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ancora delle follie

Non mi lascerete
in questa pelle
in mezzo a luci di conchiglia
a girare su profili di cielo,
con un silenzio da schiantare
nelle astuzie della polvere.
Toglietemi la vostra giacca
d'incenso,
il furore assurdo,
l' intreccio di logiche assenti.
E' covo di lampioni
e di tendini sacri
il grigio che sale in labirinto
agli occhi.
Dal nulla una formica
di sangue
parla al cemento robusto
della mia mente.
Ancora delle follie
a fecondare saliva
e l'urlo della sorte.
Quando il corpo si stacca
dalla sua sabbia
la mia natura si sgretola
e la ragione m'ignora.

gente

Gente che viene
e ti conta per via
Gente …
Urla la gente
Tra le mani
nasconde
la vita
nel petto
trasporta
pezzi di cuore
la gente …
di notte brucia
falò di sogni

L'autunno in fine

albero nero poche foglie
 
L’autunno
quest’oggi
esala un odore
di pioggia, dolce e lieve.
Un denso grigio
smarrimento macchia di una livida
luce di crepuscolo il mio giardino,
lembi fantasmi di nebbia infettano
le mura
 in cui finestre semichiuse
e vuote
 guardano in basso
digiune
di un sorriso.
Spogliato
 il vecchio grande
noce slancia l’unico grosso ramo
verso l’alto
 come un sospiro d’odio
disperato.
 L’autunno che resiste
ancora
ha stemperato l’opulento
splendore nell’alito desolato
dell’inverno
 quando sommesso arriva
e già mantiene la squallida fredda
promessa dei mesi a venire.
E mentre
trasformo forme chimeriche in versi
vibranti di parole che scheggiano
la trasparenza della noia
 la pioggia
affogata dalla sera buia
 a pochi
lunghi serici fili si riduce.

amore amaro

aspro amore
prosciugherà la psiche
dal sentimento

Caro Gesù Bambino

Caro Gesù Bambino
dammi la tua santa mano
poggiala qui vicino
rendi il mio cuore sano
 
riaccendi in me la luce
che sciolga questo gelo
ridonami la pace
avvolta dentro un velo
 
cancella dalla mente
tormentosi i  pensieri
io vorrei solamente
tornare ancora a ieri
 
quando era  sano il cuore
sconosceva ferita
quando c’era l’amore
e tutto era in salita
 
Con le piccole dita
scivola  nella mente
regalami la vita
un poco solamente
 
Vorrei volare ancora
su nuvole di sogni
soltanto per un ora
dimenticar gli affanni
 
per portare nel cuore
anche solo un ricordo
indelebile fiore
melodia di un accordo
 
ascolta questa voce
ti supplica ogni sera
quando la notte tace
e l’anima è sincera.

Sulle strade

Le scarpe mai state lustre
le stringhe allacciate, il caffè
era bollente, grazie
là fuori ancor più buio
 
continuate a chiamarlo tempio
questo azzurro, che pulsa
sulle strade

Luci dal buio del tempo

Erano le sole luci degli abeti
a creare ombre travestite di sole
che misteriose passavano tra le case assorte,
e le cadenti dimore, nicchie di anime, testimoni
di vite esplose, frullano ali di ricordi
che brecciavano il tempo. Solo i passi lenti
che dal passato calcano, rompono il segreto soffuso in noi,
spento là, dove il suono del logoro sibilar di serpe
reca pronto il danno causato. Gli ori spengono
i bagliori allo scuro divelto, chiudendo gli occhi,
rimarranno solo i resti sfatti rasi al suolo di noi.
Non sogni o desideri, non risa o pianti, non fasti.
Ricordi di parole e piccole gioie tramandate
il sole scalderà ancora i giovani cuori a Natale,
ed i vomeri nella terra daranno luce alle nostre radici.

Auguri virtuali

Gonfi di sapere
e appesantiti
di inutili cose
nessuno più saluta,
stringendosi la mano.

Dov'è la gioia
dell'abbraccio sincero ?

E poi,
nell'apparenza
del quotidiano buonismo,
interminabili
auguri virtuali
di un Natale sul web.

E tra le roccaforti
del nostro dire
creiamo barriere
di schermi al plasma.

Invece di soffiare
insieme
sulla vela
dell'Unica Nave
per i viandanti
di questa terra.

Fabio Cogolato

La pioggia

 

Mi offro nudo per la gioia
dell’anima e della pelle
sotto la pioggia che sa di lasciarmi addosso
la parte di cielo che non posso toccare .
Nella stanza del mondo
a pochi sfugge la freschezza
delle sue gocce
ma molti si bagnano la lingua
assetati nei pozzi fangosi.
Di tanta pioggia
molta
senza perdono e spietata
giunge al mare neppure toccata!

Genova addio

Come sei bella stamani Genova,
qui a Santa Chiara.
Cielo chiaro e terso
e mare infinito davanti a me
che mi stringe il cuore e che abbasso gli occhi
per non consumarti
per gli occhi di altri dopo me
ad ammirarti.
 
Sono con te 
carezzata dall’onde
son venuto stamani qui
a salutarti.
Si vado via, amore mio
e di così, più bella, non potevo trovarti mai.
 
Lascio molto.
Tristi pensieri a volte
uno tra i pochi che torna costante,
nodo nella mia triste gola: mio padre.
Quell’ultimo suo viaggio sopra l’ambulanza bianca
da qui all’eternità
che mi chiedeva di aiutarlo a sollevarsi…
“che voglio vedere il mare”.
 
Oppure felici:
gli occhi di Nadia che avevamo vent’anni
oppure Isabel
che ne avevo quaranta, ormai;
come passa il tempo…
Ti lascio stamani fin dove porta questa vita mia
che mai si ferma.
Tu sarai sempre qui… Vero?
Si... Tu ci sarai.
 
Lasciami adesso il tuo suono a memoria
che io porti con me, sempre e ovunque
risacca di mare, carezza del cuore.
Lasciati scrivere ora
così come faccio
quest’istante che resta.
Che possa toccarti ora
come volto il cieco tocca.
Che possa restarmi impresso il tuo viso al tatto
tra le dita delle mani mie.
 
Che tu sempre
sia uguale al mio ritorno
o che almeno,
sempre “tu sia”.

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