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La Signora

I
Ero rimasto solo nello scompartimento, quando la Signora, che doveva appena essere salita su quel treno, apparve dietro il vetro dello scorrevole e guardò se v’era corrispondenza tra i numeri a fianco della porta e quello della poltrona prenotata, stampato sul talloncino beige che reggeva all’altezza del seno come fosse presbite.
Una volta assicuratasene, appoggiò la mano inguantata dello stesso colore del biglietto sulla maniglia d’ottone e, senza sforzo alcuno, il battente scivolò all’indietro riportandomi per una frazione di minuto alla realtà sonorizzata del marciapiede ferroviario.
Dietro il finestrino del corridoio un signore biondo grigio, alto e corpulento, sbarbato perfettamente, dopo averla baciata sulla guancia, si stava chinando a raccogliere la valigia della moglie, di cui potevo scorgere solo il cappellino fiorito ed una sezione del viso.
Anche la donna appena entrata indossava un cappello, a tese larghe, color sabbia come i guanti, che si intonava deliziosamente con il tailleur nero fumo che finiva sotto le ginocchia. Dallo stesso pendeva un velo che poteva solo farmeli indovinare, i lineamenti del viso.
Mi alzai, arrossendo leggermente per non essere stato pronto come avrei invece voluto, e con lo sguardo chiesi il permesso di poterle alloggiare la valigia sulla reticella all’altezza del copricapo. Sedette.
Non era molto alta, direi anzi di statura più bassa di quella media delle studentesse che avevano pochi istanti prima svuotato la cabina, ed i fianchi, pur se strettamente inguainati dalla sottana, mi sembrarono anch’essi un poco ridondanti rispetto ai canoni di snellezza anoressica che già imperava da un decennio.

Era un sogno

 
Ti ha cercato
il vento mia musa
e ti vide in volto,
non aveva parole
eri con altri amori
poi smarrito
si perse nell’infinito
nel grande silenzio
dei cieli.
Il vento ha lasciato
solo polvere
fra le mie dita
e la mia voce
un eco lontano
e gente in riso.
Io non credo,
ricordo ieri
le tue ondate di luce,
io ci credo ancora.
Era solo un sogno.
domani rivedrò
il tuo sorriso fine.
 
           Renato Finotti
 
 
 

Il mio nemico

L’acqua del fiume scorreva lenta attorcigliandosi in pigri mulinelli, seduto sulla sponda, lo sguardo fisso al niente, attendevo un evento che desse senso alla vita sino allora vissuta. Solo lo sciabordio del fiume teneva desti i miei sensi. Non so quanto tempo ho trascorso così, sulla riva di quel fiume. I mulinelli inghiottivano i cadaveri dei miei anni ormai consunti ed erosi ma attendevo, sicuro che il nemico di lì a poco sarebbe passato. Lo vidi arrivare, finalmente, e lo seguii con lo sguardo: ero io. Soddisfatto lasciai la riva di quel fiume e me ne andai. Ora, seduto sulla sponda di un altro fiume attendo che passi il cadavere dell’ultimo nemico: il tempo.  Ma forse è già passato e non me ne sono accorto.

Ossesse razzie

Anguilla divincolarmi tra umori
tramonti di savana e accenti
di battaglia e buriana
e premerti con mio petto e mie fauci
tra le erbe irrorate
della tua ispida vibrazione
bagnata
pregna di deliri sgrammaticati
appettiti di fauno e di ninfa
d’arsura febbrile
simbiosi elettrica tarantolata
strimpellarti tutta a soggetto
su spartiti di tuoi gemiti celesti
e tue cosce predatrici
dettano leggi cosmiche di nembi
carichi di onda e tuono
pungerti e attraversarti è carità invocata
folate norrene e unniche razzie
su impero di carni pallide in disfatta
dove il fianco è densa crema
dita, lance vi si conficcano
come a tesori di salato sudore
aspersi d’oscene ambrosie divine.

 

Ieri, oggi, domani

 
E’ oggi
che ci diremo,
non domani,
non ieri,
ma oggi, ci ruberemo
tutti i sospiri.
 

L'ombra dell'amore

 
           
Dai, parla,
come profuma la tua voce,
dimmi fiumi di parole
che fanno sognare.
Se mi sfiori il braccio
Si sprigiona un uragano
Nell’aria silenziosa
E ritornano versi
a lungo cercati.....
“ amore, come gode il mio cuore” .
Se non mi parli
L’ombra danza,
non vi è amore.
Non vi è nulla.
Sento il vento
Che si slancia,
L’ombra avanza.
Ci sono amori
che vivono per un minuto
O per l’eternità.
            Renato Finotti

Non spiate, bei fiori

            
Ecco perchè
I giardini sono segreti
Ecco perchè
Regna in loro silenzio perfetto.
Perchè i fiori
spiano gli amanti.
Tremano
Quando passa l’amante
pazzo d’amore.
Hanno paura
D’esser recisi
E condannati a sfiorire in vasi cinesi
Le spie
Sono i fiori più belli
 
 
                      Renato Finotti

Pensieri

 
Non trovo mai la penna   
                                   al momento giusto.
Non trovo mai la parola
                                   al momento giusto.
Non trovo mai la mano tesa
                                   al momento giusto.
 
E quando trovo la penna              
                                   non ho più le parole.
E quando trovo le parole
                                   non ho più chi ascolta.
E quando trovo la mano tesa
                                   non desidero più ricevere!
 
                                 Maria Dulbecco

Il poeta

 
Il poeta si ama
il poeta si ascolta.
Assorbono i suoi pensieri
le rime e le assonanze
scaturite da sensazioni
irripetibili
ed in loro il suo spirito
si appaga.
Si avvolge in esse
li recita a se stesso
ne gode in prima persona
come un innamorato
della persona amata.
Agli altri porge
pago di un’attenzione
che non chiede
ma avverte se
esiste.
               Maria Dulbecco

Il mare

 
Il mare, mi accarezza
le guance
mi accoglie
mi avvolge
mi solleva
mi rincuora
mi libera
mi isola
mi tiene compagnia
mi parla
mi ascolta
mi fa le sue confidenze
ascoltando le mie.
         
                                       Maria Dulbecco

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