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Nuovi angeli

siede sulla grata d'areazione
ai piedi della falesia metropolitana
formicaio vetro e acciaio
regalmente assiso nella postura del loto.
ciglia rasate e palpebre come valve
chiuse, di taglio esotico
bistrate in tonalità d'azzurro chiaro.
pelle ambrata senza età
spunta dall'abito consunto
in mille piccole rughe.
è congenere e alieno
al fluire apparentemente caotico
che lo aggira lo supera va oltre.
attira magnetico quasi avesse
un'aura che lo pervade a nudo per
l'assenza di beni evidenti, soltanto
una ciotola di legno poggiata a terra
consumata dal lungo uso.
poi scompare e lo sguardo lo cerca
al suo posto resta un cartone azzurro
gualcito dall'impronta sedile
sul quale campeggia l'acronimo
TWA.
 

Traggo diletto

Traggo diletto dal modo
che il tuo respiro in gola
s’arresta quando le mie mani
sul villoso petto indugian.
Un incendio, un desiderio,
un turbine di passione m’assale
quando la tua bocca sul mio seno gioca
o la tua lingua sul mio ventre danza.
In Paradiso volo, se con la tua
sfreghi la mia coscia
e con le dita la mia femminilità
accendi, infiammi, tormenti,
godo del travolgente amplesso
che l’ardor consuma,
infine all’oblio giungo
e poi sfinita al tuo fianco m’acquieto.
 

 

all'alba

cosa faresti
 
Cosa faresti
se ti svegliassi all'alba
mi guarderesti
schiudendo occhi corvini
con luminoso sguardo
 
pensando a un tratto
al tempo scorso insieme
ai bei momenti
aurora dell'amore
che tinse i nostri cuori
 
unite adesso
onde avvinghiare il fato
in questo borgo
quest'anime gemelle
un tempo forestiere
 

[Renga] Copyright © Lorenzo 26.1.10

Karen

 
romanza
colpita affondata,
tu regina di ogni goccia
in favola imbuto
di trasparente stalattite.
Sognando sillabe
mi frammento 
eterna roccia.
In te  dolorosa ancora.
mi sporgo su rara
visione d'incanto
tu che sai fare tutto,
con dolce  amore,
ad ogni  duro colpo
un attacco, un vivo sistema
che fletti in resistenza.
Ad ogni silenzio  mio fosco in te
cerco lanterna.

Si paga sempre il pedaggio al casello (per ogni sogno, ogni moneta, per non guardare le stelle)

Anche i poeti
(si, esistono ancora
strane, goffe creature)
pagano pedaggio al casello.
Ogni sogno è monetina
raccolta per ogni pensiero
ogni sbaglio, ogni "potrei".
 
«L'autostrada è chiusa
non attraversa più tele di ragno»
dice il cartello appeso
da spacciatori di sogni,
sotto manganelli appuntiti
di celerini e nani da circo,
cardinali in sottana rossa,
principi d'Inghilterra
e troie di regime.
 
"Remember, my baby"
ogni principessa Diana paga la morte
per ogni pagliuzza d'oro,
le parole, in contromano
sono rantoli di noia.
Cosa rimane? Ditelo, (voi che sapete)
oltre il vuoto appeso
alla parabola del grande fratello.
 
Forse strisce di crema,
cotillons di dubbi, fondotinta,
e tette al silicone.
E la vigliaccheria -ostinata-
di chi non sa guardare
oltre il velo scuro
che nasconde l'ultima stella.
 
Inutile, non cercate!
 
I cortili non hanno
grida di bambini
ma il lezzo immondo di vite
lasciate ad aspettare.
 
