Scritto da © MaLaLingua - Lun, 15/02/2010 - 21:25
duello
urtarsi frontale
e bocche così vicine
a partorire un bacio
invece si resta muti
a duellare con gli occhi
ma stretti
come squali
nell'"angustità"
di una vasca da bagno
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Scritto da © Bruno Amore - Lun, 15/02/2010 - 18:58
Il miraggio.
ah! poter essere il vascello
che naviga il mare del tuo corpo
le tue cosce fende con la prua
e il rostro penetra la conchiglia
che vogliosa l'accoglie.
e l'ansimare farsi brezza soave
'sì d'accapponarsi la pelle
in brividi sensuali lunghi
e il movimento un cullarsi
nel piacere che morde e liscia
ogni parte di te e di me.
ma, forse, il piacere è un miraggio.
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Scritto da © fantasia - Lun, 15/02/2010 - 16:11
Un uomo nel nulla
Parla da solo urla
a qualcuno che non c’è
fissa stranito il vuoto
e ci vede il mondo
aspetta qualcosa
che non arriva mai
cerca una carezza ancora
qualcuno a tendergli la mano.
Occhi mesti persi nel nulla
capelli grigi sempre arruffati
passo incerto
in un equilibrio ubriaco
e parla
parla tanto a tutti e a nessuno
ripete parole senza senso
(chissà se lo hanno per lui)
chi lo ascolta non se ne cura
ma lui continua a parlare
a urlare ai suoi mostri
nascosti nel nulla.
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Scritto da © adeleadypoesia - Lun, 15/02/2010 - 15:27
Emozioni
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Scritto da © Ezio Falcomer - Lun, 15/02/2010 - 15:17
Il selvatico Antico
A piedi nudi, il bambino
carezzava la ghiaia e il prato,
innamorato
d'aria malarica di palude.
Passava accanto a topaie,
cantine che sapevano di muffa,
di sale, di salumi.
Tentava la cattura
della rana dell'anguilla del granchio,
il ginocchio affondato
in palustre melma,
lubrica e accogliente, possessiva,
tiepida.
Ignaro,
felice,
senza lessico per dirlo.
carezzava la ghiaia e il prato,
innamorato
d'aria malarica di palude.
Passava accanto a topaie,
cantine che sapevano di muffa,
di sale, di salumi.
Tentava la cattura
della rana dell'anguilla del granchio,
il ginocchio affondato
in palustre melma,
lubrica e accogliente, possessiva,
tiepida.
Ignaro,
felice,
senza lessico per dirlo.
Le venture svicolavano, segrete,
per meandri morbosi,
l'inguine urlante di chissacché.
per meandri morbosi,
l'inguine urlante di chissacché.
Astioso muso, soddisfatto broncio.
Era la vita selvatica,
con avi sepolti lì vicino.
Era l’anguria, rossa di festa,
ingozzata per sfida,
con ardenti fauci succhiata:
una mischia, una gara di
acqua piscio e zucchero.
con avi sepolti lì vicino.
Era l’anguria, rossa di festa,
ingozzata per sfida,
con ardenti fauci succhiata:
una mischia, una gara di
acqua piscio e zucchero.
Erano i gatti sgozzati, la notte,
da enormi, orgogliose pantegane.
La matriarca, era,
che negli occhi infilzava
forbici
a galline e conigli;
sgozzava e scorticava
con dolcezza e grazia di nonna,
tutto un sapere di secoli
bisbigliato e rubato tra gli alari.
da enormi, orgogliose pantegane.
La matriarca, era,
che negli occhi infilzava
forbici
a galline e conigli;
sgozzava e scorticava
con dolcezza e grazia di nonna,
tutto un sapere di secoli
bisbigliato e rubato tra gli alari.
Compatto tribale branco
attorno a urla di maiale
e a cipolla con sanguinaccio.
Il sangue fluente, caldo,
su vasca di legno,
libagione
a preolimpici benevoli Lari,
benedicenti già prima di avere.
E i celesti occhi del bambino,
immobili,
da erotica sacrificale furia
ipnotizzati.
attorno a urla di maiale
e a cipolla con sanguinaccio.
Il sangue fluente, caldo,
su vasca di legno,
libagione
a preolimpici benevoli Lari,
benedicenti già prima di avere.
E i celesti occhi del bambino,
immobili,
da erotica sacrificale furia
ipnotizzati.
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Scritto da © redazione - Lun, 15/02/2010 - 14:08
All’Angolo, un'idea di Taglioavvenuto
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Scritto da © Franca Figliolini - Lun, 15/02/2010 - 13:32
Ares e l'amore
Io sono il distruttore di uomini
l'assassino
colui che è macchiato di sangue,
Ares, il brutale.
Non dio della guerra,
ma della furia cieca della battaglia,
dell'assalto alle mura,
del sangue che scorre a fiumi.
Voi, che rispettate Atena,
l'astuta stratega del combattimento,
esperta nell'arte di ingannare il nemico
e spingerlo nel precipizio,
e odiate me,
considerate questo se potete
: che io mai ingannai nessuno
e che spesso fui sconfitto
e anche deriso dagli dei.
E che è me che lei volle,
lei, la bellissima Afrodite,
infelice sposa del triste dio del fuoco,
mio fratello Efesto,
il deforme.
Si, io fui amato dalla dea dell'Amore,
e l'amai.
E con lei generai Armònia
colei che porta la pace,
la prima sposa.
E quale segreta trama si nasconda in questo
io non lo so
-ché il fato volle che fossi un bruto-
ma forse voi capirete
cos'è che unisce amore e cieca furia
e me lo direte,
un giorno.
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Scritto da © ventodimusica - Lun, 15/02/2010 - 13:27
Piccolo ricordo
Mi ricorderai
come piuma che vola su un fiume
come lampo caldo nella neve
sconosciuto profumo
malinconica nenia
come un giorno di pioggia col sole
carezze su mani gelate
voglia di stare in silenzio
dolce richiamo di vita
sussurri di promesse
mi ricorderai
melodia senza soluzione
in un tempo di luce dorata
senza parole inutili
e ormai senza dubbi
mi ricorderai
colorandomi accanto.
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Scritto da © Piero Lo Iacono - Lun, 15/02/2010 - 13:07
Ma la tartaruga non romperà mai da sé il suo scudo
Ma la tartaruga non romperà mai da sé il suo scudo.
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Scritto da © LePoèteClochard - Lun, 15/02/2010 - 12:46
Freddo-notte
Nessuno ha il tempo di congelare il suono
ed è baccano sulla porta lucida
del silenzio di questo freddo-notte
ed è baccano sulla porta lucida
del silenzio di questo freddo-notte
Cancella tutti gli alibi e quest'effetto fata
esplodi, o sole denso dalle mani sporche
e facci fuori tutti, senza distinzioni
siamo i tuoi inquilini peggiori, facci fuori.
Il vuoto si confonde con le menti,
i baci, i corpi, il peso del petrolio
sul cielo ormai appassito
e le sue chiazze chimiche.
Seduti sulle pareti lisce
di quest'alambicco
scivoliamo nella tua bocca,
freddo-notte.
Le ossa trasuderanno il vino
non ancora smaltito
e sentirò i tacchi spezzati
delle donne che ho tradito.
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