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Quindi, vai.

Che cosa conduce
le frange del tuo costato alle brume della strada?
 
Il commiato
 

Letto

ti scivolo dentro, adesso
accoglimi che è stata dura
ho visto fatto detto aspettato
corso dentro e fuori dai pensieri
sciolto e allacciato stretto laccioli
per farmi al meglio e condurla
qui con me nel tuo abbraccio
di seta fine di colori tenui
non è bastata la passione
la forza né la poesia
poi è andata via e
solo allora adesso
sarai tutto mio
consolami.

Ti ho vista sul 36

 
Renato è il sorriso del nostro corso:
 
é dentro di me
afrodite
quando ti vedo
quando mi parli
quando mi guardi.
e quando
rassettavi la gonna
sulle gambe
era azzurro il cielo.
quando ti avrò
tra le mie braccia
mia musa
e bacerò
le tue labbra
come un frutto
maturo per dissetare
il mio eros ?
siamo scesi
con occhi di sole
e sul tram
abbiamo dimenticato
gli ombrelli pioveva
bagnata eri ancora
più bella.
quando si ama
che importa se piove.
 
renato finotti.
 

Via dal recinto.

Da sempre desideravo, voluto, un chilometro di mondo tutto mio, per spargermi e disperdermi, invadere, tutta la meraviglia là fuori. Fantasticare attorno a qualsivoglia stimolo ti sfiori, t’impatti, ti sussurri o gridi. Colori, rumori, motti che fanno sempre sorridere gli adulti, che si dilungano poi a commentare sulla tua intelligenza, arguzia o scempiaggine manifestata appena, senza sospettare un minimo per vedere, casomai, fosse esibizione infantile, o frutto di una tattica per attirare la loro attenzione. E avvertivo che potevo accedere a qualcosa di più, soltanto se profittavo dell’infanzia, alle quale, era palese, con la famosa locuzione: se non fossi così giovane…, veniva concesso moltissimo. Perché poi cresci, in casa dove regole  familiari, convenzioni, necessità sono stampate  e le porte si chiudono ogni volta che hai voglia di andare. Nella scuola, in un’aula, dalle porte guardate, aperte e subito chiuse dietro di te, quasi potessi fuggire, chissà dove poi, se tutti erano, sono, d'accordo bonariamente o meno, di riportarti a casa. Allora, una volta dentro, cercavo alla finestra, dalla finestra il mio veicolo preferito, la fantasia, su cui volare via lontano. Viaggiavo lunghi minuti via da lì : ..lavavo il ponte della nave dell’Olonese (bellissimo nome) che mi consegnava un daga al merito;…… rientravo, rincorso dai gendarmi, nella Corte dei Miracoli, mostravo la bellissima collana rubata, ero compensato con una moneta d’argento dal lenone… e, infine, quasi sempre finire, inopinatamente, costretto tra muro e lavagna. Grida e scappellotti al ritorno a casa, la solita predica sul senso di responsabilità, sulla fortuna di poter andare a scuola, anziché già al lavoro come tanti coetanei.

giocoleria

 
non parli
 
stupido stupore di un giocoliere
che non afferra più le sue figure
che perde il tempo
l'infinito, i bottoni
e le sue bolas
 
principiante
tu non parli
ma lo farai
 
non terrò a freno il canino
aprendo il pugno stretto
ti mostrerò
dove erano finite le tue palline
 

Giovàccito

 
Evoca immagini da fiaba
Lastricando parapetti lunari
Come le trite parole di Saba
Aprendo agli occhi nuovi scenari
 

Filastrocca delle stelle

 
Ci sono cose
belle e assai più belle
che stanno lì
in bilico
tra le amate stelle
e aspettano soltanto
di farsi aria e vita
seguendo la dolce scia
del desiderio buono
invocazione
che dal cuore al cielo s’alza
e dall’azzurro
si fa fiore e terra.
 
tiziana mignosa
gennaio 2010
 

In cerchio attorno al bisonte

Adesso, che l'ora si è sfatta
aspetto di assaporare
i profumi della cucina
nascosti ai piaceri arresi ai sensi
arcaici, senza proferir parola
illuminato tagliavo in diagonale il salame
e la zucca cuoceva lenta al forno
i profumi, si spalmavano nei pensieri
e la fame, arrivava imperante a tavola
Alce Nero lo sapeva,
non era solo un sogno il bisonte bianco.

La spesa

I robot si scassano
ammiccando,
in fila alle casse,
a scampoli di morositas e mon chéri,
estenuati
da brusii di desiderio vacuo
senza potenza.
 
 
Allora
meglio trasformare le catastrofi
in occasioni
trasandate e spavalde
 
 
sale giochi
per bimbi parcheggiati
da dei eclissati e distratti
 
 
far esplodere strutture
fuochi fatui di cancredini
 
 
e cantare fra
dharma salsedini e filetti di alici
marinate.

Finché

Finché ti volti e vedi
immagine riflessa senza volto
chiediti cosa trovi in me di caro
sciogliendo i nodi della tua coscienza
che stretti ancora ti danno tormento
libero infine
con ali senza piume
potrai dirmi la parola che non dici.

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