---

Viandante

In sella
ad un brado tempo

sto dritto
ed attento detto
Tema
d'una trama vita
in viatico
mio sentier selvatico
Fiato
fatto di fiato e frutti
sorti
già lì immaturi e intatti
Salvatemi
voi che detenete
il resto
che di me temete
Son mete
d'un viandante e moti
immeritate
da quegli ondosi mari

 

Delle sante vergini collassate sul mercato delle indulgenze

Ero seduto
sulla pietra del XIII miglio
della via del sale.
Leggevo di Zaratustra
con uno stuzzicandenti
come segnalibro,
quando passò una donna
procace e senza
un indumento
che non oso nominare,
mutande.
Vendeva il suo corpo ai militari
per far del bene,
mi disse,
per piacere,
mi confessò,
ma son vergine diceva
e santa.
Le chiesi allora
la ragione,
passando il capitolo
del Dio morto
e lei sorridendo mi rispose,
che un vescovo
le aveva venduta
l'indulgenza.
Mi offrì il piacere
senza pagare,
ma rifiutai
provocandole delusione.
Guardammo passare
da quelle parti
comari presuntuose,
ciarlavano di poesia
e di emozioni,
lei mostrò loro Neruda
sulla chiappa destra
e ruttammo su quelle donne
la nostra irritazione.
Collassammo
allora
insieme
che il sole era al tramonto
collassammo
sotto un cielo di piombo fuso
che colava pioggia
sulla nostra
eterna delusione.

Il barbone inconsistente.

 
mi chiamano barbone
non lo sono.
non mi cresce neanche più
rada spinosa
come quella d'un cane
incrociato col procione.
si è vero bevo
vorrei veder voi con quello che...
bevevo anche prima lo sapete
per stordirmi non pensare
che non ero all'uopo acconcio.
lei voleva questo e quello
me brillante intraprendente
ed io ero soltanto capace
di leccare il suo sudore eccitante
di quando tornava dalla corsa
insieme a quanti come lei
spendevano la vita
a fare niente.

Elucrubazioni di un barbone

Stefano Franco del mio corso si è calato nei panni del Clochard:
Quasi la felicità.
Ho gli occhi chiusi e non oso aprirli, probabilmente fuori di me nevica.
Non sento nessun rumore, fuori tutto è silenzio, dev'essere notte fonda.
Non ho più freddo, anzi un buon tepore sembra abbia preso possesso dell'interno del mio guscio di cartone, con tutto il suo contenuto; ma non devo muovermi perchè ogni spazio intorno a me è gelido.
La fortuna è dalla mia parte, anche la mia posizione sulla panchina è perfetta. Sono sdraiato così bene che non ho nessun osso, né giuntura, né muscolo che dolga.
Mi sembra di essere una polenta versata ancora un po' liquida dal paiolo, che mollemente si è allargata conquistando quanto più spazio ha potuto intorno a sé.
Anche per questo devo stare fermo, una benchè minima modifica della posizione potrebbe essere dannosa; sò ben'io quanta fatica ed esperienza ci vuole per raggiungere questo equilibrio.
Stà andando tutto così bene che non sento nemmeno le lamentele dello scheletro che di solito protesta per le spinte ricevute dalle dure assi della panchina, amplificate dalla innaturale posizione che forzatamente devo assumere mettendomi a letto.
Mi ricordo quando ragazzetto andavo al mare; la spiaggia tutta sassi; forse proprio lì appresi i primi rudimenti dell'arte di sdraiarsi su superfici, percosì dire, scomode. Però allora almeno non avevo freddo.
 
Cominciano a venirmi dei pensieri.
Per uno come me stà andando così bene, che se cambia non può che peggiorare.
Una vecchia canzone napoletana dice che sempre storta non può andare; ma neanche sempre dritta, aggiungo io.

Il tempo buono

 
è tempo buono questo
per vivere una stagione nuova
ha cosce e seno di pane bianco
soffice profumato appena sfornato
un sorriso accattivante complice
una voce sommessa appena un alito
quando ti abbraccia e sfiora il collo
e ti racconta della vita che corre via
di quanto lunga sarà da oggi ancora
sa far da dio l'amore lieta e serena
e dopo una sua sigaretta e un goccio mio
aleggiano indifferenti discorsi di poesia
musica prosa politica e religione
finché il ticchettar dell'ore non dice
è tempo.

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