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Domani

E quando ti ho visto, in una serata placida, ho pensato che il mio cervello mi avesse giocato un brutto scherzo. Ma io al cervello mica dò retta. Così ho guardato meglio, e sì, eri proprio tu. Sfacciato, indifferente, girovaghi tra la folla, mentre la tua schiena si prende gioco di me e i tuoi occhi non riescono a vedermi.
Una voce amica o no, che importa, mi sussurra
<<non badarci, non sa quello che fa, lascialo perdere>>.
 Trascinata a stento fuori per godermi l'aria fresca, mi ripulisco le ali dal catrame che hai lanciato su di esse.
Mi sorge anche il dubbio che magari l'hai fatto apposta ad evitarmi.
Decido di giocare al tuo stesso gioco, tanto ormai la serata è persa.
Mi muovo velocemente tra volti sconosciuti e non, parlo al vento perchè non riuscirei ad intrattenere una qualsiasi forma di vita. O almeno così e adesso.
Ed è il fruscio delle foglie, lì fuori ed in quel momento, che mi racconta di come ti ho perso  davvero. <<Ma come? L'amore della mia vita?>> penso. <<Cosa farò ora?>>
Interrompe le mie preoccupazioni un tossicchiare sommesso.
Mi volto ed è l'albero centenario che, danzando un lento tango con l'aria notturna, mi sussurra:
<< La vita comincia domani>>.
 
Caterina Manfrini
 

Stipare pensieri

sai, ogni giorno
appendo un pensiero
nell'armadio
non quello dei ricordi
quello l'ho saccheggiato
finito da un pezzo ormai
lo stipo dei sensi svolti.
pur se non spero che alcuno
li indagherà mai
neppure per guardarne il colore
la trama il tessuto il tempo
e resteranno intrisi
della polvere di ora
che mi vede appena un poco.

Erede al trono

"EREDE AL TRONO"

Abbandonaste viali
viole lievi
ed abbracciando soli
voi tramontaste mesti
Mentr’io mentii
in quel poter
mio solo seguitar
a cimentar cimar
tra rami luci
da voi avviate
e con voi nate
Mi lanciai
in quegli stanchi getti
secchi
e lucidi di sogni
spenti
da pessimistiche paure

Per un attimo... uno strappo nel tempo

 
(Sulle note di “Moment of peace” di Gregorian )
.
Ti ho vista
nell’incrocio fulmineo
l’abisso impetuoso dei nostri occhi
si è fuso
è diventato oceano di quiete
ma è stato solo un attimo.
 
Leggiadra e accattivante
senza scarpe e con in mano
infiniti arcobaleni
t’insinuavi furtivamente
tra le pieghe sgualcite
di quel niente travestito di tutto
della mia misera  prigionia
chiamata terra.
 
Nascosta in quel tanto di nulla
che scorreva via impetuoso
e lentamente lesto
sei fuggita via
fino a scomparire all’orizzonte di fuoco
dei miei irraggiungibili sogni.
 
Come albore per falene avide
tra bambocci di pezza dal cuore di ghiaccio
disperatamente
t’ho cercata dove non potevi essere.
 
Le mani mie protese
sui tuoi languidi sogni leggeri come vele
luce accecante nella buia notte
ti hanno condotto a me.
 
Catturata
per un attimo appena
dal mio pensiero a te rivolto
sfidando l’infinito
nel finito sei precipitata...
sei arrivata qui.
 
Splendido
il dono vissuto in un istante
poi sei andata via
adesso
è tempo d’altro
 
tiziana mignosa
maggio 2008
 

Finché riesci

"Finché  riesci a stare in piedi
Bisogna andare.
Finché riesci a vedere
Bisogna guardare
Finché riesci a pensare,
Bisogna meditare.
Finché  riesci a muovere le dita
Bisogna fare, lavorare.
Finché  riesci a vivere
Bisogna desiderare e volere amare."
 
