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Charlot

(la tua magia è fumo
che vola sul tempo
fra palpebre d'aria)
 
l'ora si fa elettrica
nel cielo di una risata
 
 
© flymoon

Farnetico di te

Ti nutro
di abbandoni
di suoni ovattati
nutrimi
di carne
di un manto di crema
di caldo teorema di peli
farnetico di te
che mi sveli
dove abbrancare
il tuo fuoco di onde
dove gettare
il mio stupido incanto
che famelica furia
nasconde.
 
(febbraio, 2009)

...grande una vita e più.

Qui trovo e trovavo sempre
dei sensi non smessi la pace
cunicolo tana covo cuccia
dopo la fuga da realtà grevi
oppure volo verso ameni
spazi riservati esclusivi.
Più su nella vita
angolo solingo per sognare
immaginare desiderare
carezzare impossibili voglie
di presenze ancora negate.
Poi campo di marte dei sensi
triclinio per la mensa d'amore
talamo e confessionale dei se
dei come e perché ero lì con lei.
Era è e sarà ansa golfo porto
dove approdare al termine di
cosa viva vibrante o sfibrante
cercarvi o trovarvi conforto
o salpare per il viaggio ultimo
dal quale nessun torna.
 

Geroglifici

200

Nessuno riesce a decifrare veramente
gli arabeschi che delineano il contorto albero
scalata che a suo tempo
hai scelto di esplorare

accecanti orditi su trame d’umidi silenzi
frutti dalle succose promesse
tardano ad arrivare.

Regina di scintillanti sogni
di polvere e dimenticanza è il regno sull’aguzza terra
buccia rossa come l’ape al miele

virile folla
quattro occhi e quattro mani
sorvolano il fardello sulle tue spalle
invisibile sacca colma di lancette senza pile.

tiziana mignosa
gennaio 2010 
 

Non ancora

Un’ennesima notte
ha soccorso quest’uomo
Ha trascorso
tra corse
i suoi riposi e pesi
Un ultimo sogno
coperto
da tre fiocchi di vento
ed un sole sperato
Ed ora
accecato di vita
ci si accinge
lentamente
a lasciare un uscio
decidendo
di non morire
non ancora
per ora

 

Un altro giro di pista?

Fermati.

Che senso ha continuare la corsa
ora che sei arrivato alla meta?
Il nastro del traguardo sventola ancora
come un trofeo appuntato sul tuo petto.

Non ha importanza l’ordine di arrivo.
Non serve misurare il tempo impiegato.
Hai partecipato alla gara, perché insistere?
Fermati ora, respira.

Se solo le gambe ubbidissero…

Cuore senza voce

 
Il mio cuore non ha più voce
non brilla il suo diamante
annegato nel silenzio.
Vibra stancamente
trascinato dagli eventi
che lo frantumano
in miriade di cocci.
Corvi attendono impazienti
di cibarsene a sazietà
ma lui resiste
nel ricordo sbiadito
di quello che è stato.

eri dolce bugia

contenevi in cerchio
lei, esile,calda
languida e sfatta
 che sul nuovo di filava.
 ma pur se notturna fonte
eri tremula su ombre
giganti ,mai riposanti
 davanti a pietre ghiacciate
spogliavi la mia gioventù.
 donavi sogni riflessi 
su occhi rossi
e attonite dita
rosso riflesse.
  la musa
 stava supina o prona
smaniante
e tirava le riga
confusa 
sui suoi versi. 

Laboratorio di Poesia

Avviso ai poeti naviganti in Rosso Venexiano

Per rendere più magico l'Incantesimo e farvi sentire più partecipi, dal 14 febbraio prossimo venturo (data puramente causale) compariranno nel Laboratorio alcune poesie scritte da voi e (proditoriamente) commentate da me.

In più (Udite! Udite!) chi volesse potrebbe cimentarsi  (e aspettarsi una recensione) sul tema proposto di volta in volta.

Grazie a chiunque approdi se pur temporaneamente a questi lidi.

Maila Meini

redazione RV

tag: Incantesimi lab

le poesie potreste scriverle ispirandovi a questa citazione di Jerome K. Jerome:

"È una strana cosa il letto, questa imitazione di tomba, ove adagiamo le membra stanche, e sprofondiamo quietamente nel silenzio e nel riposo".


in sottofondo Love In The Morning di Ennio Morricone, colonna sonora del film Lolita

Autodafè

Luna, tu che fuggi via.
Tu che il mio strazio ascolti
urla a Cristo adesso
che riaccenda la tua luce spenta
per favore.

Il mio cuore

strappato via lentamente
dal profondo di questo taglio
mai più, il mio domani altre notti
vedrà.

I prossimi sentieri per voi

saranno rosso demonio
troverò selvaggi mattini
e tornerò da voi
per maledirvi.

Di nero mi si accusa

e di un raggio rubato
dalle nere bestie
sanguinanti di Cardinali Uffizi
io muoio.

Gettate i vostri cuori
e non piangete

e voi che guardate laggiù
rispondete con urli di rabbia
che non sian peggio
dei miei latrati.

Cosa esigete dai
gatti neri?
Che i galli sputin sangue
sulla nera sabbia?

confessioni mie strappate.

Supplizi miei, urlati,
ma il coro langue
e le paure che strappano le carni
ai cani, voi gettate.
 
Travaglio di dolori in questa stanza
scura di pinza e garrota.
Il fiato che manca
allo strazio non mi uccide ancora
e non svengo a queste catene.

Dolore e fustigazione a ferro e fuoco
e io brucio dentro.
La morte, unica amica,
da Santo Ufficio frustrata mi cerca.

Dal carcere alle torture

mai bando fu peggior galea
pena e morte più che mai voluta
alimenta il rogo del vostro dio.

Processione di giustizianti che siamo
noi dannati.
Il Santo Uffizio erige a noi l’impalcatura del fio.
Pregate il sermone e che

si faccia presto più che mai.
Io lodo l’Inquisizione

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