Baktun
da questo palazzo del mistero?
Tiro le fila di questo immaginio
e mi domando
se al muro del pianto
o all'alba dell'appena volato
quando gli angeli scenderanno dal cielo,
cercheremo forse scuse
le prime a venire
oppure
mormoreremo guai,
i motivi per cui,
i più reconditi e tristi pensieri,
o il lamento,
quello dell'eterno
reptante che scoda.
forse avremo
frottole da enunciare
erette apposta
salvando bibbie su bibbie
che ognuno s'è inventato,
sventolando magari
finti libri neppur mai letti
o anelli preziosi
da elargire appena il buio
compie le prime mosse
o celando altre gioie fasulle
che sempre non vengan mai... a mancare.
Pronti, non ultimo,
a nasconderci nel buco del topo
come sempre mentendo
proferendo perfino
l'ennesima stupida eterna bugia
perfino a se stessi.
viaggeremo di notte
perché la notte sarà il giorno
e Neda distesa per strada nel sangue
nuovamente rialzata
come un ritorno di vento
appena volato sorriderà di nuovo,
e noi, millanta polmoni a fuggire
navi sul mare
sommergibili austeri
tappeti di corda e funi di rame
scelte esaurite
e i piani... più tasti.
Ahimè
saper perdere non fu insegnato.
giogheranno la terra,
dei ributtanti la mano
col ghigno sornione
farà impiccare il nostro vicino,
il parente lontano,
il fratello di sangue,
perfino una madre
se fosse essenziale,
salvando i piedi e le scarpe
per lacci e ricordi a stringer paure
del collo appeso...
Ad uccidere pur di rimaner
in qualche modo, vivi.
Getsemani sarà
umanità avvizzita
e il vento uno stupido che sferza il passaggio.
Piaghe profonde aperte
la terra, un mare in tormenta
e le nostre paure... il nulla.
Un immenso fragoroso nulla.
saremo polvere di presagi finiti
oppure sopiti percorsi di vita,
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Sembrava Quasi Fosse Una Lotta
chi per continuare
chi per smettere.
Poi sembrava fosse di più:
uno scontro mortale
tra credere possibile
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Spiral Sensuality
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Dormire o vegliare
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candida
Mi piace pensare di poter fermare il tempo.
Andrei in luoghi arcaici di cui cantano solo le leggende.
Vestita della mia pelle bianca
E il rivo dei capelli a cadenzarmi i sentori, visiterei l’età dell’oro
Ad Olimpia,
al cospetto del Dio Crono
per chiedergli udienza
e riuscire a fermare così il tempo.
Cantando
Ballando
E neanche Zeus ad opporsi
Al mio canto oceanico.
Solo la natura a muoversi con me.
E cammino tra l’immobile
sfocio come il sangue tra le arterie della città
Osservo i volti della gente
Addormentati dallo scatto
Sembrano fotografie o talentuosi istrioni.
Solo il linguaggio paralinguisto
Per capirne l’anima.
Uscendo dalla città
Entro nei quadri paesaggistici
Dimensione aromatizzata dalla benevolenza di flora multicolore.
Mi culla la voluttà del vento,
piacevole il fruscio dei miei capelli
sulla schiena e sul collo nudo
sembrano carezze.
Il vento mi accarezza
Sussurra piano
E piano mi risucchia
Cosicchè io sia vento
E sussurri alla natura
Il mio canto di miele.
Il mio viaggio in Feeria
Al biancore della “Fantastica”
"le immagini amanite dalla Fantastica sono pure forme
dell'Arte,
le più pregnanti,
imperiture ardono in Sommo Foco
Origo genera, e trae siffatta Archè”
In Feeria non vi sono limiti di tempo e spazio.
Sono li ora,
estraniata dal mio attorno nefasto
immersa nel nulla e in tutto
cammino senza mai stancarmi.
Con me c’è Ligeia
A lei dedico il mio canto
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Pasqua
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Dico a voi
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Pasqua di Risurrezione
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Il canto del cigno
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Cè posta per noi di Rosso Venexiano
ci presentiamo: siamo Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta, le quattro figlie della poetessa recentemente scomparsa Alda Merini.
«Ho avuto quattro figlie. Allevate poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. Mi commuovono»
Nonostante le parole della nostra amatissima madre siamo onorate di comunicare che in sua memoria abbiamo fortemente voluto la realizzazione del sito internet www.aldamerini.it.
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