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Baktun

 
Come si chiamerà la notte dell'uomo
da questo palazzo del mistero?
Tiro le fila di questo immaginio
e mi domando
se al muro del pianto
o all'alba dell'appena volato
quando gli angeli scenderanno dal cielo,
cercheremo forse scuse
le prime a venire
oppure
mormoreremo guai,
i motivi per cui,
i più reconditi e tristi pensieri,
o il lamento,
quello dell'eterno
reptante che scoda.

 

Quando gli angeli scenderanno dal cielo,
forse avremo
frottole da enunciare
erette apposta
salvando bibbie su bibbie
che ognuno s'è inventato,
sventolando magari
finti libri neppur mai letti
o anelli preziosi
da elargire appena il buio
compie le prime mosse
o celando altre gioie fasulle
che sempre non vengan mai... a mancare.
Pronti, non ultimo,
a nasconderci nel buco del topo
come sempre mentendo
proferendo perfino
l'ennesima stupida eterna bugia
perfino a se stessi.

 

Quando gli angeli scenderanno dal cielo
viaggeremo di notte
perché la notte sarà il giorno
e Neda distesa per strada nel sangue
nuovamente rialzata
come un ritorno di vento
appena volato sorriderà di nuovo,
e noi, millanta polmoni a fuggire
navi sul mare
sommergibili austeri
tappeti di corda e funi di rame
scelte esaurite
e i piani... più tasti.
Ahimè
saper perdere non fu insegnato. 

 

 
Quando gli angeli
giogheranno la terra,
dei ributtanti la mano
col ghigno sornione
farà impiccare il nostro vicino,
il parente lontano,
il fratello di sangue,
perfino una madre
se fosse essenziale,
salvando i piedi e le scarpe
per lacci e ricordi a stringer paure
del collo appeso...
Ad uccidere pur di rimaner
in qualche modo, vivi.

 

Quando gli angeli scenderanno dal cielo
Getsemani sarà
umanità avvizzita
e il vento uno stupido che sferza il passaggio.
Piaghe profonde aperte
la terra, un mare in tormenta
e le nostre paure... il nulla.
Un immenso fragoroso nulla.
Quando gli angeli cadranno dal cielo
saremo polvere di presagi finiti
oppure sopiti percorsi di vita,

 

 
seppur male... vissuta.

Sembrava Quasi Fosse Una Lotta

Sembrava quasi fosse una lotta
chi per continuare
chi per smettere.

Poi sembrava fosse di più:
uno scontro mortale
tra credere possibile

 
      loripanni               

Spiral Sensuality

Alexis, Spiral Sensuality, tecnica mista su compensato, 2010.
 
Sole d'Oriente.
Maestoso tramonto
d'ebano ed oro.
 
Alexis
26.03.2010
 
Scusate al solito la qualità delle foto che non ho capito perché vengono sempre "effetto botte". Questo disegno/dipinto risale alla scorsa settimana, per realizzarlo ho utilizzato un pennarello marrone per delineare i contorni della figura femminile, la base è a tempera e per le rifiniture mi sono servita di colori a matita (marrone, bianco, giallo). Il supporto è costituito da una base per cornice a giorno, congeniale alle mie ultime esigenze espressive.
Spero possa piacervi nella sua semplicità, sicuramente io lo considero uno dei miei figli più riusciti.
 
Alexis

Dormire o vegliare

c'era un tempo in cui dormire
era partire per lontano
conoscere chi o cosa
non sapevi mai e incontrare
immagini del giorno
e cercare di stamparle
rifilmare inquadrando
più intimamente un vissuto
adattarlo al desiderio
che sempre avevi vivo.
Ora l'ansia di uscire dal sonno
al più presto per tuffarti
nella corrente che tutto
obnubila nasconde falsa
e rende uguale
tranquillamente uguale
a quanto hai sempre detestato.
 

candida

Mi piace pensare di poter fermare il tempo.
Andrei in luoghi arcaici di cui cantano solo le leggende.
Vestita  della mia pelle bianca
E il rivo dei capelli a cadenzarmi i sentori, visiterei l’età dell’oro
Ad Olimpia,
al cospetto del Dio Crono
per chiedergli udienza
e riuscire a fermare così il tempo.
Cantando
Ballando
 
E neanche Zeus ad opporsi
Al mio canto oceanico.
Solo la natura a muoversi con me.
 
E cammino tra l’immobile
sfocio come il sangue tra le arterie della città
Osservo  i volti della gente
Addormentati dallo scatto
Sembrano fotografie o talentuosi istrioni.
Solo il linguaggio paralinguisto
 Per capirne l’anima.
 
Uscendo dalla città
Entro nei quadri paesaggistici
Dimensione aromatizzata dalla benevolenza di flora multicolore.
 
Mi culla la voluttà del vento,
piacevole il fruscio dei miei capelli
sulla schiena e sul collo nudo
sembrano carezze.
Il vento mi accarezza
Sussurra piano
E piano mi risucchia
Cosicchè  io sia vento
E sussurri alla natura
Il mio canto di miele.
 
