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Nucleare? No, grazie!

avevo scelto Chioggia così, per amore
della sua laguna, del sale del suo mare
ma provo una fitta, un dolore forte al cuore
se penso che ben presto sarà nucleare

sulla darsena di notte mille e più fiammelle
danzando brilleranno come nei cimiteri
moriranno per l’invidia anche le ultime stelle
e i pesci sembreranno tanti corazzieri

il progresso insulta e chiede anche questo
voglio tornare indietro, ritornar bambino
assaporare ancora del mare tutto il gusto
brindando alla natura con un bicchier di vino

vorrei qui ricordare ai potenti che il volere
di tanta e tanta gente aveva già bocciato
quest’ultima ingiustizia e con il nucleare
la natura rivoltandosi vi manderà al creato!
 

Sott'olio

Perché non mi porti dove 
terminano le onde
e la fine del giorno
si veste di colori
e brucia aria e pensieri?
Perché non mi chiedi
qual è la mia casa
e se ci soffoco dentro,
se sono un topo in gabbia
avvezzo all'artificio?
Perché vorresti mettermi
in scatola come si fa
col buon tonno?
Perché conservarmi
sott'olio e rimandare la fine?

27 gennaio 2009

 

so bene
che a gennaio
non fioriscono i ciliegi
né vedo papaveri tra i sassi
 
solo tramonti
di tramontana
 
so anche
anzi no
ne sono certa
che nel caldo ventre della terra
il seme è gonfio
 
tra un po' sarà marzo
amore

 

Tre anch'io

volge la sera
il volto calmo bruno
verso il cuore
 
 
inizia l'anno
soffiando agghiacciato
vento lontano
 
 
il bucaneve
aprirà nella coltre
la vita nuova

Aspettandoti

Aspettandoti
perché sei il mio pane
la mia nicotina
l'argilla che le mie mani formano/sformano
indiscrete
 
perché sarai lì e basta
 
e ti guarderò
da sempre straniera, da sempre conosciuta.
 
(febbraio 2009)

Nascosto starò nella rosa

finché non avrà inghiottito
il tempo osceno il suo grido
nascosto starò nella rosa
azzurra della poesia

 

perché non intacchino
i veleni del mondo
la bellezza del cuore
 
 
© flymoon

Tre Haiku

Labbra perfette
una sera qualunque
muro in silenzio.
 
 
Luce sul viso
improvviso e cosciente
due mani un suono.
 
 
Gatti sul muro
colorato di suoni
cade il silenzio.
 
 
 
 
 

E le labbra

E le labbra
e il cavalletto di una moto
e una sera qualunque
 
catalizza il viso chi ascolta
improvviso e cosciente
di due mani un suono
 
accanto al muro
i gatti
cade il silenzio attorno.
 
È un io in due
due in uno.
 

Laslo

Era detenuto da quando le forze armate ONU erano riuscite a imporre un po’ di tregua in Serbia, più esattamente in Cossovo. Era stato un reparto di militari nordici ad arrestarlo, su segnalazione di un gruppo di donne, in un piccolo centro musulmano/cristiano, distrutto dalle milizie nazionaliste serbe. Alla periferia del villaggio esisteva, da secoli, una bellissima chiesa ortodossa con annesso convento di pochi frati e lì s’era rintanato e da lì fu stanato, su istigazione dei contadini che, a modo loro, intesero allontanare il pericolo che andavano affrontando. Periodicamente, nel corso della snervante sanguinosa guerra domestica, lui, faceva incursione nel villaggio, catturava ragazzi e specialmente bambini musulmani. Sempre solo, armato fino ai denti, sfrontato arrogante, che gli uomini abili del paese erano alla guerra o alla macchia. Neppure i frati del convento, intervenuti pietosamente, erano riusciti a fermarlo. Catturava i giovani maschi con la minaccia delle armi da fuoco, che aveva abbondanti, legava loro la mani dietro la schiena col fil di ferro, li portava nella legnaia del convento e, con un rito che aveva della follia, tagliava loro la gola, buttandoli poi sulla strada. Si faceva consegnare cibo e bevande, tornava nella boscaglia fino alla successiva razzia. Mai con commilitoni giovani o anziani, lui poteva avere vent’anni o poco più. Vestiva l’uniforme slava con insegne di reparto e grado, delle quali pareva fierissimo. Si era saputo di altre atrocità commesse dai serbi, stupri, mattanze di gruppi interi, sepolti poi in fosse comuni, anacronistiche rivendicazioni di sovranità perdute nel medio evo o ancor prima. E la componente religiosa a far da catalizzatore quando non possibile una motivazione più accessibile, specialmente alle popolazioni marginali dell’agricoltura e pastorizia tradizionale, più disponibili alla pacifica convivenza pratica, interreligiosa e interrazziale. Si chiamava Laslo: una cariatide assurda, solitaria e introversa, determinata a distruggere quelli che dalla propaganda politica erano stati indicati come figli del diavolo, oppressori, aggressori, anticristo e via delirando. Dagli interrogatori cui venne sottoposto emersero sconcertanti particolari sul suo addestramento, come ardito incursore. Completamente plagiato politicamente e moralmente, sentiva la sua missione altamente patriottica, liberatoria dall’odiato turco-albanese e mussulmano che calpestava la santa Serbia Cristiana. Dunque, perché i giovani maschi? perché non si riproducessero; perché quel modo barbaro di uccidere? perché sono dei maiali e così andavano uccisi, secondo l'usanza. Al campo scuola i giovani più promettenti facevano pratica su giovani porci. Gli animali venivano immobilizzati legandoli e poi gli aspiranti combattenti si ponevano a cavalcioni, con la sinistra afferravano saldamente il grugno alzandogli la testa e con la destra, armata di coltello affilato, con un colpo netto gli aprivano la gola, da guancia a guancia. Poi i porci finivano alla mensa truppa.

Sguardi

sguardi ansiosi di occhi velati da liquidi cristalli
rimandano immagini di volti dispersi tra la folla
l’attesa di te finisce nel tempo che intercorre
tra la malizia del verde di due occhi di giada
e il nero fuoco del mio sguardo che li incrocia

ora si asciugano le lacrime represse per ritegno
l’amore dimentico è perso nel volger di un attimo
come in un gioco di specchi che si riflettono
così occhi diversi raccontano una nuova storia
dove l’attesa dura solo il cenno di uno sguardo
 

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