per sempre. Tu sai come fare. Tu sei la soluzione. Mentre gli altri sono intenti a... essere scomposti negli stomaci dei non morti, tu te la ridi e sorseggi sambuca con la mosca”.

Commento dell'utente del succitato network - Non bisogna stupirsi più di tanto. Il Picaro è più abile ad ammazzare uno zombie piuttosto che caricare la lavatrice, pulire alla perfezione un fornello o piantare un chiodo senza fare un danno nell’intonaco per un raggio di dieci centimetri. Un uomo d’azione, assolutamente un uomo d’azione. La normalità quotidiana e borghese è decisamente più indecifrabile e vischiosa di un branco di cadaveri che si muovono in maniera scomposta, ingenua e prevedibilissima. Non ci vuole niente a far saltare via teste in serie con scuri, motoseghe o fucili ad aria compressa. Certo il Picaro non ha lo charme e la forma atletica di Milla Jovovic in Resident Evil. Ma sterminare zombie è attività molto più routinaria e impiegatizia di quanto non sembri. Solo un po’ di accorgimenti e di attenzione e poi si lascia fare al protocollo ripetitivo appreso nel corso d’addestramento. Certo al Nostro è servito fare degli stage formativi nei campi del Fronte Popolare di Liberazione per la Palestina, negli anni Settanta, assieme al mitico Carlos. E poi, con grande senso di realismo e di adattamento storico,  acquistare la seconda cittadinanza, quella Usa, partecipando alle operazioni notturne non convenzionali dietro le linee irachene, con gli US Seals, nella prima guerra del Golfo, prima che iniziassero le formali operazioni militari. Ma fondamentalmente al Che di Sicilia è servita l’esperienza di terzino e mediano nella carriera calcistica svoltasi fra oratorio e liceo. Non lasciar respirare il più bravo portatore di palla avversario, non lasciarlo andare via se non dopo aver trattenuto brandelli della sua maglietta, grumi di pelle e sangue o gli stessi slip. Tutto cominciò sulla strada, il mitico cortile del baby boom, palazzoni da trecento famiglie, terroni e veneti immigrati, piccoli e scalmanati, ore e ore di calcio, nascondino e visite dal dottore con l’infermiera (l’unica epoca storica in cui, per decreto legge, anche le infermiere si spogliavano assieme ai malati).

 

peter pan

nella solitudine 
l'anima si perde,
lambisce i sensi 
ricercando , 
il ricordo eterno 
dei primi intensi attimi .


ammaliata dal suo dire sento l'onda. 

Ce starei bene...co' lei

Comincia quasi sempre così, che l’incontri pe strada e t’arivorti appena che è passata…
 E dici: ammazza che forme e che occhi, belli come du fanali o…du fanali ar posto dell’occhi?
E mentre passa senti quer profumo…è ‘na miscela che nun se po’ di’, ‘na cannonata…
Ce vorresti uscì, avecce ‘na storia seria co lei, ma…nun c’è posto pe li marmocchi!
 
E cominci a fantasticà: ‘na gita fori porta…’na passeggiata ar mare…tenella stretta…
E quanno sei arrivato, pe paura che quarcuno je metta le mani addosso,
nun la lasci nimmanco pe annà ar bagno; stai co’ lei, te fumi ‘na sigaretta…
je parli, la guardi, la rimiri, l’accarezzi…je fai li complimenti a più non posso!
 
E già, de lei te devi da pijà pe forza cura; così se piove ve ne state ar coperto,
si c’è troppo sole l’hai da protegge, ce basta pure ‘n fazzoletto, e si se gela…
mejo sta ar carduccio e magari…je monti sopra…lei tanto ce lo sa se sei esperto…
lo riconosce subito qual’è er manico che dietro a ogni omo se cela.
 
Basta sognà. Co’ lo sguardo la seguo finchè la vedo che scompare all’orizzonte
e me dico che pur de toccalla me tajerei le vene co ‘na lametta…
Che sensazione strana, er core batte forte, er sudore me gronda da la fronte…
E stanotte me la sognerò…ma quando sarà mia quella motocicletta?
 

 

Sunrise

vieni a farmi l'alba serena
sole
una mattina piena delle cose
che ho sognato
lisciami, carezzami coi raggi
da sembrare baci
che senta un calore, almeno
e se non sentirò
il profumo dei capelli
l'odore della pelle
userò la fantasia
e mi regalerò un sorriso
quasi vero
di piacere.
 
 
PS. inspirata alla canzone di Norah Jones, stesso titolo.

Io sto bene

Mi chiedi come sto? Adesso sto bene.
Dopo tanto dolore
convivo con esso
ma la gioia che ho dentro
nulla la fermerà!
Si, sto bene.
Il mio sorriso è vero;
ho imparato a convivere con la vita,
a convivere con le avversità
e allora tutto è bello, tutto brilla
e quel dolore che non ti molla
e ti attanaglia il cuore
lo prendo in giro
e allora rido, rido, rido sempre più,
perché il sorriso è contagioso
il sorriso non si nega a nessuno,
il sorriso costa poco,
il sorriso ti fa star bene!
E allora come stai?
Io sto bene.
 
