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Quando In Ogni Persona Vedo Te

Quando in ogni persona vedo te
quando ogni cosa mi parla di te
quando ogni evento mi rimanda a te
che vuol dire, cosa sei tu per me?

Quando dentro me non c'è gioia senza te
quando lacrime negli occhi ed un grumo nella pancia
mi ricordano la tua assenza a fianco a me
che vuol dire, cosa sei tu per me?

 
      loripanni               

E le rose di un rosaio

 

E le rose di un rosaio

che videro una ragazza

Eccelsa o quasi

Eccelsa o quasi la mente di colui che non sa.
Che ignora che cosa lo aspetta un giorno lontano si spera.
Ignaro del suo futuro e schiavo del passato,
il passivo in questione
non pone domande e non ottiene risposte.
Credesi illimitato, ahimè, come è doloroso scoprire il limite umano.
Scorgi dalla finestra uccelli
che dominano il cielo e invadono la terra.
E poi ti chiedi dov’era la lealtà di Dio quando ci ha creati,
perché non ci ha fornito di ali?
Ma è il mistero a fungere da ossigeno a colui che ignora.
Eccelsa o quasi la mente di colui che non sa.

Zero

 
L’amore senza amore
è come un corpo senz’anima
involucro attraente
che ha smarrito la sostanza.
 
Ghiaccio arroventato
si scioglie con la calura
guardando in fondo all’occhio
c’è solo vuoto e fuga.
 
Sulle lancette esegue l’ardito ballo
passione senza battito
illude impacchettando
il tondo dello zero.
 
tiziana mignosa
novembre 2009
 
 

Unicorno: la bestia meravigliosa

 
Unicorno sei dal sole nascente
Del cielo sei la stella cadente
Rifletti ogni luce che tocchi
Risplendon di fuoco i tuoi limpidi occhi
 
Unicorno la strada è infinita
C'è un bivio tra la morte e la vita
Del resto non t'importa poi tanto
Vola nel vento il tuo candido manto
 
Unicorno fuggiamo al galoppo
C'è nebbia e tanta gente di troppo
Corriamo verso il fiume cobalto
Stacchiamo i nemici con un grande salto
 
Unicorno leggiadro destriero
Rinasci dal buio più nero
Cavalchi anche l'onda di notte
Conduci i velieri sulle giuste rotte
 
Unicorno portami in sella
Sul mare, una nave o una stella
Più su nei tuoi fantastici mondi
Che sono le porte di nuovi orizzonti
 
 
(canzone)

La porta accanto

mi offri una sigaretta?

[questa voce accanto a me
mi sveglia dal torpore
seduto sulla panchina
di fronte al molo
perso tra i miei pensieri
non mi ero accorto
della sua presenza…]

mi offri una sigaretta?

[giro lo sguardo
ed un vecchio seduto
a me accanto mi fissa
con sguardo interrogativo
e’ un attimo, mi pare
di conoscerlo, anzi
ne sono sicuro]

non fumo…più

[rispondo fissandolo in viso
e mentre conto le sue rughe
mi convinco sempre di più
che è a me molto vicino
che mi somiglia
in qualche angolo della vita
ci siamo già incontrati]

peccato, riprende il vecchio,
e’ la sera giusta per una sigaretta

[così dicendo si accosta a me
più vicino, più vicino…
un dolore lancinante al petto
chiudo gli occhi per un attimo
un grido mi esce di bocca
mentre lacrime rigano
le gote e la vista si annebbia]

dove sei? ma soprattutto chi sei?

[ora il respiro è più calmo
il dolore è scomparso
solo il battito del cuore
è accelerato, raddoppiato
una strana sensazione
di angoscia mista a piacere
mi attraversa, mentre la voce… ]

come, non ti riconosci?
abito nel tuo cuore, la porta accanto…

Alle medie

Intriso d’inchiostro nero
quel pennino a guglia
lo misi in bocca
col mio pensiero fisso
di scriver a te di te
che non mi davi ascolto.
Amaro fiele acidulo
sulle labbra e la lingua
il colore si sparse tutto
ai miei singulti e versi
ti prese il riso laddove
sempre avevi duro il muso.
Seppur da buffo
avevo aperto l’uscio
e mentre verso il bagno
me ne andavo fiero
rimuginavo in cuor
l’ho trafitta invero.

Uguale come allora

Se è vero com’è vero
che io a te ancora
darei la vita intera,
la metterei nelle tue mani
come allora.

Confesso che ugualmente
io ripercorrerei
passo dopo passo
quel che vivo ancora
uguale come allora
il sogno rivivrei
come un gatto
sopra un tetto.

Che se “el catalan”
lì non fosse più,
lo riedificherei uguale
a mani nude
in quella via,
la stessa via di allora,
uguale salirei
le scale sue di legno
lì fino al terzo piano,
nel cuore della notte
ti amerei ancora
come allora...

Poi, dopo... 
scriverei una poesia
che ricomincerei
così:
Se è vero com’è vero
che io a te ancora
darei la vita intera,
la metterei nelle tue mani
come allora…

Periferie della vita

Laggiù dove la città non riesce ad essere e le strutture, i cantieri si alternano come in una enorme discarica spaziale, buttati più che innalzati, finiti e no a tratti. Con strade appena stese e già bordate di rifiuti antropici: dai balocchi rotti agli elettrodomestici e altro fuori uso, giù da cementi sopraelevati, sinuosi, di progetti futuribili, abortiti o irrisolti ancora: c’è una convivenza multipla. Di giorno tra fumi, rumorosi clangori metallici e scarichi di macchine movimentanti merci e risulte, via vai di fantasmi in tuta, indaffarati ma indifferenti, sino al tramonto del sole, che non recede per l’abbassarsi giornaliero all’orizzonte ma, annebbiato da polveri dense. Le parlate che si scambiano, in locuzioni stranamente amicali o di necessità lavorative, nascono e vengono “dall’Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno” , s’intrecciano e, tuttavia, da necessità mentalmente tradotte, coniugate, adattate, raggiungono lo scopo di essere loro comprensibili.

Una monta.

 
 
Si raccontava
sui banchi a sbalzo
con le timbriche dei pennini scivolanti
concetti espressi a polvere di parole
nell’ironia del riso fraudolento
quei ritagli
che le bionde concedevano ai bruni giovanotti
sulla tolda del peccato.
 
Per tutte le curve a gomito
del fiato di Chet
il suo ottone ripreso negli acuti
quelle stridule note che sgommavano i soffitti
ricadendo occhi sui ventagli delle gonne
nello sfregarsi implume di due pubi sfrigolanti
come a dire del sesso esposto
e intanto parco di clamore
per i ruvidi manovali di toilette.
 
Le bionde alle intraprese decadute
davano in cambio un senso di conquista
che nemmeno avremmo immaginato
tremando equi per il fratello e la passione.
 
Così nascemmo in protesta
quando già la protesta era solo
una monta.

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