Il mio viaggio in Feeria
Al biancore della “Fantastica”
 
"le immagini amanite dalla Fantastica sono pure forme
dell'Arte,
le più pregnanti,
imperiture ardono in Sommo Foco
Origo genera, e trae siffatta Archè”
 
In Feeria non vi sono limiti di tempo e spazio.
Sono li ora,
estraniata dal mio attorno nefasto
immersa nel nulla e in tutto
cammino senza mai stancarmi.
 
 

Con me c’è Ligeia
A lei dedico il mio canto

click here
[Musica, Macondo; Voce, Anna Asophia (Tea) Salis]

 

Pasqua

Ho le mani calde
gli occhi dipinti di luce
l’anima colma di pace.
Bambino rivedo
quel volto verso l’altare
lieto salire al cielo:
non ho atteso molto
ho subito capito.

Dico a voi

Venite di lassù, nevvero?
 
Paghi tra secolati
e cupi. In creduli e vuoti. Forse legno anche voi.
O solo spenti al morto astro nel cielo del disonore.
Stavate sotto i legni cartesiani
al vento dell’ultimo respiro. Avete freddo? C’era il sole
e di colpo notte sul lamento dei passi dalla roccaforte dei corvi.
La branda eterna
ha le doghe dure dell’assuefazione:
più udiste preghiere più urlaste scandali
più le braccia si tesero
più teste caddero
più mani, più monchi
e ciechi al Golgota, tornate sordi.
 
Scendete solo adesso
che la sua pelle è bianca e tesa. Sarà questo
il sudario che ora lo veste già dal primo vagito?
Una sola corda suona ancora:
una madre amara col suo giglio di dolore.
 
 
Ehi, dico a voi: venite di lassù, nevvero?
 
ps: dedicata a quegli amici che qui non vedo e di cui mi mancano notizie ma che desidero salutare e presentare i miei auguri: Ezio, Franco, Sebastiano, Matris ed altri che or mi sfugge.
 
Ed a Orme, Taglio, Manu, Sofo, Gingi, Bruno, Julie, Princ, Griz, Maria, Iry, VentoM, Francaf, Alexis, Blin, Lady, Prato, Paperino, Malalingua, e a tutti coloro che qui soffiano il loro respiro, e a cui chiedo scusa se non mi viene pronto il nick/nome - perchè sceglierli così complicati, poi? -  con gli auguri più sinceri perchè si avveri nel vostro Ovunque almeno una Qualsiasi Intensa Felicità attesa.
 
Ferdinando Giordano
 
 

Pasqua di Risurrezione

 
La preghiera di quella notte fu preghiera di perdono
a combattere il male cruento e malvagio dell’umanità.
Tempo di riparazione. Il Padre, dall’alto del suo trono,
ha mandato il Figlio prediletto a dar prova di amore e carità.
 
Tradito, venduto per trenta denari, versate lacrime amare
e poi esser condannato alla stregua dei peggiori assassini.
Flagellato. Che supplizio atroce. Solo l’amore fa sopportare
la sofferenza che al peccato strapperà grandi e bambini.
 
Ecco il viaggio verso il Golgota. Il legno è pesante
e pesante il cammino dove in alto sarebbe stato immolato.
Chiodi nelle carni, corona di spine, a fianco un brigante.
Guardatelo il Re, è sulla croce e una lancia trafigge il costato.
 
Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno.
Poi fece buio come le tenebre del male e fu la morte.
Quel sacrificio con il sangue versato a riparare il danno,
a lavare le colpe del mondo con le vesti tirate a sorte.
 
Silenzio intorno, ora come allora. Quel sacrificio non è vano
se guardiamo al fratello con amore e devozione,
se cerchiamo la gioia nel dare, se tendiamo una mano,
se viviamo nel cuore una Pasqua di Risurrezione.

Il canto del cigno

un abito da cigno
sto cercando
anche dismesso
prendo lezioni
da una vissuta insegnante
per andare sulla proda del lago
di questa vita ormai noiosa
e proverò a cantare.
almeno una volta
fosse l'ultima non importa.
venisse fuori una melica
degna di attenzione
un po' romantica nostalgica
malinconica anche
commovente insomma
che essere stato
quasi nulla a bracciate
mi è più pesante
d'una carro di sassi
da tirar su dal fiume.

Cè posta per noi di Rosso Venexiano

Gentile redazione di Rosso Venexiano
ci presentiamo: siamo Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta, le quattro figlie della poetessa recentemente scomparsa Alda Merini.
I tristi rintocchi funebri delle campane del Duomo di Milano pesano ancora sui nostri cuori mentre ricordiamo quello che raccontava di noi:
«Ho avuto quattro figlie. Allevate poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. Mi commuovono»
Nonostante le parole della nostra amatissima madre siamo onorate di comunicare che in sua memoria abbiamo fortemente voluto la realizzazione del sito internet www.aldamerini.it.
Un’antologia in ricordo di Alda, un elogio "all'ape furibonda", alla sua figura di scrittrice e madre perché «Niente per una donna è più simile al paradiso di un figlio che le farà sognare l’amore per sempre…».
Saremmo grate se voleste pubblicare un articolo sul vostro blog e un link nella pagina dedicata a nostra madre https://www.rossovenexiano.com/alda-merini dar voce a nostra madre, alla sua follia e alla sua dolcezza, per farla parlare ancora perché non venga dimenticata. 
 
grazie davvero e ancora davvero complimenti
 
Flavia

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