 
 

Gita in moto

 
luccicano le tante cromature
come il baluginare dei finimenti
a tradire l'irrequietezza d'andare
e la salivazione che il morso
fa colare dalla bocca equina
sono per lei gocce di benzina
che perde un momento appena
prima di partire.
calzo la tuta, il casco lucido potente
come un elmo da combattimento
i guanti moschettieri stretti al polso
liscio la sella che m'alloggi al meglio.
l'ho tra le cosce ed è già emozione
attuo il contatto, s'illuminano i led
a testare ogni funzione
un respiro lungo, mi assesto bene e
accensione!
attacca un canto, inizia una funzione
che morbida rotonda "al ciel muove
le penne" in tono basso "flebile solenne"
che dal piacere fa accaponar la pelle.
un breve ruotar di manopola
per convenir la mossa, accelero, s'alza il rombo
vanno cavalli motore alla riscossa
tuonano il loro si!
ora si parte.
 

M come Mediterraneo

Davvero lo conosci ancora questo mare?
- il mar bianco di mezzo,
come lo chiamo io che vengo da sud
e lo sto attraversando a fame e sete
insieme ai miei compagni affastellati,
con l'odore della paura e del sale
di notte nel buio.
Com'è diverso dal ricordo d'infanzia,
dal tiepido bacino che ci ha accolto
- io su una sponda e tu sull'altra -
accomunati dai giochi e dalla luce.
Com'è diverso dalle storie che ho letto
di rotte millenarie attraverso i flutti,
di eroi epici guidati dagli dei,
di commercianti avidi ed intrepidi.
Adesso è solo una distesa di solitudine
aspra, spaventosa, pronta a inghiottire
me e i miei compagni sventurati,
che non saremo seppelliti
e non troveremo requie
qui, nei fondali del Mediterraneo.
 
 
 

Il prezzo di quello che perdi è lo stesso di quello che dai.

Ma se una volta.. fosse stata anche solo una volta… una sola volta. In sogno mi fosse arrivato un segnale. Accidenti. Un semplice segnale… Con l’aria di portarmi un amore nuovo. Una novità nel cuore. Io forse non avrei mai pensato di farla finita con questa vita.
E’ difficile spiegare da dove vengano fuori questi gesti. Che se uno ci pensa con calma e cerca di capire non riesce a spiegarselo. Eppure, c’è chi sceglie questa strada. Forse un vecchio veleno del passato, una specie di cancrena nel cuore. Forse non sarebbe mai andato via. Non avrebbe mai voluto se non si fosse sentito solo.
Una volta le disse: accorciati quella gonna, che sembri più vecchia tesoro. Lei sorrise. Quando si ripresentò sembrava una ragazzina e rideva come lui non ricordava da tempo. Era bellissima e aveva quell’aria di chi potrebbe fuggire all’alba dalla porta di servizio e sul bordo del precipizio fuggire sulle orme di Telma e Luise.
Lui lo sapeva. Lei si mosse nella penombra facendo si che la sua siluette proiettasse l’ombra sulla parete e lui seduto sul divano immobile come incantato non le staccava gli occhi da dosso.
Lui che si metteva al sole quando pioveva le avrebbe detto: “amore mio non ti stupire di questo mio cuore che spesso piange l’amore” e forse le parole gli si sarebbero inciampate in bocca preso dalla commozione e poi ancora; “tu sei come una bambolina di porcellana sul divano del salone del castello ed io…. sono sempre stato un bimbo che rompe tutto”.
Ma il prezzo che paghi spesso equivale a quello che hai dato disse mentre estraeva dal nulla una pistola sottile e minuscola. L’appoggiò alla tempia e sorrise. Lo sparo echeggiò nella stanza, sulle scale… l’intero palazzo ne fu avvolto. Lei si inginocchiò davanti a lui piangendo sommessa. I secondi che arrivarono ed io ero tra quelli, vidi i primi davanti alla poltrona inginocchiati per terra vicini a lei che piangeva sommessa. Come davanti alla Pietà lei continuava a ripetere… tu mi hai dato la vita, così me l’hai tolta… non è vero quello che dici… non è vero…
Poi la polizia interruppe la poesia e tutto sembrò identico all’articolo del quotidiano che apparve il giorno dopo… e la gente diceva che pure lei si sarebbe uccisa.
Lei era già indaffarata a pulire la casa che il sogno era finito… un sogno era finito ancor prima di incominciare…

La sensuale danza delle gocce

 
Residui trasparenti
dal mare congedati
sull’ambra della pelle
si lasciano gocciare.
 
Germogli saporiti
la pelle fanno a oca
brivido e piacere
sul corpo somma alcova.
 
E’ danza dell’estate
e a gocce
l’arcuata schiena solcano
impertinenti orme, carezze e desiderio.
 
Morbido è il morso
sul labbro che è proteso
salsedine e languore a sorsi
sul frivolo pensiero.
 
Il mare
si fa presto gioco con il sole
capelli a intrecci d’oro e sale
vista che soddisfa, da bere e d’annusare.
 
Tra i radi fili al miele
cristalli fusi a stille
minute mani sulle gambe
e amata libertà, almeno di sognare.
 
tiziana mignosa
giugno duemilaotto
 

Un giorno, le tue mani.

Avessi le ali
volerei
alla collina
ricoperta d'erba dorata,
per tornare a sorridere
con il mio folle ego.
Ed in questo posto lacrimabile,
forse troverei alcune delle risposte
di cui sento il bisogno,
o delle semplici distrazioni.
 
Le mille venature delle tue mani
mi potranno un giorno
indicare il sentiero per la felicità.
 

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