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all'inferno

nodi vuoti
vuoti d'aria
è un cilicio questo digiuno
una penitenza
ho i vermi nella pancia
cinghie e corde
alla vita
alla coscia
un dolore costante
è un corsetto di filo spinato
 
tutto
solo
per finire all'inferno

sursum corda

una bestia nella bestia
sul nostro sterrato
 
striscia.
 
 
s'invischia 
sull'innocenza
ha polvere patria
e non poggia su l'atlante
ma su spina
vaga cercando
e semina d'oro dorato
e noi suoi schiavi.
 
...urla essenza...
 scioglimi il cappio...
 
 
glottide in tempesta
il nero attiva
e sprofonda
 
 
come orfani in  secca
al limite
di uno tsunami
 
bruciamo...
 
una voce ri-chiama
 
al di la
di ogni umano sentire
per non dimenticare
che si può sempre
nel duro cammino
fermarsi
nella sua luce

Lettura di Ezio Falcomer, testo di Manuela Verbasi

 
 
Mi piace questo elemento aria, questo vento, che invade un vissuto, sconvolge e fa galleggiare gli oggetti, li feconda, polline, e il rapprendersi in fine della materia nel liquido più forte, nella fluida ma densa unione
Ezio Falcomer
 
 
Cose così [ora c'è aria]
(Scritto da © Manuela )
 
Abbandonato dietro la porta d'una stanza
il letto è un campo di spighe a scivolarci vento
silenzio del senso nei sensi e dentro iridi
rapaci di verde trattenute piano dal respiro
distanze perdute in una tenda leggera
fra premure e paure avvedute che ora c'è aria
tra le mani carni e odori a rimembrare
d'aver vissuto i lividi d'uno sguardo che piove
acqua da bere amore amore dalle tue mani
 
   

Editing: Anna De Vivo

Mia signora

Ehi mia signora
che spacci droghe e sogni
ti cerco ancora
nudo al tuo mercato

Alla palestra della disobbedienza
la vanità è riscossa
ho visto donne piangere d'amore
qualcuna un po' più stolta
per delle scarpe nuove
invece tu, rannicchiata e scalza,
piangevi i morti di questa sciocca danza.

tra le tue mani baci appallottolati
che non arrivano a fine mese
e passi incerti
e un letto incerto

ehi mia signora
dea metropolitana
bellezza sporca
pozzanghera gitana
di libertà

Hai visto uomini diventare vecchi
neanche trent'anni
ma già scavati e stanchi

e luci accese sugli occhi di chi soffre
e calare il buio su chi vivere amava.

Nello sfavillio di lacrime fecondate dal sole
il plotone d'esecuzione si chiama intolleranza
e la luce che bacia coltelli e pistole
quasi ti fa amare quel metallo che ti uccide.

La tua colpa è la loro discolpa
al mercato dei vinti c'è sempre chi compra
disperazione. Disperazione.

Signora Morte,
padrona di ogni tempo
e di nessun cuore,
di nessun cuore.

Cecile

Cap. 10- Cecile

Treno delle otto e trenta da Palermo. Solito etching razzista del solito controllore merdoso. Biondo, alto, occhialini da idiota, sguardo da pesce lesso. Un’uniforme verde insignificante che, evidentemente, gli conferisce superpoteri da sceriffo. Non fiata mai ma, quando si trova al cospetto di un extracomunitario, fa la voce grossa e cerca ogni scusa per incularselo. Treno delle otto e trenta. Due ragazzi marocchini sono su una panchina, oltre la linea gialla. Il borgheziofilo li insulta e chiede loro preventivamente il  biglietto. Il più giovane ce l’ha, ma il borgheziofilo non si arrende: la scritta è sbiadita, si intuisce la data di oggi, ma non si legge la stazione di partenza. Cazzo! Siamo a Palermo ed è il capolinea.

Sguardo terminale

 
Sua madre disse
ti cerca, dopo tanto silenzio
e due figli ognuno da altri
strada lunghe polverose le mie
anfratti bui complici i suoi
e semmai mi ricordai di lei
sempre fu il suo sguardo
infantile e inquietante
di occhi troppo grandi
a riportarmela.
Azzurri o verdi non ricordavo bene
forse entrambi a seconda dell'ora
e penetranti ingenuamente fondi
lì inchiodati in mente
da quando lontano andato
che un nostro amore non pareva dato.
Dice sia malata spero niente
così l'ho vista
minuta delicata più d'allora
e gli occhi enormi più grandi pare
belli anche ora circonfusi d'ombra
di nebbia attraversati e mesti
ma dentro ,in fondo, arrivano ancora.
Mi regala un sorriso dalle labbra esangui
mostra tutta la pelle più di sempre bianca
ha le braccia massacrate e lieve piange
un lampo m'acceca una fitta mi trapassa
mentre sussurra piano dice lenta
se me ne hai voluto e me ne vuoi ancora
vado via contenta.
 
 

Sguardo impossibile.

Due fiamme verdi anzi no viola
neri si neri
quella notte al parco
puntati fissati in quelli miei blandi
e le labbra a taglio di rasoio.
Le foglie riproducevano
il tremore ovattato delle mani
affondate nelle tasche
muto sordo esterrefatto come un sasso
che a calci fai rotolare ad ogni passo.
Adesso è il tempo giusto per capire
far quel che devo crescere imparare
non è più tempo di ridere e ballare.
E passava ancora un nero bastimento
di una ciurma di laidi equipaggiato
un saluto spiccio un salto e addio passato.
Mentre all'orizzonte me ne andavo
trapassato sentii una fitta nel costato
quella smorfia che in faccia avevo stampato
per garantirmi un fiero commiato
s'appese ai lati della bocca
seguì un sussulto e bruciore agli occhi
d'improvviso mi sentivo stanco
le guance si rigarono di pianto
che invero non è mai cessato.

Sguardo ammaliatore

 
M'hai legato con un vinco
al tutore ch'è il tuo guardo
sensuale elettrizzante
quel tuo modo di mandar segnali
di tra le ciglia lunghe
ventagli orientali
a custodir bellezze.
Tutte promesse inventate
buste contenenti speranze insulse
che aprirai sorridendo
di non spender nulla
per far felice alcuno.
Hai innescato uno ordigno terribile
che solleva un'onda anomala
di emozioni desideri irrefrenabili
che si appagheranno soltanto
con un si o forse un poi
giammai con un mai.

Blu notte senza luna

Me ne sto qui nascosta
dentro al tuo maglione XL
blu notte senza luna
così enorme sulle mie spalle
penetrante nella carne

Tutto quello che sei

Tu sei il finale giusto
d'ogni mia scena
L'inizio
di ogni frase che finisco
e non conosco

Tu sei il mio bosco
dove camminano

tutti i pensieri miei
tra temporali brevi
e reali

Tu sei l'arrangiamento nobile
di un mio plebeo componimento

scarso
e davvero scarno

Scavo

e ti scovo
dentro di me
 
Tu sei l'aurora
che ogni mio tramonto sogna

Il crepuscolo

per tutte quante
le mie albe stanche

Tu sei l'invidia

L'invidia dell'anima mia

da quando
non è più primadonna
per te che sei
tutto quello che sei
 

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