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Il neo

hanno fame questi occhi
che le mani sono mozze
per la lontananza
scrutano ogni angolo di te
cercando un neo come
un fiore sulla pelle
là in un posto nascosto
negletto e svelarlo a
nuovi baci e carezze
che ancora non ha avuto
che desidera perché
ora si mostra in tutta
la sua pudica bellezza.

Acqua alta

oggi non scrivo, dipingo i pensieri
chiudo gli occhi e sogno gabbiani e velieri
chiudo gli occhi e ascolto il respiro del mare
dei tuoi occhi ricordo solo il verde colore

[oggi non scrivo, il tempo uggioso
spinge alla noia, chiama il riposo
mentre attendo che ritorni la luna
ascolto le voci della laguna]

oggi non scrivo, dipingo i pensieri
chiudo gli occhi e vedo un mondo a colori
chiudo gli occhi e sento rumore di pioggia
tra mare e cielo il saluto di Chioggia

[oggi non scrivo, c’è acqua alta
i miei pensieri vagano in barca
nella laguna è rimasto un airone
ad occhi aperti non c’è emozione]

oggi non scrivo, ho sbiaditi pensieri
tutta quest’acqua ha sciolto i colori
ho chiuso gli occhi, vado a dormire
ma domani li apro e torno a sognare
 

La mia poesia

La mia poesia è in punta di piedi
sottovoce
in silenzio sull’altare delle parole
la mia poesia è
dal ventre spinto sulla schiena per cercarla
è come schizzo di sangue
raffermo sul vetro della finestra del mondo
e parla ai muti
ai folli e alle puttane sotto i ponti
la mia poesia è anche mia
anche del buio e nella luce eterna!

Fusi

Dev' essere una questione di ore
o di fusi
che soprattutto di sera m'arriva il sorriso
ma bene non so
Comunque t'abbraccio

Sotto l'ulivo una freccia

Era sotto l’ulivo la freccia
la freccia dello sceriffo di Nottingham.
Era sotto l’ulivo la tua bocca
il giorno della mia ultima paura.

Portami il ricordo
portami il ricordo vento
che di lei
non ho alcuna liquida figura.

Era sotto l’ulivo la freccia
dello sceriffo di Nottingham
e io ti chiamavo lady Marion
e tu mi parlavi di Sartre.

Non bastava la tosse
a farti smettere di fumare
quelle notti all’Avana
quando il Che raccontava le lune.

Era sotto l’uliva la freccia
Simone e tu sputavi
i deliri con una nota di Jazz
e non sapevi che ero
perso di te.

Sotto l’ulivo una freccia
Simone de Beauvoir
e tu a parlarmi di Sartre
e io a chiamarti Marion
per la mia incredibile
assurda voglia di te.

Notturno bolero.

Gli occhi oramai due fessure impenetrabili
i pugni serrati lungo i fianchi, le nocche livide
in piena apnea cerco di convincere il cuore
a pulsazioni rarefatte, a ritmiche sopportabili.

Così, stravolto, sul letto come in un sudario
attendo che il buio mi inghiotta finalmente
ma invano, il fiato sibilando fuoriesce
e il cuore riprende il suo solito cammino.

Con gli occhi sbarrati e dolenti fisso il nulla
che un buio dispettoso ogni notte mi regala
anche stavolta la Nera Signora ha perso
anche stanotte Morfeo attende inutilmente.

Le ore stancamente danzano il classico bolero
completamente sveglio partecipo alla festa
che Morfeo attenda, c’è tempo per la notte
balliamo Nera Signora, ti ho fottuto ancora.
 

L'iguana di Piero Lo Iacono

 
 
Catturammo un’iguana
e la legammo al guinzaglio.
Per nutrirla, allevarla e poi mangiarla.
Lobotomia sottovetro?
Giocammo a fare Dio.
Il Predatore ortopedico.

La poesia più bella del mondo

 
Quando tu sei lontana
qui tutto
sembra vuoto e liscio.
 
Come un bottone senz'asola
una vite senza fine
una lacrima appesa
o un treno in ritardo.
Come un’anima spersa
attendo che torni
come una bussola rotta
una nuvola sola
como un gato sin gata.
 
La Gioconda tu sei
 il gabbiano di Bach
le cinque della sera
il nome della rosa
un flamenco gitano
una moto nel vento
la giacca migliore
Roma di notte
o la bella Madrid.
 
Oppure semplicemente sei
la mia poesia
più bella del mondo.

Diversione Universale

 
Cercami dove l'ombra incontra la notte
senza pudore nè fantasie bigotte,
dove ogni stella ha un suo riflesso,
mite ipnotico contatto tra se stesso.
 
Nel mio corpo mortale tracce d'infinito,
impronte di una divinità di cui è svanito
lo spirito e la sua essenza,
icone d'una misera esistenza.
 
Abbracci di bronzo, carezze di rame
che sono contorno di un cuore d'amianto
che batte...che corre...che ha fame...
 
e mosso dal vento e scosso dal pianto
rifrange e brucia le mie lame,
ferendo del cielo il suo incanto.

Dario del Che in Sicilia / 4

“Capitolo 32/60. Compito per le vacanze”
Dove il Nostro legge, nel dopocena, a genitori e operatori del Locus il seguente testo…

Dunque, immagino che tutti dovete fare i compiti per le vacanze. Di Italiano, sapete che quegli esauriti di prof vi sparano prima o poi il fatidico “Racconta le tue vacanze”… grande fantasia, come al solito… Io l’ho fatto, anticipato,  e me lo sono già tolto.

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