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A francaf (Il lavoro del sole)

Hai tu il mio verde scrupolo di luce, Marzo,
con i giorni giusti alla ripresa: quella delle cose
che mai cessano la nascita
e delle altre che rientrano dal lago del sonno.
 
Come le vele escono dai ricoveri, al respiro riaperte;
come ritornato dalla più breve pesca notturna
sarà il lungo sole:
 
che gran lavoro farà lui per me!

Ricomincio da due versi

Ricomincio da due versi.
 
Centrifuga di sensi
senza ritorno, a rallentare
in immagini
a scollare.
 
Sono io,
sono stato.
 
Quel che l’ombra sfuma
a brandelli inumiditi
ricordi di foglie sembra
turbinare.
 
Fotogrammi di gente inerme
che ruba istanti. Santi, inchiodati
ed alti, sopra fragorosi salmi, spasmi
di pensieri sparsi.
 
Arsi.
 
Come un bisogno insano d’incendiare
secondi su secondi e mondi, e frasi,
e sentieri di pozzanghere. Di sole che
non potrà mai asciugare,
per il freddo lontano,
sul sogno d’ognuno, vicino,
a tratti irregolare.
 
Freme la voglia, la soglia del sempre e da sempre del
tornare.
 
Breve, come un tratto di penna
s’un foglio muto incede
d’inchiostro bianco su muschio stanco,
d’orme incerte, aperte,
su frasi, parole, statiche,
emozioni.
 
E sono io
e le mie illusioni.
 
Sebastiano Infantino
13 febbraio 2010

Non ho finito le Centurie dell'Ago, nell'Anello Diciassette

 
(Ineffabile gravità)
.
Ho le nuvole negli occhi
e parole lunghe nelle dita,
legate al filo rosso d'una lama

Piove

Nascono vapore
miliardi di gocce
si aggregano si urtano
ingrossano si separano
da acquerugiola ad acquata
precipitano a terra
a farsi effimeri birilli
su un tappeto liquido
 
tticttictticttricttrictitictatactoc
toktoktaktak...
 
ogni grano di pioggia
cade da un lontano diverso
con una proprio massa
un peso
colpiscono
questo quello e l'altro
naturale o manufatto
come martelletti
d'un pianoforte celeste
producendo suoni tali e tanti
 
pof taf ten tin ten toc tup top tip
doing boing...
 
consueti o ignoti
per orecchi sempre nuovi
a carpire l'assoluta armonia.

All'intrasatta

                             A Gil e OrmedelCaos
 
io non avrei voluto niente
se non
qualche ripido pensiero da scalare
con parole consone
cesure appropriate
e ardite allitterazioni
 
lasciando al bianco il compito
di ricostruire il senso
ché io non ne ho nessuno
e non ne voglio
 
caducità è vertigine
- e bellezza -
ca schioppa all'intrasatta dint' 'o core.
 
 

A letto, di notte

Non c'è luce sufficiente
non vedo i colori
solo suoni in una nebbia indistinta
che si attacca alla pelle
viscido guanto di noia
 
Notturna sublimazione dell'angoscia
ti vedo ti vedo
disincarnato hai perso la
tua morbida immagine
 
voglio toccare
sentire sotto le dita le forme
del corpo e invece
 
silenzio
 
improvvisa interruzione del ritmo
solo pulsante il mio respiro
lenzuola intorno al corpo
e sudore
 
Questa notte di nuovo
questa notte di nuovo solitudine
 
 

sanguino

Magari fossi capace.
Darei uno strappo al tormento,
a questo desiderio
del desiderio che non tocco
io che non so più
quanto ho pianto,
quanto ho riso,
nè quante stelle brillavano
in quel claustrofobico mondo
 rabbioso e proibito
io inciampo
in ricordi claudicanti
e stasera sanguino
 

Se ascolti le sirene

ti da quel sottile piacere che
procura scappare quando
ti vogliono acchiappare
nasconderti in anfratti
quando lentamente s'avvicina
quello che silente ti cerca e
senti farsi lento, lungo il respiro
quasi un soffio, poi liberatorio
esplodere quando decidi di svelarti
correre a far tana, liberare tutti
avrai la gioia che squassa il petto
e sfinito conquisti la postazione
inseguire quello che non hai
sempre più veloce meno l'avvicini
desiderare appena di sfiorarlo
insicuro raggiungerlo
immaginare di possederlo tutto
non avendolo mai davvero
tra le mani calde dal desiderio
sentire un brivido seppur mai una volta
l'hai avuto, l'hai conquistato
volerci provare sempre
continuamente, ancora e ancora
e quando ti cadesse in braccio
carezzarlo dolcemente come faresti
con una lieve farfalla o gracile fiore
cullarlo e seguire gli occhi che
sanno cercare un orizzonte nuovo.

senza sacrifici di tempo

...l'estate era ancora lontana, continuava  la fredda insistenza del vento, ma a volte  febbraio ci  regalava delle giornate uniche che non potevo lasciar passare senza un diverso coinvolgimento. allora  mi capitava di camminare per ore e ore. scendevo sul sentiero che portava alla salina e mi piaceva farmi abbagliare dai riflessi accecanti che il sole  creava sulla spianata bianca. era come se mi cancellasse tutti gli affanni in un lampo d'assenza. poi la spiaggia si riprendeva i suoi contorni e la fotografia che ne ritagliavo era pregna di quell'odore di giorno sciolto, senza sacrifici di tempo.un caldo giorno di febbraio, unico e vissuto,  senza sacrifici di tempo...
 
 
 

Luogo affollato

Per gli innuverevoli occhi
negli incalcolabili specchi
viviam
senza guardarci
o toccarci

Perdendoci
poi assenti
in quel luogo altrove
sì troppo cercato
e tanto amato
da rimaner
dannatamente affollato

 

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