Scritta da Sofya, un'amica russa.
 
 

Bungee jumping

...
 
Nasce all'improvviso
come il volto di un amico
e si trasforma nell'ombra di una pietra
nel deserto.
Nasce,
si muove.
L'onda dell'essere per sembrare
scompare.
Ma è solo un attimo
e mi pare di rivedere
quelle chiese di pietra d'autunno,
quelle strade di quieto diurno
andare.
Ora
trasformo aria in acqua,
rumore in silenzio
d'oltreoceano.
Ritrovo il sembrare per essere,
la metafora del parlare
sbagliando accenti banali.
E' la parentesi sbagliata
d'una espressione matematica
che ha come risultato la vita.
Quelle chiese di pietra d'autunno,
quelle strade di quieto diurno,
morire.
 
Sebastiano Infantino
Venerdì 7 marzo 2008

Grazie, Sergio.

solo un led rosso fiocamente illuminava la scena
il vinile ormai distrutto dai calci saltava le parole
bocca a bocca nel sudore si ballava nel buio della stanza
mentre Endrigo innamorava “ la festa appena cominciata…”
 
cominciò così la nostra festa e mai è terminata
il vinile ormai consunto è finito al mercatino delle pulci
ma il sapore di quei baci mi è rimasto sulle labbra
“e’ stato tanto grande, ormai non può morire…”
 
grazie, Sergio
 

sarò punita

Per colpe, non mie, sarò punita.
Un prezzo altissimo.
Le tue labbra.
Un valore inestimabile .
Era questo lo scotto da pagare?
Se penso che potrei non baciarti più
mi sento già morta.
 
Mi stanno scomponendo le ossa
ad una ad una.
Sezionando.
Con sandali da francescano
sto scendendo
lentamente
all'inferno
e sotto questa pioggia di cenere
sento lamenti e fiamme
come alghe sulla carne viva
 
Nemmeno la mente più perversa
avrebbe potuto architettare un simile supplizio

 

 

 

Vortice

guardare i resti di una vita mistificata galleggiare come coriandoli nel pozzo dei ricordi
stracci di sere passate in mezzo al nulla, ospite fisso della vanità metropolitana
l’altalena della vita non mi ha concesso la scelta di una nuova ditta di pulizie
così ho dovuto provvedere da solo, come un novello onagro da soma
alla fine ripulito, senza orpelli né falsità ho lasciato alle mie spalle
l’inedia e la vacuità di una vita insulsa, il tempo ha fatto il resto
liberando, ingoiando con un gorgo tutta l’acqua del pozzo
stringo tra le dita l’ultimo coriandolo e a carnevale
metterò la nuova maschera per l’ultima recita
poi lo getterò nel pozzo in attesa del
definitivo, prossimo gorgo
senza rimpianto
alcuno

In violento vento ,vedi o dai (e PIN ritorna)

 
 nell'effusione contorta del tempo presente
i lupi stanano ossa.

s'illanguidiscono i verbi passati

cosciente rimpianto

e nel conteggio dei raggi

si spaccano le nubi,

si riaprono le cascate

sul vecchio abecedario.

scomposto non m'aggancio più

per ricomporre concetti,

non ho più virgole.

allora ululo,

il suono è rauco,

Pin ...

ritorna a me.

ti avevo dato la pausa,

conscio del libero arbitrio

sei andato

con la tua lunga e mirata vista

 verso l'orizzonte.

ma ,mi ha morso le tarantola

travaso nervosa ansia

e verso una ferita nella tristezza,

sprofondo

assorbendo il mio istinto

scivolo.

ho riaperto la faglia

ed il mio mare non ho più resa .

imploro il tuo ritorno,

qua  in bonaccia e assenza di sole

stanno ferme le onde

 su coperta grigia.

paventa il ventomaestro

uno scoprir di tumuli

e fa tam tam d'angoscia,

soffia messaggero mascherato,soffia

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