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Pietre sulla strada

Il ponte sotto i nostri piedi
scivolava via,
scivolavano le bombe che lo facevano brandelli.
I minareti alla preghiera
chiamavano,
rispondevano i campanili
batacchi sordi
alle stesse preghiere
e noi in ginocchio…
Il mio ponte
il ponte mio
dell’infanzia mia
gettata
al fiume come roba vecchia
e il fiume come una madre
che l’abbracciava
in un tonfo di tuono
e io
che avevo il cuore in mano
e la mia mano nell’acqua
a catturarne i pesci
e di bambino rivedevo
il gesto
io che avevo del mio fiume
il rispetto
dello stesso suo figlio.
Mio padre mi prendeva di peso
e via mi portava
di corsa verso casa
il mio rovescio del mondo allora
pareva il vero
e il vero era rovesciato
e allora piangevo
che il monte sputava il fuoco
e la gente cadeva a terra
nel sangue rappreso restava giorni
vedevo l’acqua
delle bottiglie bucate alla fabbrica
della birra
vedevo
il ponte cadere ed io che mai
sarei caduto... mai.
Impossibile era credere
al cielo che fugge
e Allah che piange
e Dio lo tiene per mano
che l’aria era il pane
e il pane era l’aria
senza neppure l’intenso profumo
sento ancora
i passi pesanti
lungo le scale
disperati gl’anfibi
io nell’angolo
tenendomi la testa
mio padre a difenderci
che lì rimasi
che tante volte ancora
grande che sono ormai
rannicchio il bambino in me
a quell’angolo e piango
per ritrovare mio padre.

Lì fermo mio padre rimase
in quell’istante mio padre
povero padre rimase
contro il mondo
da solo
mio padre
rimase…

per noi...

Parodia - (Carmen- Bizet)

è l'amore un vento forte
che scompiglia i capelli
e il cuor
sollevar fa sempre le gonne
ansimare i petti ognor
l'amor...l'amor...
l'amor... l'amor!
se ti pari lui ti travolge
se lo accogli ti perderà
quando viene non sente lai
ti sorprende e ti prenderà
non ascolta ma grida forte
io ti voglio solo per me
se mi vuoi vieni ai miei piedi
sol così mi darò a te
l'amor...l'amor...
l'amor...l'amor!
c'è chi dice ch'è dolce augello
chi cerbiatto più tenero ancor
è l'amore un mostro bello
che da solo ti squassa il cuor!
 
 
PS: ci starebbe bene la romanza Habanera di Carmen ma, io, non la so mettere.

Io sto bene, tu come stai?

Io? adesso si sto bene. Ho portato la biancheria in lavanderia a gettoni, sai, ho approfittata dell'orario notturno: non c'era nessuno. Ho fatto in un lampo a metterla dentro. Poi, era perfetta, linda e asciutta. Sapevo che se fosse seccato, sarebbe stato un problema lavarlo via. Come ho fatto? Certo non è stato semplice, dopo anni e anni di convivenza, sopportazione e compromessi, poi uno esplode!
No! tu non puoi o non vuoi capire. Queste cose bisogna averle vissute o viverle. Un giorno dietro l'altro, con le spalle al muro, per quieto vivere. Perché ci sono i figli; il mutuo della casa; lei, sua madre che - poverina - è rimasta sola e viene a vivere con noi. E tu, sempre più nell'angolo, devi dare spazio, per il bene della famiglia. In fondo che ti costa? Qualche libro in meno, qualche film o rappresentazione teatrale che - forse - daranno in tv; gli amici, che è meglio perderli che trovarli e, poi, il massimo: "devi smetterla di guardare le altre donne". E che cazzo! Ho trovato lì l'accetta, con la quale ad agosto, mi aveva detto di preparare i legnetti per accendere il camino, e ...
Ora sto meglio, credimi.

Rosso a Teatro - Ezio - Otello

Settembre 2009

all'ulivo, aulico sentore

sulla greppia innocente
non ci fu breccia
per quel costato.
 
il sole  ad interim
dispensa
senza miraggio.
e squarcia
il legno.

Racconto

 
tutto, tutto avviene in lui. conchiuso.
non chiede, non parla. non sa.
lui, che quant'altri mai possiede il dono della parola.
e lei guarda. guarda i segni e li studia.
neri su bianchi che si rincorrono.
disegnano trame d'incomparabile bellezza.
e dietro dietro dietro o forse di lato o altrove
l'immaginazione corre e
s'arrovella e implode.
 
e su tutto la tensione del silenzio.
il non detto. il sottaciuto.
il punto messo per interrompere il flusso.
 
«sarò. sarai. non saremo. mai.»
ah! quanto più dolce il silenzio. la resa al sogno.
lei vive e muore ogni notte.
 
tutto è poco. tutto è niente. una volta è nessuna volta.
 
non si apre nessuna porta. non si spalanca nessun abisso.
si tace, si aspetta, si sta.
 
