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Se io fossi...

…e se io fossi una bolla d’aria
vorrei nasconderti tra le parole
per ritrovarti in un attimo quando ti bacio

…e se io fossi la parola che ti sta accanto
ti cullerei fino al dolce approdo
per svanire poi nell’incanto dell’emozione

…e se io fossi te mi ameresti così come sono
non svaniresti nell’aria con le parole vuote
e resteresti con me anche dopo l’amore
 

La versione della notte di un violinista monco ai gamberi

Il mare articolato
verbalizza le strane circostanze della zattera.
 
Senza deriva, a dismisura il senso.
 
Al centro, il foglio della luna - argento liquido ora,
argento fossile in alto - libera i pesci dalla presa.
Sono leggeri;
nel loro fondo, un nuotare illuso si squama.
 
Anche il mare perde voci
se trattiene le parole
al filo e all’uomo;
berchè in mare non si parli
e non si chiede troppo, si disfa spesso l’onda.
 
Poi di colpo, quand’essa ferma,
un gomito e un suono.
Tra la costa e il largo
spesso accade l'orizzonte nuovo:
 
vedessi l’ansa! Un archetto andiriviene
da una qualche insenatura con un violino tutto suo:
è l’onda - esclama, - è l’onda che riforma
tutte le sue onde che lo increspano.
 
Per quote al foglio liquido un gambero irrisolto.
 
Incrostata alle rocce e ai dubbi
sta il peso della notte che addormenta incauti.

dedicata a Franco (Essiamonoi)

La festa della mamma?

Angelic Pictures, Images and Photos Da sempre non ho mai amato queste feste.
Feste fatte per spendere, ravanando tra sentimenti d'amore e nostalgia.
Da figlia ho sempre cercato di dimenticarmene ma senza mai riuscirci, sapevo che la mamma ci teneva.
La mamma, già, la festa della mamma, terribile inventare una festa così.
Tutti gli anni è un obbligo cercare di dimenticarla, difficile però con tutta quella pubblicità sbattuta in faccia senza nessuna pietà.
Fiori a gogò venduti per le mamme, rose recise che gridano la loro morte, rose senza spine e senza più profumo.
Mai regalato mazzi di fiori, piante, quelle si, segno di crescita e di speranza.
Una speranza che da figlia non capivo chiaramente, sicuramente il capirsi era difficile e non bastava un fiore a cancellare tutta l'incomprensione.

Come forbice

Forbice di vento la malinconia
recide i sogni e della fantasia
fa cosa morta, solo nostalgia.
Non li rivive dentro un coccio
raro o un cristallo ch'è soffiato
a bocca, quando son tagliati
la schiena della vita è rotta.
Il tempo lesto viene rintocca
c'è la valigia da far, chiuderla
mentre il giorno cade nella sera
presto la notte ti si stende accanto
e il pensiero diventerà chimera.

Sto cercando l'anima mia

Si dice: chi cerca trova.
Ho trovato le chiavi
di casa psiche,sono felice:
La prima stanza
che ho aperto
grande spavento
c’era acqua stagnante
coccodrilli impazziti
con corazza di scudi
coda robusta
testa depressa
la bocca armata di denti.
Orribile scena
pensavo di trovare
anime quiete.
Brr...brivido freddo
grande sconforto
veder quelle anime in pena.
Chiusi la porta veloce.
D’improvviso ho ricordato
che al corso di psiche mi disse:
attento attento Renato
ad aprir quelle stanze
ci sono ogni tipo
di anime sparse
consiglio prudenza prudenza
riprova non arrenderti mai
apri le stanze
le chiavi le hai.
Aprirò quelle stanze
troverò l’anima mia
e tante anime ancora
come Afrodite
Dea dell’amore
anima pura.                                                     
 
                   Renato Finotti

Memoria

e tu seduta stavi sulla soglia
ordendo tra le mani i tuoi pensieri
il filo s'intrecciava nella maglia
speranza d'un ritorno ormai vicino

il sogno tuo lontano s'appressava
compagno di quel tramite comune
un punto prima poi tutto in potenza
mentre il cuore pulsava in un sussulto

tornava dall'oceano orientale
dopo gli anni di buio tra le spine
baracche illuminate nella notte

ad aspettare il giorno del risveglio
compreso nell'abbraccio di quell'alba
e prepotenti fummo originati

 

 

Copyright © Lorenzo 15.12.09

Oro et laboro d'amore

Ti adoro odoro mio oro di vulva
cerbiatta ai prati d'inchiostro saraceno
mia torre del libano intrisa
di magma di rame schiumoso
feltro d'astarte
esanime mi induro
e odoro tuo oro di schiava razziata
mantide del mare
che in ossimori di fiati
pervade mio lavoro
il mio sordo cantare
da grondaie d'amore.

Mi manchi

dedicata a mia madre

mi manca il tuo sguardo
a volte un po’ severo
che dolce mascherava
il tuo umore nero

mi manca la tua voce
distrutta ormai dagli anni
di troppo fumo usato
per non provare affanni

mi manca la tua mano
passata tra i capelli
la tua benedizione,
per i miei giorni belli

mi manca il tuo silenzio
la tua discrezione
il tuo pudore innato
copriva ogni emozione

mi manca ancora adesso
il tempo del perdono
mentre mi crescevi
e non diventavo uomo

mi manca l’espressione
mutata all’improvviso
per sciogliere il mio errore
aprendoti al sorriso

ora che invecchiando
man mano ti somiglio
mi manca da morire
quel tuo chiamarmi figlio

Se mi ospita il silenzio

 

E' solo canto
che nell’intimo m’intona
mentre nell’ombra,
mi ospita lo scranno.
E mi abita il silenzio
che come goccia batte,
sul giogo e sulle tempie.
E’ di un fonema muto
il mio pensiero arduo,
intrappolato dalla solitudine che bagna
negli angoli più stretti,
di un’anima senza perimetri perfetti.
Ma c’è la luna,
insegue sul viale il mio pensiero
e con le dita del suo alone,
deterge il pianto di una capinera.
Mi assale a volte, lo stralcio di un dolore
quando l’assenza invade,
preme questo cuore.

Zeus e il pianto di Europa

Come posso non pensare a te
quando la tempesta sferza l'isola
e la tua voce di tuono irrompe e spaura?

Sotto la luce dei fulmini
corro
da Elafonissi a Fragokastelo
invocando il tuo nome
col peplo che mi frusta la pelle
e i piedi scalzi
io, Europa, la regina di Creta
col volto rigato di lacrime

Oh, Zeus dove sei?
Dov'è il tuo amore indecente e candido
dov'è la sfrenata passione dei sensi
dove sono le risate di gola
lo sguardo serio della libidine
i nostri giochi infiniti?

T'invoco Zeus, ma non come dio padre
t'invoco come amante, amore, amato
il toro bianco che m'ha rapita
l'aquila che m'ha posseduta
il padre dei miei figli

Oh tu, splendente, potentissimo tra gli dei
figlio di Crono e di Rea
tu che sconfiggesti i Titani
e salvasti i tuoi fratelli squarciando
il ventre di tuo padre

tu, che regni sugli Olimpi e sugli umani
tu che punisci e grazi
tu che mi volesti
dove sei?

Batto i pugni sulla sabbia
mentre la tempesta s'allontana

e piango ancora
 

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