 
 

Come una pietra

Spinta nel letto di un fiume
la pietra affonda
e muove_
spazzata dai vortici ondosi
Nella sabbia sposta il fianco
ma è poco pronta
 per aggrapparsi alla corrente.
Su di un velo d'acqua,
in perpetuo moto di scosse
viaggia la mia carezza
Impercettibile al tatto
leggera
ma aggrappata a quella pietra
 distante sta. Per nulla del mondo
tenta di risalire
perchè di getti invisibili
é la parola che la guida.Di mani screpolate
diventa
la stretta che la cerca.
 

Ogni Uomo

 Ogni uomo, dovrebbe provare quello che provi in alcuni momenti.
 Ogni uomo, dovrebbe ricevere ciò che con naturalezza lei riesce a donare.
 
 Provarlo si, ma solo per una volta. Essere toccati e capire.
 Per poi tornare ad essere,  SOLO uomo.
 Forse migliore. Ma solo UOMO.
 E io, io osservo e cerco di capire.
 Chiavi, cuore, passioni, vibrazioni.
 Librarsi in volo, planare delicatamente,
 impennarsi, assaggiare l'ebbrezza dell'ossigeno rarefatto, e poi
 sprofondare nell'aria salmastra del mare.
 
 Queste sono le tue creste e questi sono i tuoi ventri.
 Servono ali, deliziosa creatura, ora servono ali e vento forte.
 Il tuo vento.
 
 Prego perchè tu possa continuare a soffiare sempre più forte.
 Per tenerti lontano dal sapore della strada,
 dalle polveri delle corse senza traguardo,
 dalle urla degli eccelsi e dal ronzare della gente comune.
 Ed il giorno dell'inevitabile bonaccia,
 spero tu abbia pensato ad ali abbastanza forti
 per poterti posare nuovamente dove tutto e' caos.
 Ma questa volta, senza schiantarti, senza fratture,
 ma soltanto morbidamente consapevole.
 Consapevole che ad ogni cresta
 corrisponderà sempre il suo ventre.
 Inevitabilmente, complementare.
 
L'INVILUPPO DEI MEDI
 

SCHEMA

Pittore ti voglio parlare. Ovvero, elegia dell'imbianchino

(Turin Rive Gauche, 03-09-2009. Cazzeggio intertestuale fra bloggers)

Il Nostro è ridotto allo stremo. Lui, che aspirava a una vita intellettuale e artistica senza macchiarsi della turpe necessità di lavorare se non con la penna e la tastiera, viene mobbeggiato da pseudocarissime amiche a svolgere i più bassi e volgari lavori manuali. Il Picaro si dedica comunque con amore alla ritinteggiatura della casa di Lady_V, fiducioso nella buona riuscita della sua opera. Ma, a lavoro finito, viene cacciato in malo modo e il suo contratto strappato. L’amica non ha gradito la verniciatura ispirata alla scuola di Pollock e all’astrattismo punk. La Lady sostiene che non trattavasi di astrattismo punk pollockiano ma di mero rispecchiamento murale di gravi disturbi della personalità. Provinciali! Il Nostro ha delle amiche provinciali. E come se non bastasse, adesso spuntano fuori quelle altre due, la Sospiro e la Brahmina vedantica, che vogliono rifilare l’una lo sgabuzzino..., l’altra la cucina... E facciamo anche che l’artista dovrà dormire e mangiare con la servitù, già che ci siamo!  Ma come, il Che di Sicilia, nato per illuminare con la sua mano cappelle sistine e interni in stile art déco, in una mescolanza di colore, materiali e parola scritta, teologica e oscena insieme? La scuola torinese non è assolutamente capita, al di qua delle Alpi. Il Picaro ha già tutta un’agenda fitta di impegni tra Berlino, Lisbona, Anversa, Santa Monica e Buenos Aires; un jet set di molto comprensive committenti che firmano assegni dicendo “scrivi tu la cifra che vuoi, e opera come fosse l’ultima cosa che fai”. Ve l’ha detto, lui la pennellessa e il rullo li maneggia seguendo le tecniche del kendo e del gesto futurista e dadaista. I suoi numerosi creditori non hanno pignorato l’immobile di abitazione ma solo l’intonaco asportabile e museizzabile di tutte le stanze e le cartelle con il back up dei file degli otto blog su Libero, Wordpress, Splinder, Blogspot. “Pittore ti voglio parlare, mentre smanetti un palmare….”.
(dal fu blog di Libero: “Isidhermes Siviglia”)
 
 

I quadri di mio padre

Io non avevo altro
che i quadri di mio padre.
No, non ai muri: qui.
Stanno nella mente
appesi a verbi nudi
con il chiodo non:
non essere
non fare
non dire
e altri senza suono.
 
Ora, con uno schiocco
tipico di lacrime,
lui esce sempre da un perché
e me li mostra
come una discendenza di rami.

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